Sabato del mercato

Il sabato del mercato

Questo di sette è il più gradito giorno…

Di Stefano Capone,                    

Dubito fortemente che la donzelletta venisse dalla campagna in sul calar del sole.

E sono altrettanto perplesso circa il fatto che recasse in mano un mazzolin di rose e viole … onde siccome suole.

Signori, era sabato!

E da che mondo è mondo il sabato è il sabato del mercato!

Mi viene da pensare quindi che la donzelletta tornasse proprio da lì, di buon mattino, recando in mano un bel cestin di cavolfiori e uova.

Non scomodo ulteriormente il poeta, che devo dire però ci ha tratto un po’ in inganno…

Un rito.

Quasi ogni sabato rientro tronfio e curioso dalla mia incursione mattutina settimanale tra i banchi colorati del mercato cittadino.

Tra le mani il bottino.

Numerose e pesanti le buste che lascio andare sul tappeto appena varcata la soglia di casa.

Un attimo per riprendermi dalle fatiche del trasporto: è bello guardare ciò che ho sparso sul pavimento.

Un’illuminazione.

Un’ispirazione.

Il tappeto diventa improvvisamente la mia tela.

E io, Arcimboldo di paese.

E ogni volta la sensazione di aver dipinto perfettamente la stagione.

Questo è il mercato.

sabato del mercato inverno

Disordinato convivio di bancarelle colorate.

Contadini.

Macellai.

Casari.

Salumieri.

Furfanti e gourmet.

Urla e chiacchiere.

Confusione e sensi.

Redenzione dalla insipida monotonia delle corsie da supermercato.

Io ho le mie tecniche di sopravvivenza.

Arrivo sornione, sguardo indagatore ma puntato più o meno verso l’infinito, stile cameriere.

Incrociare subito lo sguardo di un venditore urlante sarebbe la fine.

Non ho ancora sufficienti strumenti di trattativa.

Giro d’ispezione capillare e certosino. Anche più di uno.

Ho i miei punti fermi per ogni settore, ma ogni tanto può spuntare l’outsider.

Finito il tour ho le idee più chiare. Più chiari gli obiettivi.

Si inizia con la verdura.

Mi piace la verdura sparsa sui bancali, toccarla.

Sceglierla.

Sì, non siamo in gioielleria.

I frutti della terra si toccano per capirli.

Il mercato ci fa afferrare le sfumature delle stagioni: come in questo momento, di fronte alla malinconica e straziante uscita di scena delle cime di rapa, che cedono man mano il posto a sempre più gagliardi carciofi.

È il momento di passare alla tecnica del ” … un po’..”

Crea dipendenza.

”… un po’ di erbe miste di campo, grazie!”

”… un po’ di insalata tenera, grazie!”

”… un po’ di cicoria buona, mi raccomando!”

Ma ditemi voi se potete chiedere “un po’ “ di qualcosa in un supermercato e ricevere esattamente la quantità che desiderate.

Solo al mercato si può… e solo il sabato: il sabato del mercato.

In un concetto assolutamente relativo di calcolo del peso, con pollice e stadera, e del prezzo comunque sempre conveniente per la qualità ricevuta… ovviamente se si ha un po’ di occhio ed esperienza.

sabato del mercato estate

E poi via, tra il chiacchiericcio allegro e la folla contrattante, verso la zona latticini.

Banchi candidissimi e il casaro in parannanza.

Mozzarelle, ricotte, trecce, stracciate.

Odore di latte.

Odore animale.

Un caciocavallo stagionatissimo mi fa l’occhietto da un angolo: “ … ma com’è, è buono?”.

Non servono parole.

Il mastro mi guarda e affonda la lama affilata nella carne viva del cacio e me ne porge una scaglia: ” assaggia…”.

La mia emozione è palpabile.

” Un chilo… dalla parte della testa…

Adoro la testina del caciocavallo…

Le mani iniziano a riempirsi di buste, ma non posso andare via senza il baccalà.

Come si fa.

L’odore acre del sale e del pesce mi inebria confuso tra tutti i profumi del mercato.

