Di Serena Manzoni
Finalmente le ferie…finalmente! Non voglio fare nulla, questa volta non mi voglio impegnare. Devo solo rilassarmi, al sole di una spiaggia dorata con il mare cristallino che mi culla al rumore di onde placide che si rifrangono a riva. Leggere, ma leggermente… Raccogliere conchiglie sul bagnasciuga, mangiare il primo gelato della stagione e poco altro. Siamo alla fine di aprile e la settimana a disposizione non permette mete troppo lontane. Fabio…dove possiamo andare? Lasciamo Lisbona e il Portogallo a progetti futuri, idem per la Provenza e la Francia in genere. Che ne dici di tornare in Sicilia? Perché no? In questo periodo il clima dovrebbe essere già abbastanza caldo, magari riusciamo pure a fare qualche bagno… Pronti, partenza, via!
Atterriamo a Trapani Birgi con la nebbia ed a una pioggia fitta. Recuperiamo il bagaglio infreddoliti e umidicci, taxi fino in città e poi autobus fino ad Erice. Continua a piovere, fa freddo e Erice è invisibile immersa nella bruma e nascosta dal cappuccio del giubbino del “non si sa mai”che per fortuna ci siamo portati. Credo sia stata una buona cura per la mia metereopatia. E’ bello camminare nella pioggia e nel freddo delle stradine pressoché deserte, poche botteguccie di souvenir aperte tra i gestori sbuffanti e pochi turisti beffati da questa stagione così strana. Alla sera il cielo aperto su un tramonto infinito: il mare, le Egadi e i turisti che come lumachine escono da alberghi e bed and breackfast. Cena in un ristorante con riscaldamento acceso… Ma dai, vedrai che domani si sistema e a San Vito lo Capo potremmo goderci il mare, la spiaggia, il libro etc…
Due giorni dopo. Pullman per San Vito lo Capo. Un vento freddo e una pioggia sottile accompagnano l’ eroica passeggiata sulla spiaggia tanto immaginata, ma non importa. Trovo un pezzo di legno azzurro, rosso e bianco e alla fine una fioritura da favola tra i bianchi, i viola, i gialli e il piombo del mare arrabbiato. Stranamente il mio umore rimane alto, non così quello di altri vacanzieri arrivati qui con la stessa idea della spiaggia dorata e delle onde placide e pigre, del primo bagno della stagione… Sarebbero forse meno delusi se si fossero accorti che tutto intorno è un susseguirsi di fiori meravigliosi, colorati e profumati, numerosissimi e confusi, enormi e piccini e sorprendenti.
Il giorno dopo andiamo alla Riserva dello Zingaro. Lode a quei pochi tratti di costa in Italia preservati dal cemento e tutelati, un lunghissimo applauso. Partiamo da Scopello: il cielo è coperto ma non piove ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo… fiori di ogni genere e profumo accompagnano la nostra passeggiata a volte silenziosa a volte in chiacchiera. I sensi sono allo spasimo: colori, profumi, rumori e odori e anche il tatto trova stimoli tra le foglie morbide e le spine e il mettere i piedi nell’acqua gelata di una caletta a pochi passi da San Vito. Andata e ritorno in uno stato di spleen sinestetico.
Arriviamo felici e affamati. Andiamo a Scopello per mangiare il pane cunzato al forno del paese. Nominatissimo a quanto si deduce dalla fila lunghissima che c’è davanti. E’ il 25 aprile e al paese c’è festa e sembra che tutti vogliano il pane cunzato che vogliamo anche noi. Sono tanti e hanno fame, ne hanno tanta. Passano montagne di pani cunzati e di sfincioni e di bottiglie di birra e sembra tutto buonissimo e passata più di un’ora finalmente abbiamo il nostro pane, da mangiare all’angolo della strada, mentre una signora intreccia vimini e il paese è in festa. Ed è festa anche nella mia bocca. Pane bagnato con l’olio e condito con pomodori, acciughe e formaggio. Cibo di strada, povero e saporito: il modo migliore per continuare la passeggiata sensoriale iniziata allo Zingaro. Non è il sole di una spiaggia dorata con il mare cristallino che mi culla al rumore di onde placide che si rifrangono a riva, ma davvero non importa. Mi dimentico pure dell’apparecchio ortodontico da poco messo e mordo… contenta.
Serena Manzoni