”Cin Cin – Bere troppo fa male. Non bere per niente a volte fa peggio” di Enrico Vaime.
Di Stefano Capone
La ricerca e la difesa del buon bere mi hanno reso un po’ novello carbonaro.
Inermi bottiglie di vino mi sopportano da tempo mentre, seduto tra i banchi delle enoteche o in qualche amichevole convivio, mi ritrovo a discutere dell’eterna lotta tra i progressisti lieviti spontanei ed i reazionari saccaromiceti selezionati.
A rivendicare il diritto alla macerazione infinita dei bianchi trebbiani.
A disquisire, sdegnato dell’altrui sdegno, sull’opportunità di ritrovare, in una bottiglia appena stappata, i flavour indiscreti ma sorprendenti di una ossidazione inaspettata.
A sventolare fiero l’antica bandiera dell’acidità volatile.
A predicare dubbioso sulla statura enologica di Giacomo Tachis o Emile Peynaud.
A dubitare dell’enologia.
Ad esaltare l’antica sapienza georgiana delle anfore interrate, rimedio ancestrale contro ”i sentori di spezie e tabacco” delle barriques di primo passaggio.
A sospettare dei vitigni e del loro piede se non è franco.
A misurare la fatica dei vignaioli se la vigna non è impervia.
A sospirare di sollievo per una bella velatura nel liquido di Bacco, rassicurante testimone dell’assenza di ogni filtraggio.
A provare terrore per l’assenza del terroir.
A perorare la causa del tappo a corona per i vini spumanti al prezzo estremo della rinuncia al botto di capodanno.
Una lotta. C’è tensione.
E la bottiglia di turno è ancora lì.
Ferma, vitrea, muto e paziente contraltare alle mie invettive o alle mie apologie.
La guardo. Sembra dirmi: ”Basta. Bevi… e zitto!”… semplicemente.
Effettivamente borgognone e sciampagnotte meriterebbero un po’ più ironia mentre mi regalano generose e silenti il loro nettare.
Solo una buona lettura può stemperare questo pathos mazziniano.
Spunta sul mio comodino questo sottile concentrato di sarcasmo ed ironia che è ”Cin Cin – Bere troppo fa male. Non bere per niente a volte fa peggio” di Enrico Vaime.
Chi conosce Vaime sa come abbia saputo spesso salvare dalla mediocrità becera certa televisione e radio popolare con un tocco elegante di umorismo e intelligenza, pescando a piene mani nei vizi e nelle virtù del nostro bel paese.
E questo tocco si ritrova tutto un questo libro.
Che è sì un libro che parla di vino, ma che del vino non vuole insegnare niente né vuole imporre teorie.
Una serie leggera di bozzetti sui luoghi comuni, i riti e la storia del vino.
La lotta tra ”bianchisti” e ”rossisti”, i componimenti estemporanei durante i brindisi, la passione difficile da dichiarare per il lambrusco.
Non manca certo la dissacrazione della gestualità rituale del sommelier e le rumorose e personali pratiche di schiocchi e gorgogli durante le degustazioni.
I canti da osteria e lo chardonnay da battaglia con le uova di lompo spacciati per Champagne e caviale nei piano bar della dolce vita.
Il grappino di fine pasto, gli amici ”analcolici” e il vino della casa.
Le tesi storiche sul fatto che i più grandi dittatori fossero astemi per cui ” bere troppo fa male. Non bere per niente fa peggio”.
Un libro rilassato ed ironico che niente aggiunge alle convinzioni di bevitori naturali o convenzionali ma che ci porge un’ottica serena e distaccata necessaria a volte per godersi un buon calice.
Il libro però …è piuttosto breve.
Si torna in carboneria… mmh …in enoteca!
”Cin Cin – Bere troppo fa male. Non bere per niente a volte fa peggio” Enrico Vaime. ed. WINGSBERT HOUSE – 2014
Stefano Capone