Di Stefano Capone
Il mio pinneggiare ansimante da Poseidone di provincia nelle acque domenicali e limpide di punta Penna a Vasto ha un epilogo consueto e gratificante: lo spaghetto con le vongole del lunedì sera.
Ed anche quest’ultima domenica di giugno mi ha concesso la possibilità di perpetuare un rito gastronomico ancestrale e da sempre uguale a se stesso.
Primo indispensabile passo lo spurgo: immersione dei molluschi in acqua e sale con frequenti sostituzioni del liquido più volte al giorno. La presenza di sabbia sarebbe un errore imperdonabile per i palati che attendono al varco.
Poi la pasta. Procurarsi quella giusta. Spaghetti di Gragnano, ruvidi, robusti e nervosi per intrappolare i sapidi e delicati umori dei piccoli bivalvi.
Vietate scivolose linguine.
Il vino c’è. Sempre pronto.
Tutto secondo canovaccio. Salto la pasta tra le vongole fumanti. Profumo sottile di aglio, prezzemolo e mare. I commensali già a tavola, pronti a punire ogni passo falso.
Un pinot grigio veneto di apertura, morbidezza giusta e profumi delicati durato il tempo di impiattare.
Ad accompagnare la forchetta, falanghina e biancolella dalle pendici impervie della costa di Furore. Un corpo a corpo meraviglioso tra la profumata acidità del bianco campano ed la dolce sapidità marina degli spaghetti nel loro pastoso amido.
Tutto aderente al rito, al piatto ed alla stagione. Fin qui.
Fino a quando, finita la cena, l’evoluzione ordinaria delle cose avrebbe voluto un bel giro di fresco passito di pantelleria o nel peggiore dei casi un limoncello freddo delle stesse rocce della biancolella di cui prima.
Ma l’occhio attento dei presenti cade su una scatola verde, impercettibilmente decorata, che, ahimè, non ho occultato con cura alla vista dei passanti.
Tremino pure i guru degli abbinamenti: dalla Jamaica ai bicchieri della nostra serata estiva il Rhum agricole Sugar Estates Jamaica 1949 bottiglia n°588, acquistato in quello scrigno che è la Torrefazione Penazzi di Ferrara.
Distillato dalla storica distilleria Monymusk nel 1995 ed imbottigliato nel 2007 in Scozia dopo un saggio invecchiamento in botti di rovere temperate da precedenti nobili maturazioni.
Una bottiglia ed una etichetta sobrie ci ricordano il millesimo e la distillazione di questo rhum con l’antico metodo discontinuo del pot still nei tradizionali bollitori di rame.
La fermentazione di una preziosa miscela in vecchio stile jamaicano di melassa e succo puro di canna da zucchero e il letargo dorato tra le brumose colline di Edimburgo, consentono ad un manipolo di intrigati commensali in infradito di godere di un rhum dal colore di un oro scarico sincero e brillante che appena avvicinato alle nostre narici non pronte si presenta con elegantissime essenze di zucchero, miele e fiori.
Caldo ma non prepotente con i suoi 46°, anche al palato sorprende per la sua gentilezza e i suoi aromi durevoli e sempre nuovi che mi ricordano, tra l’altro, i fichi con la mandorla e le carrube masticate nella mia adolescenza pugliese.
Assoluto protagonista della cena.
Le vongole avranno un’altra occasione.
Strane storie di vongole e rhum
Stefano Capone
Come si fa’ a trovare “fortune” del genere???
Spiegazioni please!!
Il prezzo però non oso chiederlo…
Ciao,
come indicato nel pezzo ho trovato questa bella bottiglia nella Torrefazione Penazzi di Ferrara.
L’ho comprata qualche anno fa e quindi credo che i prezzi siano cambiati. Posso dirti che in Italia è importato dalla Moon Import e che su vari siti di e-commerce si aggira tra i 70 e gli 80 euro.
Stefano
A Firenze e dintorni, c’è qualcuno che può averlo??
Grazie