La sapienza del venditore si fa mannaia mentre trancia con gesti rapidi e perfetti la forma di merluzzo salato che sarà mia premura curare in un ammollo amorevole.

sabato del mercato la vucciriaE le buste aumentano a solcarmi le dita, tra una ventricina nascosta sotto il banco del salumiere di fiducia e le acciughe salate strappate alla loro alcova di latta.

Un canuto dispensiere di legumi secchi, seduto come un re tra i suoi sacchi di juta rigonfi, mi ricorda che il purè di fave con la cicoria è cosa divina.

Le mani sono piene e dolenti…

Mi spiace sempre un po’ andare via.

Resta comunque un sottile e gratificante senso di appartenenza salutando il mercato.

Dove la gente ciarla serena scivolando tra l’italiano e il dialetto al pensiero “del dì di festa” e dove i colori diventano odori e gli odori prendono le forme reali di terra e mare, di latte e di grano.

È il sabato del mercato…

Link musicale:

Gianmaria Testa “Al mercato di Porta Palazzo”

8 commenti su “Sabato del mercato”

  1. Si, tutto vero e molto ben esposto…
    Anche a costo di ripetere un luogo comune da programma televisivo mattutino da massaie annoiate, però bisogna davvero tornare in massa a far la spesa nei mercati!!!!!!!!!

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  2. Il mercato del sabato: un piacere che con i nuovi orari di lavoro mi hanno quasi fatto dimenticare…
    Una volta al mese se mi va bene… uffa!!!!
    I miei sabati sono quasi tutti lavorativi ormai… 🙁 🙁

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  3. Da Palermitano DOC il sabato non posso esimermi dal fare un salto al mercato del capo…
    Anche io, come tanti miei concittadini sono “un tipo da mercato”, specialmente il sabato.
    Nell’articolo comunque! ☺

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  4. Complimenti al signor Capone per l’intenso e a tratti poetico articolo.
    Io ho un briciolo di invidia per chi riesce a frequentare i mercati, purtroppo causa lavoro anche il sabato sono impegnato, e così anche io vittima della pessima organizzazione del mondo lavorativo nostrano, con mestizia rinuncio ai mercati, e la domenica mio malgrado faccio la spesa quasi settimanale al centro commerciale.

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  5. Non c’è partita tra mercati e supermercati, io adoro i mercati rionali o di paese che siano.
    Magari qualche furbetto al mercato ti rifila pure la frutta “toccata”, o qualche altro piccolo bidone.
    Ma… se si frequentano i mercati, ci si fidelizza, e vedi che roba!!!

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  6. Sui mercati e la loro attrattiva si sono spesi fiumi d’inchiostro.
    La verità è che bisognerebbe frequentarli molto di più, ma anche per il rapporto umano con i venditori…

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  7. Tra un mercato e un supermercato c’è un abbisso.
    L’abbisso è tutto concentrato in due cose.
    La prima è la possibilità di chiedere (solo) un pizzico di qualcosa…
    La seconda è il rapporto umano, quando va bene l’addetto alla pesa dei vegetali (per il supermercati dove non è “fai da te”) se va bene risponde al tuo grazie con un grugnito… a un banco del mercato magari ti appiopperanno cose che non volevi, ma almeno sono esseri umani, non bilancie automatiche.

    Poi scusatemi, al mercato il prezzemolo e altre erbette da aroma le regalano, al supermercato no!
    Magari 20 centesimi, ma si pagano, e infine al mercato mica c’è tutta quella abbondanza di plastica, una o più sporte bastano per tutti…
    Non centomila involucri

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  8. Perfettamente d’accordo, i mercati sono splendidi luoghi, salviamoli dal declino!
    Nei mercati c’è tanta vita.
    Ma… con i ritmi forsennati che spesso il lavoro impone, anche di sabato si è spesso in azione (almeno io…) così a malincuore si va al supermercato cercando il meno peggio quando c’è un ritaglio di tempo.
    Fortunato è lei signor Capone, che riesce a frequentare il mercato della sua città (non so quale), io purtroppo ci riesco poco e mia moglie pure, e la invidio un po, ma almeno in pausa caffè mi diverto a legggere belle cose (come questa) su Internet!

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