Mr Scrooge aveva ragione?
Din don dan!
Din don dan!
Jingle bells!
Jingle bells!
Ho deciso: toglierò dall’impasse i cari amici di Gastrodelirio.
Il primo, temutissimo post a tema natalizio di quest’anno porterà la mia firma.
Carteddate
Eh, lo so… è terribile.
Che volete farci.
Sono un nostalgico sentimentalone.
Quando iniziano a comparire i primi Babbi Natale impiccati sugli altrui balconi peraltro illuminati a festa da coloratissime lucine intermittenti, come dire… “mi si scalda il cor”.
Come non farsi intenerire dalle allegre ghirlande, appese un po’ sbilenche con il nastro adesivo, con tanto di renne cavalcanti e rami di vischio che mi augurano buone feste dalle porte degli amorevoli vicini…
E un groppo in gola mi prende vedendo premurosi genitori che vagano alla ricerca dell’ultimo modello di smartphone da mille euro, da far trovare ai loro mai esigenti pargoli, nella santa notte, sotto il sommesso albero da sei metri del salotto con la punta cometa placcata oro e la neve finta spruzzata sui rami tra le centinaia di argentee palle decorate.
E non si può non farsi trascinare sull’onda dell’entusiasmo delle centinaia di sms di augurio seriali di persone che a malapena conosci ma che si ricordano proprio di te in questi giorni di festa.
E così, travolto da questa ondata emotiva di gioia collettiva e condivisione, mi prende un po’ di nostalgia dei luoghi natii.
Sebbene abruzzese ad honorem da tempo immemore, e da tempo immemore sostenitore della multiforme cucina tradizionale della regione di Flaiano, i miei dolci natalizi devono essere pugliesi.
Quindi, armato solo di una mattra (spianatoia in legno) di famiglia, vecchia di circa 60 anni, e di tanta buona volontà, ogni anno in questo periodo mi dedico all’autoproduzione di uno dei più natalizi dolci pugliesi, nell’interpretazione della Puglia meridionale: le ‘ncarteddate.
Le ‘ncarteddate o carteddate o cartellate non sono dolci semplici da fare.
Figuriamoci per me.
Come le orecchiette, sono l’emblema della maestria nella manualità delle massaie pugliesi, che in questa regione, come in poche altre, con arcaici gesti, precisi e veloci, riescono a creare prodotti belli da vedersi oltre che buoni.
Le carteddate sono un dolce ancestrale, la cui forma ha, per tradizione, una simbologia religiosa, come tanti dolci natalizi, ricordando le fasce che avvolgevano il bambin Gesù.
Nasce da una lunga striscia di pasta larga 2-3 centimetri fatta con farina, olio e vino bianco intiepiditi, piegata e schiacciata con le dita a formare numerose coppette e avvolta su sé stessa fino a sembrare una rosa.
La successione di spazi e conche è fondamentale per assimilare nel miglior modo possibile la successiva guarnizione.
Quello che un’abile signora pugliese realizza in poco più di dieci secondi a me richiede circa un quarto d’ora che moltiplicato per più o meno cento carteddate… fate voi…
Assemblate le forme e lasciate asciugare per una giornata si passa al rito della frittura.
Le rose, che fino ad ora erano lisce e regolari, nell’olio bollente sbocciano in mille bolle dorate che ne fanno intuire la fragranza.
Ma il momento che più mi fa Natale è quello finale in cui le carteddate fritte, ancora calde, vengono voluttuosamente immerse in miele riscaldato o, per essere più ortodossi alla tradizione, inondate con mosto cotto d’uva o di fichi (difficilissimo da trovare), che riempie le conchette disposte a spirale.
A questo punto tradizione vorrebbe, e devo dire che la tradizione non sbaglia quasi mai, una spolverata di cannella.
Generalmente il tempo che passa tra la guarnizione della prima carteddata e il primo assaggio è brevissimo.
Ed è un assaggio che tira fuori ricordi e sensazioni antiche.
Come antico e pieno di sensazioni è il sapore di questo dolce.
Mi affaccio alla finestra per gustare l’atmosfera del Natale e riprendermi dalle fatiche della cucina…
Il mio dirimpettaio ha appena issato sul balcone un’enorme renna luminosa…
Che Mr Scrooge avesse ragione?
Stefano Capone
Appena finite di friggere… già immerse nel miele, anche se i confettini colorati non li ho trovati, sollo quelli argentati.
Ho fondati dubbi che domani non ci arrivano
Che buone!!!
Mia sorella ha sposato un brindisino, e così ancora un po’ di giorni e a casa arriveranno le provviste di questo dolce, semplice ma delizioso.
E’ bello leggerne in questi toni!
Buon natale a tutto il sito (un po’ in anticipo…) 😉
Da pugliese per parte materna (Ruvo di Puglia) mi commuovo sempre nel leggere citazioni e omaggi al cibo pugliese…
Le carteddate sono un pezzo della mia infanzia…
Poi… anche la mia mamma le spolverava con un poco di cannella, cosa che facciamo in pochi.
Sono Salentino, ma abito nel nordest (veneto) causa lavoro da ben 25 anni…
Dditemi che sono forse fissatto, ma il sapore delle carteddate come le trovo quando riscendo giù per le vacanze non è lo stesso di quando mia moglie (pugliese della provincia di Bari) le fa quassù… sarà l’acqua? sarà il miele, o forse è solo nostalgia di chi non c’è più.
Bell’articolo, che alimenta la mia nostalgia.
Forza Puglia!!!!!!!!!!!