Di Serena Manzoni,
In queste righe scriveremo di uova, o meglio di un libro elegante e colto, che ha come protagoniste proprio le uova, ma non intese in senso gastronomico, ma per quello che nascondono e rappresentano ovvero “di tutto quello che avanza al loro utilizzo comune”.
E due uova molto sode di Giovanni Nucci della Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile per le Edizioni Italo Svevo, entrate a far parte nel 2013 del Gruppo Editoriale Gaffi e che ricominciano a pubblicare nel 2014.
Si parla certo di uova e delle loro preparazioni, ma in maniera unica e particolare: loro sono il tema che accomuna la raccolta ma in fondo quello di cui si parla è altro, le uova servono, come spesso capita in cucina, a tenere insieme il tutto, senza farlo scoppiare, un po’ come la maionese.
Per certi versi si tratta di un libro nostalgico, dove si narra di tempi migliori, più luminosi in cui la cultura e un certo modo di affrontare il mondo e la vita erano segnati da una certa rettitudine morale, quasi un’eleganza morale, ora scomparsa. E due uova molto sode
Ed ecco che troviamo quasi in apertura una disquisizione sul legame tra la bavosità delle frittate e la solidità morale di chi, come Guido Alberti, preferiva nettamente le frittate non rigirate in padella e bavose e riusciva a mangiarle in treno, senza insozzarsi.
Guido Alberti, per chi non lo sapesse è stato l’imprenditore a capo dei Torroni Alberti e del Liquore Strega, coideatore del Premio Strega, nonché attore per Fellini, Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini.
Altri tempi appunto. E due uova molto sode
Questa idea di un mondo che va declinando, nella forma e nei valori, la ritroviamo anche nella corrispondenza, per lo più in forma di cartoline postali, da Parigi, indirizzate a Caterina e Enrico Polidoro, da parte di un non meglio precisato Bartolomius.
Il tema è quello del soufflè, o meglio del suo non sgonfiarsi, come questo occidente allo sfascio, che non si capisce bene come faccia a restare su, nonostante tutto. Ma non solo, il soufflè anche come stimolo per cercare esempi di quei miracoli, spesso di bellezza, che mantengono questo equilibrio magico, come “Cary Grant che guida sulle curve della Costa Azzurra guardando Grace Kelly decisamente più di quanto guardi la strada” o il Libro appeso di Duchamp, o “L’accento caraibico di Harry Belafonte mentre canta Jamaica Farewell”.
Di declino si parla anche ne L’uovo di Amleto dove si racconta di Norton Bernard e della regia dell’Hamlet per il Festival di Monticello, dove il principe di Danimarca dialoga non con il celeberrimo teschio di Yorick ma con un uovo, come pare fosse nell’originale del testo.
Anche in questo caso il tema è quello, del declino, di tempi di soprusi dei potenti e nefandezze, dove la moralità è stata messa da parte, sostituita da biechi giochi di potere.
Insomma, lo avrete ormai capito E due uova molto sode non è certo un ricettario, è un libro che parla sicuramente di uova, ma intese nel loro significato simbolico di contenitore e contenuto, di inizio e di fine, di qualcosa che contiene in sé la vita, la possibilità di divenire altro, la creazione e perché no la creatività. E due uova molto sode
E il tutto in una forma pressoché perfetta.
Non si tratta di un libro solito, forse non è per tutti i palati, ma è un invito alla bellezza e all’amore per la cultura, ad una certa eleganza e leggerezza.
“Ci vuole dell’estro, oltre a una buona dose di coraggio, per prendere burro, chiare d’uovo, latte e farina e costringerli, per un certo verso o per l’altro, a tutta quell’enorme e gonfia leggerezza. E due uova molto sode
Con il costante rischio, naturalmente, che la leggerezza si sgonfi.
Ecco: mi sembra proprio quello che comincia a mancarci, oramai: dell’estro e una buona dose di coraggio. Oltre, naturalmente alla leggerezza.”
“E due uova molto sode”
Piccola biblioteca di letteratura inutile
di Giovanni Nucci,
Edizioni Italosvevo – 14 euro
E due uova molto sode
Serena Manzoni