DIONISO CROCIFISSO
Saggio sul gusto del vino nell’era della sua produzione industriale
di Michel Le Gris
Lettura per i pensieri incompiuti
Di Stefano Capone
Il Pinot Gris 2012 di Gerard Schueller di cui ci ha parlato, con la sua enfasi sempre precisa e coinvolgente, tempo addietro il buon Fabio Riccio è probabilmente uno dei vini più bevuti nell’enoteca Le Vinophile di Strasburgo.
A questo punto qualcuno mi potrebbe dire: e con ciò?
Il fatto è che l’enoteca di cui sopra non è un posto qualsiasi e non è un personaggio qualsiasi l’oste.
Infatti, dietro il bancone del Le Vinophile a versar vino assolutamente naturale nei bicchieri degli avventori c’è Michel le Gris, filosofo e cantiniere francese che da anni conduce una critica, senza compromessi, di quella che lui chiama la ”domesticazione del gusto”.
Una critica e una lotta che prende vita tra i tavoli della sua enoteca e che ha il suo manifesto nel libro intorno al quale giravo da un po’ ma a cui mi sono approcciato con il dovuto timore conoscendo lo spessore intellettuale dell’autore: Dioniso Crocifisso – saggio sul gusto del vino nell’era della sua produzione industriale.
In partenza una mia personalissima riflessione.
ll mondo degli appassionati del bere naturale ha grandissimi punti di forza che sono l’impeto, la passione, l’irruenza e l’assoluto rigore nell’evitare di scendere a compromessi. Capita a volte, però, e a me in primis, che questo Sturm und Drang gustativo, non sia sempre supportato, nel nostro dibattere, da una altrettanto puntuale conoscenza.
Il Dioniso Crocifisso di Michel le Gris è il libro che da forma ai pensieri incompiuti di chi cerca, ad ogni sorso, di perorare la causa del vino e del gusto naturali, scevri dalle sofisticazioni dell’industria e dalla dittatura del marketing.
Concepire il vino come semplice prodotto di una fabbricazione, significa abbassare al rango della produzione meccanizzata un’arte capace di tenere assieme il rigore dell’esecuzione e la libertà del risultato.
Da concetti netti come questo parte Michel le Gris, che in uno scrivere non certo facile alla lettura ma trasudante contenuti, ci spiega come l’enologia tecno-scientista stia uniformando alla semplicità aromatica il gusto dei vini plasmando coscientemente la percezione sensoriale dei consumatori.
…la forma dei vini, un tempo ampiamente spontanea, cioè in grado di riflettere unicamente la composizione delle uve e determinati saper-fare, è ormai oggetto di una codifica calcolata…
Una disamina impietosa e articolata delle tecniche di modellazione dei vini che sono prodotti, scientificamente, anche in terroirs non vocati e che, quando prodotti nei terroris più importanti, non ne riflettono le peculiarità.
È il caso quest’ultimo, analizzato nei particolari, di Bordeaux e della Borgogna dove la mano pesante della standardizzazione con le sue barrique, gli zuccheraggi e gli artifizi di cantina conferisce anche ai grand cru
…aromi intensamente monocromi che non offrono alcuna specificità di origine, ma sono tremendamente seduttori per un palato novizio…
Centottantacinque pagine di filosofia e conoscenza del vino e delle insidiose trappole che stanno subdolamente assottigliando la comune naturale sensibilità al buon bere.
Appuntamento a Le Vinophile!
Michel le Gris
DIONISO CROCIFISSO
Saggio sul gusto del vino nell’era della sua produzione industriale
Edizioni Derive Approdi – 2010
Stefano Capone
Complimenti a Stefano Capone per le parole e l’interesse a questo importante libro, che non troppi si sono presi la briga di leggere a fondo, prima di sparlarne…
Se spulciamo con attenzione in rete, non sono poi molte le recensioni per Michel le Gris.
Però… vedi – i commenti di qui – http://vino.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/11/08/al-rogo/
Il dibattito è aperto, anche se le posizioni non mi sembrano troppo conciliabili.
Il tutto fa’ “pendant” con la prima parte dell’articolo di Fabio Riccio su gastrodelirio appena pubblicato
vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/fiano-di-ciro-picariello/2014/12/
Ma siamo davvero sicuri che i superdegustatori sono così bravi e supereroi dal palato perfetto, instancabile e obiettivo?
Siamo sicuri che tanti vini letteralmente costruiti a tavolino da certi superenologi, sono stati giudicati con sufficiente lucidità sensoriale da chi da voti e punteggi?
In ogni caso siamo alle solite… il mondo ufficiale enologico alla resa dei conti continua a guardare sempre con sufficienza a chi solo osa sussurrare “naturale” – croceffigendo, appunto.
In qualsiasi caso un libro da leggere e rileggere meditandoci sopra.