Spaghetto allo scoglio
Mito o realtà?
Credo nelle vite passate.
Decisamente meno in quelle future.
E credo che non siamo stati necessariamente, nelle nostre precedenti esistenze, nobili e coraggiosi cavalieri o diafane o boccolose dame di corte.
Ritengo possibile aver vissuto anche in forma di animale.
Non per forza maestose aquile o sfuggenti pantere.
Nella fattispecie credo di avere un dignitosissimo passato da otaria.
Me ne convinco sempre più ogni estate o meglio quando il mare mi consente di strizzarmi in una muta e di passare ore e ore sotto il pelo dell’acqua.
Mi sento a mio agio.
Fluttuo.
Pesantemente, ma fluttuo.
Mi piace vedere quello che succede lì sotto.
In silenzio.
Di qua e di là.
Intimamente otaria, con tanto di pinne e maschera.
E in questo riposante silenzio lo sguardo rimbalza sui fondali animati del medio adriatico e e si insinua curioso tra gli anfratti multiformi dei morbidi scogli della costa dei trabocchi.
Ed è una scoperta continua lo scoglio.
Bizzarro condominio di creature marine.
Apparentemente sempre simile a sé stesso ma invece fortemente mutevole a seconda della distanza dalla riva, della profondità dell’acqua e della sua temperatura.
Distese di cozze nere e lucide tra sinuose poseidonie.
Favolli occhieggianti e polpi sospettosi.
Murici sornioni e ostriche eleganti.
Delicatissimi ricci di mare e semisconosciute Arca Noae (piedi di capra).
Trasparentissimi piccoli gamberetti e aromatici limoni di mare.
Un pullulare di occhiate e perchie, simpatiche bavose e ispidi scorfani scorrazzano tra le alghe.
Ai piedi della roccia una coppia di seppie velocissime si insegue e si posa.
E di fronte a questa brulicante varietà, il mio pensiero sottomarino si corruccia rammentando come le vive rocce subacquee diventino, in moltissimi ristoranti, pretesto per uno dei più inquietanti piatti della cucina di mare: il famigerato spaghetto allo scoglio
Un piatto che vuol dire tutto e niente
Nessuna regola.
Niente certezze.
Un salto nel buio.
Nessuna via di fuga rassicurante per avventori poco avvezzi alla cucina di mare.
Ricettacolo di ingredienti mai avvistati durante le mie scorribande tra gli scogli.
E sì, facciamocene una ragione: lo scampo, vero e proprio status symbol del piatto in questione, non frequenta spesso le rocce.
Neanche la vongola.
Non vorrei ferirvi, ma neanche la canocchia.
Ma poco male quando nel nostro spaghetto allo scoglio troviamo freschi abitanti dei fondali sabbiosi e fangosi: dovrebbe semplicemente avere un altro nome.
Il problema vero è che il piatto di cui stiamo parlando è spesso un pretesto per creare accozzaglie di atlantici mix congelati che nulla hanno a che fare con i nostri mari.
Accanto all’onnipresente e scenografica cozza, rigorosamente di allevamento, ho visto proporre scogli abitati da surimi e gamberetti sgusciati in salamoia, da rotondissimi anelli di totano e minuscole vongolette senza valve appena pescate da un barattolo.
In questa terra senza legge ho visto recentemente cadere sotto la scure dello spaghetto allo scoglio anche un bravo chef che, in un’improbabile deriva minimalista, mi ha servito una desolante forchettata di pasta brodosa in cui una cozza e una canocchia si interrogavano solitarie e perplesse sul loro essere lì in quel momento.
Eppure lo scoglio è lì, appena sotto l’acqua, immobile e vivo, brulicante e raggiungibile.
Pronto a diventare un piatto di spaghetti gaudente e ricco, saporito e succulento.
Per ora, però, preferisco continuare a vederlo dalla prospettiva dell’otaria…
Continuo a fluttuare…
Pesantemente, ma fluttuo.
Spaghetto allo Scoglio
Stefano Capone
Mi chiedo – ma esiste ancora gente che mangia gli spaghetti allo scoglio?
Da quando è mondo, lo spaghetto allo scoglio, spesso è solo un ricettacolo di avanzi, specialmente in estate, e specialmente in certi “ristorantini romantici in riva al mare”
Ha senso tutto ciò?
