Di Serena Manzoni
Per eventuali e più dettagliate informazioni sulle Virtù vedi anche – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/le-virtu-pietanza-rituale/2014/05/
Non ci sono più le mezze stagioni. La primavera in effetti sembra essere sparita dal calendario postmoderno lasciando spazio all’attesa stancante di quel sole gaio e di quella brezza argentina che stuzzica i petali gonfi di vita dei fiori nuovi. Mai vero come quest’anno: dalla finestra un vento arrabbiato e un’aria cupa che gravano sul mio umore stanco, i fiori però sembrano non accorgersene e sono sbocciati, persino nelle rotonde stradali e sui cigli dei marciapiedi. E’ bella la primavera: è nuova e fresca, è pulita e giovane, carica di linfa vitale e simbolo di rinnovate speranze.
Riassume perfettamente l’idea delle Virtù, che esprimono anche nel gusto l’idea di catarsi, anch’essa profondamente primaverile. Ed ecco che la fatica dell’inverno si affaccia dai rimasugli della dispensa, come la traccia di limo che lascia l’acqua nella pentola ormai vuota dove avete cotto la pasta. Il freddo, il peso dell’anima per noi che, per fortuna, non dobbiamo più fare i conti con le contingenze materiali della cattiva stagione e che non dobbiamo troppo preoccuparci della nostra sussistenza fisica, ma più di quella emotiva.
Alle ansie e alle paure del tempo pesante, agli ultimi legumi secchi avanzati, mettiamo a fianco con sapienti cotture le verdissime fave, le giovani e tenere erbe dei campi, la borragine e la pipirella, il finocchietto e l’aneto.
Le Virtù hanno moltissimi ingredienti, a parlarne le si immaginano pesanti e un po’ confuse (le carni, le paste, i legumi, le cotture lunghe e molteplici): la cosa straordinaria è che prevale su tutto una freschezza balsamica, fresca e leggera. Ecco la catarsi, ecco che da questo meltin pot ne esce un sapore ottimista e gaio, che rinfresca la bocca e il cuore. Persefone è tornata un’altra volta sulla terra, che può così sbocciare e darci i primi frutti, da mettere nelle Virtù.
E speriamo domani di svegliarci con il sole e il canto degli uccelli, con in bocca un rintocco di aneto…
Serena Manzoni