Di Serena Manzoni
Un ricordo tira un altro ricordo. Eccomi ancora dietro le persiane in questo planare lento ma deciso tra le domeniche della mia infanzia e le tavole apparecchiate di ieri e di oggi. Non sono stata certamente esaustiva nel mio ultimo apparire e sarebbe decisamente difficile esserlo proprio perché arrivano alla memoria piatti e situazioni più o meno gradevoli che avrei potuto raccontarvi.
Non ho scritto ad esempio di quanto fosse per me estenuante cercare di mangiare il passato di verdura, o di quanto fosse penoso affrontare un piatto di tortellini confezionati cucinati in brodo, alternativa al toast di cui invece vi ho detto. Non vi ho detto nemmeno della signora sempre un po’ malata che andavamo a trovare la sera che tra un punto a maglia e uno all’uncinetto mi ha iniziato al karkadè. Voglio invece riandare ad una cena di inizio estate che apparentemente nulla ha a che vedere con la mia giovanissima età. Apparentemente.
Mi piace andare alla Vecchia Trattoria da Tonino a Campobasso per svariati motivi: amo la gentilezza di Aldo Casilli e quel suo modo di accoglierti intelligente e sagace. Amo il piccolo ristorante e la leggerezza dei colori e delle forme che così poco assomiglia alle tendenze minimaliste attuali ma nemmeno alla pesantezza sovrabbondante di certi stili del passato. Mi piace quella sensazione di stare dentro una bolla di sapone tra il verdino delicato e il bianco ed il pesca, in una pausa dal tempo e dallo spazio un po’ frenetico abituale. Una bolla in cui si sta e si mangia bene. Ancora meglio raggiungere Campobasso con l’unico vagone che da Termoli attraversa paesaggi morbidi di colline e cielo e ciclamini intravisti poco prima di arrivare a Larino; l’ho detto, sono tra il malinconico ed il sentimentale. Non si va spesso alla Vecchia Trattoria da Tonino, ma ogni volta è una conferma della sapienza della Signora Lombardi in cucina e della sua capacità di utilizzare i sapori nella loro forma più pura, per quello che sono, ogni volta una lezione.
In quella cena estiva, nonostante il freschetto e i miei abiti troppo leggeri, nei piatti trionfavano i sapori delle verdure stagionali e tutti gli ingredienti risultavano assolutamente riconoscibili in tutta la loro fragranza. Nella scelta mi sono lasciata guidare dai consigli del padrone di casa optando, tralaltro, per della carne di maiale al limone come secondo. Una chiacchiera ed un bicchiere di vino, l’antipasto ed il primo, porto alla bocca quasi distrattamente il primo assaggio del secondo. Fermo-immagine. Come uno schiaffo ritornano le domeniche infantili, quando si facevano gli ossibuchi, quando la cottura degli stessi veniva completata con una grattata di scorza di limone. Quando mi sentivo un po’ diversa perché il mio gusto di bambina amava quella pietanza un po’ difficile e quel nettare gustoso anche se un po’ repellente che era il midollo. Prima raccolto con la forchetta e poi recuperato direttamente con la lingua. La meraviglia è che la sensazione si è replicata boccone dopo boccone fino alla fine. Amo andare da Tonino ancora di più. Certo è un caso che quel piatto sia andato a toccare qualcosa della mia memoria e sicuramente non è stato voluto, ma è un ristorante dove possono succedere cose così, forse proprio perché in cucina si lavora sui sapori, netti, riconoscibili e puri. E adesso prometto che smetterò di tediarvi con le mie reminiscenze infantili più o meno consce… promessa di marinaio?
Vecchia Trattoria da Tonino – Corso Vittorio Emanuele II°, 8 –
86100 Campobasso Telefono: 0874 415200
http://www.vecchiatrattoriadatonino.com/
vecchiatrattoriadatonino@gmail.com
Serena Manzoni
Qualche giorno fa gironzolavo su internet alla ricerca di informazioni e giudizi su questo lo cale di Campobasso (dove mi sono recato per lavoro) e dove avevo mangiato molto bene in passato.
Ho letto buona parte delle recensioni di Trip Advisor, e togliendo sia chi incensa, sia chi distrugge questo locale, non sono riuscito a capire in realtà cosa ne pensassero oltre la disanima dei singoli piatti. Invece, questo articoletto di questo sito che ho scoperto solo ora, mi ha spiegato l’essenza di questa cucina, convincendomi a ritornarci.
Gran bella cena, grazie Aldo Casilli ma grazie anche alla signora Serena Manzoni per la bella descrizione!
Effettivamente dal buon Aldo e consorte si mangia davvero bene.
Come l’altro signore che ha commentato l’articolo, concordo nel pensare che la maggioranza dei campobassani capisce ben poco questo locale, e… lasciatemelo dire anche di buona cucina.
Purtroppo in città e nel Molise è ancora diffusa la triste e misera equazione di – Piatto con 4 etti di cavatelli = locale buono… l’importante è spendere poco, sembra la parola d’ordine dei nostri concittadini!
Complimenti anche a chi ha scritto l’articolo, che ha fotografato benissimo l’atmosfera e il sentimento di questo locale.
C’è poco da fare e da dire: Aldo & consorte sono bravissimi.
Il problema è che in generale i nostri “concittadini” campobassani non capiscono la dotta e splendida cucina di questo ristorante, una cucina che come ha ben evidenziato l’autrice dell’articolo, è fatta di cose semplici e citazioni che fanno ricordare l’infanzia.
I campobassani sono amanti del piatto da 3 etti di pasta carica di sughi piccantissimi e basta, non meritano un ristorante come questo!
Se mi è consentito, da queste righe vorrei lanciare un appello: Aldo e Maria… tenete duro!!! Regalate a noi (mica troppi) campobassani e a quelli che invece da fuori molto apprezzano la vostra cucina, qualche anno ancora di piacere…