Dove è l’Irpinia?
Di Serena Manzoni
Oggi è uno di quei giorni chiusi: è chiuso il cielo in una cappa scura di nubi che stranamente trovo riposanti, è chiuso il tempo in cui traballo cullata da nessun impegno, è chiusa la casa in cui mi raggomitolo quasi fosse un nido costruito con la vegetazione dell’estate. Posso viaggiare, posso inventarmi un sogno, posso stare dentro un libro come fosse una vita, posso andare a visitare una delle città invisibili di Calvino e passeggiarci, attenta o distratta, felice o no, ammirando o canticchiando. E invece decido di tornare in Irpinia, che in fondo per me è una città invisibile.
Non posso dire di averla conosciuta, l’ho solo sfiorata in pochi giorni, una toccata e fuga come si suol dire, in visita alla Cantina Giardino in una contrada di Ariano Irpino e a pranzo all’Oasis Sapori Antichi di Vallesaccarda, dormendo all’agriturismo il Regio Tratturo sempre ad Ariano Irpino. Nulla di più, se non il ricordo del terremoto, le pagine lette di Franco Arminio o le suggestioni della Banda della Posta e di Vinicio Capossela, il passaggio di Paolo Rumiz.
Dov’è l’Irpinia? Cos’è l’Irpinia? Perché l’Italia minore la chiamiamo minore? Ma minore rispetto a che? Non c’era vento forte tra Lacedonia e Candela, c’erano il vuoto e le pale eoliche e il solito cielo che diventa più alto, una possibilità in più per il respiro, i paesi svuotati e terremotati, riempiti di Suv e antenne paraboliche. Ecco, oggi torno in questo paesaggio, torno alla Cantina e trovo prima di tutto le persone, persone che lavorano in quel luogo e che ci accolgono con cortesia impagabile considerando che è periodo di vendemmia. Con queste persone, con Antonio e Daniela mangiamo il pane e beviamo il vino, parliamo, vediamo il loro bimbo giocare e poi piangere, con leggerezza e grazia ci raccontiamo esperienze e banalità, mentre la sera scende.
Dei loro vini vi ha già parlato Fabio, li ho bevuti come le parole che abbiamo scambiato, mi sono entrati dentro, mi hanno lasciato un sapore di Irpinia interpretata da queste mani. Quello che si dice il terroir: viti non giovani sopravvissute ai cambiamenti e agli sbagli politici, alberi che affondano le radici nel profondo, la testardaggine di chi non le ha espiantate e di chi le ha recuperate, la speranza di chi le ha riprese in mano e ne ha tratto vini antichi e giovani nella loro pulizia e nella loro complessa freschezza, la produzione delle piccole anfore con l’argilla dei terreni stessi, le botti di un bottaio che ha ricominciato la produzioni di botti per questi vini, il lavoro e la sapienza degli uomini e delle donne che hanno fatto tutto questo.
Sono in Irpinia, l’Irpinia è nascosta, sta da qualche parte in un dove italiano. Siete mai stati in Irpinia? Avete mai conosciuto qualcuno che ci vive? E’ Campania, ma è anche un po’ Puglia, ricorda terribilmente il Molise: è Appennino. Anche la cucina è quella dell’Appennino, l’ho riconosciuta all‘Oasis Sapori Antichi di Vallesaccarda che fa della cucina di territorio il suo verbo. Anche qui il terroir, ma si può dire di una cucina che è di terroir?
Terra, Territorio e Tradizione, la famiglia Fischetti ci tiene a sottolinearlo.
Sapori netti e puliti, prodotti di eccellenza soprattutto locali, ricette che si ispirano alla tradizione di famiglia e a quella della zona. Arriva allora il tartufo irpino sull’uovo di gallina ruspante e il sorprendente limone che rinfresca il palato e lo prepara ai piatti successivi, seguono gli spaghetti Baronia con stracciatella di mucca, pomodorini e alici di Menaica che ci ricordano che siamo in Campania anche se il mare lo immaginiamo soltanto in questo piatto incredibilmente evocativo. Rubo a Fabio lo stracotto di agnello, purè affumicato al legno di faggio e riduzione di Taurasi. La cucina pesca nel passato come le radici delle viti antiche e si rinnova nelle mani e nell’intelligenza della cucina di questo ristorante. Non potevo esimermi dal terminare con il gelato alle nocciole Mortarella Avellinesi. Non amo fare l’elenco dei piatti gustati, ma provate a leggere il menù e tutto vi parlerà di Irpinia, tutto ne avrà il sapore.
Irpinia Campi Taurasini Satyricon 2009 di Luigi Tecce ad accompagnare, vi basti questo.
Oggi è uno di quei giorni chiusi, uno di quei giorni in cui sono capace di trovare un passaggio segreto che mi porta in un altrove: l’altrove oggi è in Irpinia, ci siete mai stai? Vi ricordate del terremoto?
Serena Manzoni