Di Serena Manzoni,
Mi è capitato, di recente, di tornare in un ristorante provato diversi anni fa, durante una vacanza di inizio primavera nel trapanese.
La speranza, ma forse era più una convinzione, era quella di godere di un anticipo d’estate, per crogiolarmi nel sole mediterraneo e magari avere la fortuna di fare il primo, se pur intirizzito bagno nelle mitiche acque di Trinacria, senza il sovrappiù dell’un po’ molesto sovraffollamento estivo.
L’arrivo all’aeroporto di Birgi nelle brume di un maltempo inusuale ha fatto immediatamente crollare il mio entusiasmo vacanziero. Non tutto il male vien per nuocere: paesaggi splendidi e lucidati dalla pioggia, Erice sotto dentro una nuvola senza l’ombra di un turista, la riserva dello Zingaro gonfia di linfa e di fiori sgargianti, la passeggiata sulla spiaggia di San Vito lo Capo dentro un vento selvaggio hanno ripagato la mia delusione da bagnante fuori stagione.
Ma veniamo al ristorante, a Macari, per la precisione a Isulidda, località di San Vito lo Capo: tripudio di mare e di natura, mezzaluna sospesa di verde e di blu dove Marilù Terrasi ha voluto il suo Pocho, prima ristorante e poi hotel e casa vacanze.
No, non ho provato a vedere se il clima era migliore a febbraio piuttosto che ad aprile, non ho preso nessun aereo ma mi sono trovata il Pocho e Marilù Terrasi dentro un libro: La fabbrica delle stelle di Gaetano Savatteri, per le sicilianissime Edizioni Sellerio.
Quale sorpresa trovare tra i personaggi di questo libro proprio il Pocho e la sua creatrice, con il suo vero nome anche se non viene mai fatto quello del ristorante dove lavora come stagionale Suleima, la nuova e splendida fiamma del protagonista. Anche la location non viene variata: siamo a Macari, dove Saverio Lamanna torna per leccarsi le ferite dopo una debacle lavorativa.
C’è anche Ken, il cuoco giapponese che collabora con Marilù Terrasi e non dubito che segua veramente il chilometro zero nel suo orto siciliano.
È stato un bell’incontro, non soltanto perché ho ritrovato tra le pagine di quella carta non bianca un luogo dove ero stata, ma ritrovare quel luogo particolare che mi è rimasto un po’ addosso, uno dei miei ristoranti del cuore: bellissimo negli arredi e parlante.
Ogni cosa lì racconta della mano e della testa che lo ha voluto e creato: i tavoli e i pupi, i vecchi merletti e la collezione di gatti, immagine di una Sicilia conosciuta ed amata, un posto caldo e colto, pieno.
Marilù Terrasi è cuoca e anima del Pocho: laureata in filosofia e con un passato di ricercatrice di tradizioni popolari, poi attrice in una compagnia di teatro sperimentale a Palermo; la sua cucina e il suo ristorante rappresentano e racchiudono tutto questo, unici e diversi.
Il menù è giornaliero, dipende da quello che offre il mercato locale e dall’estro del momento, un po’ cucina delle case palermitane e del trapanese, un po’ (concedetemi l’espressione) fusion mediterranea. Ma anche fantasia: mi aveva divertito molto iniziare il pasto con una caipirinha…
Non manca il cous cous, vera celebrità di San Vito lo Capo, ma lo trovate soltanto la domenica ed è fatto come si deve ovvero nella maniera tradizionale a partire dalla semola che viene preparata (incocciata) manualmente dalla stessa cuoca. Potrete anche partecipare a laboratori di realizzazione del vero cous cous.
Il libro di Gaetano Savatteri fa muovere i protagonisti dalla Sicilia a Roma, ma soprattutto a Venezia, principale ambientazione del simpatico libro, resterà però per me il romanzo che mi ha fatto tornare a Il Pocho, sicuramente uno dei ristoranti a me più cari.
Un consiglio, andateci fuori stagione…
Pocho
Località Isulidda, – Makari
91010 – San Vito Lo Capo (TP)
Tel. 0923 972525
Fax: 0923 621354
Cell. 328 9688600
http://www.hotel-pocho.it/
infopocho@libero.it
Serena Manzoni
Spiaggia caraibica.. San Vito Lo Capo sei unica