Partigiani a tavola
di Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini
Storie di cibo resistente e ricette di libertà
Di Stefano Capone
Le cose della vita assumono contorni differenti secondo le prospettive da cui le guardiamo e i filtri attraverso i quali le valutiamo e raccontiamo.
Il cibo è una cosa della vita. Partigiani a tavola
Nella nostra, legittima, gastrodelirante ricerca della piacevolezza nel nutrirsi, negli arditi dibattiti dialettici sull’arte della forchetta e l’intransigente ricerca del boccone o del calice perfetti, probabilmente ci sfugge, o diamo per scontato, che l’atto di bere e mangiare è quanto di più intimamente e indissolubilmente legato all’idea stessa di esistenza.
In termini sì di piacere, ma sopra ogni cosa di bisogno essenziale e imprescindibile.
Viscerale veicolo di sofferenza e sollievo.
Primario obiettivo degli umani ingegni.
Complemento necessario a tutte le cose della vita.
E la guerra, nostro malgrado, è una cosa della vita.
Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini ci raccontano proprio questo nel loro Partigiani a tavola – Storie di cibo resistente e ricette di libertà.
L’intreccio fatale tra la ricerca del cibo e della libertà negli anni italiani della resistenza dal 1943 in avanti.
La resistenza dal punto di vista della tavola che diventa termometro e specchio della lotta stessa.
Come dice Vinicio Capossela nella breve ma significativa introduzione … “Fare una storia della resistenza attraverso il cibo è entrare nel vivo dell’esistere”.
Il libro è pregno, denso, ricco di richiami bibliografici a testimoniare una ricerca puntuale e profonda che fa di Partigiani a tavola un vero e proprio saggio su un argomento spesso anestetizzato da punti di vista troppo lontani dalla concretezza degli eventi.
La lettura è agile, grazie ad una scrittura attenta all’ottica da cui vengono narrate le storie: quella tangibile e reale della ricerca del cibo. Partigiani a tavola
Attraverso una serie di episodi, di moltissime testimonianze e di richiami letterari importanti come Fenoglio, Calvino e Vittorini, le autrici ci consegnano l’idea del cibo condiviso nei momenti di liberazione, della privazione e della ricerca, del cibo come arma e fonte di ricatto, della cucina nei covi in montagna, del ruolo femminile nella gestione militare delle dispense partigiane, della crescita dell’idea di comunione attorno alle tavole resistenti.
”… è infatti la dimensione della quotidianità ad essere più difficile da cogliere rispetto agli eventi bellici: l’urgenza di recuperare il cibo, l’abilità nel cucinarsi in assenza di tutto, la flessibilità cognitiva e l’apertura mentale di chi, per la prima volta, si è avvicinato a un fuoco o a un fornello.” Partigiani a tavola
La pastasciutta con burro e formaggio distribuita a tutto il paese di Campegine dai Fratelli Cervi all’indomani della caduta del regime in una sovrapposizione gioiosa di pasta e libertà carica di aspettative.
Le donne della resistenza come Teresa Noce che sfida la prigionia nel lager di Ravensbruck anche sollevando l’animo nel sognare le lasagne emiliane che alla sua liberazione saranno nutrimento per più di trentamila figli della guerra.
Il desiderio di riconquistare la lentezza del pasto, che il partigiano ha sempre consumato in fretta e timore ” … con l’ossessione di essere scovati ”.
Il burro di Agata Pallai, staffetta partigiana, nascondiglio astuto di rivoltelle e documenti importanti. Partigiani a tavola
Passando così attraverso il caffè di cicoria, la vegetina e i pani di riso e marmo.
La vita di un partigiano scambiata per cinque chili di sale. Partigiani a tavola
La disillusione gastronomica della liberazione che, al netto dell’entusiasmo per le sigarette, le gomme da masticare e il cioccolato lascia ”… il logorante impegno a sopravvivere, a combattere la fame spasmodica che ormai sembra – lei sì – imbattibile…”
Tante altre storie dalla penna importante di Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini in un lavoro realmente utile alla conoscenza delle dinamiche della Resistenza … ovviamente restando ben saldi dalla parte giusta. Partigiani a tavola
Si parla di cibo in questo libro e in un finale condito di giusta ironia una raccolta di ricette, le ricette di libertà, vere e verosimili che ispirarono gli spadellatori partigiani utilizzando quello che c’era nella maniera più efficace.
E i nomi delle ricette anch’essi veri o verosimili (Tortelli della pancia piena, risotto per non pensare, stinco degli arruolati…) raccontano storie e con vena dissacrante aiutano a comprendere ancora meglio l’anima importante di questo libro.
Partigiani a tavola
Partigiani a tavola
Storie di cibo resistente e ricette di libertà
Lorena Carrara, Elisabetta Salvini
Fausto Lupetti editore
Bologna 2015
http://www.faustolupettieditore.it
Stefano Capone
Niente di nuovo sotto il sole.
Un libro su un momento della nostra storia da dimenticare.
La solita tirata retorica per i partigiani, quanto erano bravi etc etc questa volta in salsa alimentare…
Ma se quelli razziavano ogni casa dove passavano, non raccontiamo fesserie antistoriche.
Per Felice.
ma è possibile che nel 2016 c’è ancora chi come in un riflesso condizionato alla sola parola partigiani deve gettare fango?
Felice, ma lei ha letto il libro?
Poi, visto che lei di sicuro sarà un tifoso della “par condicio”, perchè non mi scrive le stesse reazioni recensendo
“LA TAVOLA AI TEMPI DEL FASCISMO
TRA RIVOLUZIONE E SOGNI BORGHESI, LE SANZIONI E LA GUERRA ???
Parlare di un libro senza averlo letto, oppure al massimo spulciando il risvolto di copertina, mah
Parlare male solo per riflesso condizionato.
Parlare a vanvera insomma…
Signor Felice, ma perchè non se lo legge?
Non bisogna essere dei paragnosti per capire che lei non lo ha letto affatto, e penso, che ben si guarderebbe dal farlo…
Riflesso condizionato, proprio giusto quello che ha scritto Michele
Che brutti tempi.
Mi aggrego e condivido i commenti di Oscar e Michele.
Io il libro l’ho letto, mi è piaciuto, e non vedo motivo di astio o il cercare di politicizzare quel che politico non è.
Bello, e intressante il ibro, l’ho letto tutto di un fiato.
In tempi diversi, lo avrei visto come ottimo libro di lettura a scuola.
Però, ora, e da qualche anno a questa parte, parlare di partigiani sembra quasi proibito.
Libro magnifico.
Uno spaccato di un periodo della nostra storia anche attraverso quello che c’era, e più spesso non c’era nelle pentole e negli stomaci.
Bella la recensione, esaustiva.