Finalmente qualcuno che si è preso la briga di sfatare questo mito della cucina nostrana che è il famigerato spaghetto allo scoglio!!!
Perdonatemi se mi aggiungo al coro di critiche verso questo piatto.
Ho 54 anni, e mangio pesce da almeno 50.
Vivo in un paese a due passi dal mare in Toscana.
Con il pesce tutta la mia famiglia ha molta dimestichezza, e lo si mangia sempre volentieri.
Purtroppo, e per mia esperienza, tutti o quasi gli spagetti allo scoglio mangiati al ristorante hanno qualcosa che non va.
Anche per me sono un ricettacolo di avanzi.
La soluzione più semplice per non farmi avvelenare, è di andare dal Gino, il mio pescatore-pescivendolo con tanto di barchetta a motore, scegliere quello che ci voglio dentro, e farmelo in casa.
Triste, ma vero.
La maggior parte dei vari spaghetti allo scoglio, che poi magari sono anche saporiti, vengono fatti con due precise fonti di reperimento della materia prima.
1 – avanzi di altri piatti
2 – buste surgelate e simili
Dico questo con cognizione di causa, grazie.
Purtroppo, causa ferie “in economia” in una pensione a molte poche stelle della costiera romagnola, la mia è stata l’estate degli spaghetti allo scoglio.
Già quassù gli scogli sono solo quelli artificiali per salvaguardare la spiaggia.
Aggiungeteci pure che il supersimpatico baffone gestore della pensione un giorno sì, e l’altro pure ci propinava spaghetti (a volte scotti) allo scoglio al sentore di ammoniaca da scongelamento di fretta e altre robe mai viste… ed ecco che per un bel poco di tempo non mangerò più gli spaghetti allo scoglio, almeno non nelle pensioni tutto compreso…
Piatto troppo spesso da rischio “sola”.
Lo spaghetto allo scoglio sin dalla notte dei tempi è il vero ricettacolo di quel che torna indietro in cucina, e permettetemi il dettaglio niente affatto ininfluente, anche della saliva di chi ha lasciato smezzati il contenuto di piatti precedenti.
Perchè poi ancora sia presente con questo nome in tanti menù di ristoranti è un mistero misericordioso.
Io non l prendo mai…
Che lo spaghetto allo 0 scoglio sia una sorta di piatto anarchico non ci piove.
La cucina, specialmente quella di mare è una scienza molto elastica e campanilistica.
Detto questo, lo spaghetto allo scoglio dipende da chi lo fa.
Purtroppo è anche vero che per tanti ristoratori disonesti, lo spaghetto allo scoglio è l’ancora di salvezza per riciclare di tutto, molto spesso senza vergogna.
Ma si!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Diciamocela tutta e senza giri di paroloni inutili.
Gli spagetti allo scoglio, spesso e volentieri sono davvero il ricettacolo degli avanzi di cucina, altro che roba!
Un modo economico per riciclare avanzi, o per smammare e dare dignità a pesci, crstacei e molluschi sul viale del tramonto del gusto e della data di scadenza.
Pochi ristoranti li fano bene.
Nel dubbio, io li evito come la peste.
Perdonatemi il pessimismo, ma per mia personale esperienza devo dire che fatto salvo qualche ristorante che da sempre fa le cose per benino, una gran parte dei vari spaghetti allo scoglio fanno quasi sempre schifo.
Davvero un ricettacolo di avanzi…
Sono rimaste delle seppie ripiene smezzate?
Ripulite e taglaite finiscono nello spaghetto allo scoglio.
Qualche gamberetto è avanzato dall’antipasto?
Anche lui finisce nello spaghetto allo scoglio.
Povera Italia, poveri nostri stomaci…
Eppure sarebbe tanto semplice preparare un vero spaghetto allo scoglio: Murici, cozze, ricci e polpi. Anche i gamberetti ci stanno bene visto che bazzicano gli scogli. Per come la vedo io solo olio, aglio e prezzemolo. No pomodorini! Quelle elencate sono le creature che io ho visto tra gli scogli in piu di 20 di pesca in apnea (ritirato ma mai pentito).
AH AH AH AH AH AH AH AHHHHHHHH …….