Di Riccardo Ferrante
Si riaffaccia prepotente nei nostri bicchieri la Borgogna con un nome nuovo e da non perdere di vista,Yann Durieux.
Yann Durieux è un giovane vignaiolo che da circa quattro anni ha avviato il suo piccolo domaine in una delle zone più celebri della Borgogna la Côte d’Or, in una area però meno conosciuta, quella della hautes-côtes-de-nuits.
Questo produttore si è formato presso il più famoso Domaine Prieure Roch per 10 anni dove ha imparato a conoscere e rispettare i tre vitigni pinot nero, chardonnay e aligotè e soprattutto i terroirs da dove essi provengono e che sono intimamente connessi. Questa connessione terroir-vitigno è la chiave per comprendere la Borgogna, e infatti in qualsiasi discussione prima del produttore si parla sempre del luogo di origine, importante certamente quanto l’interprete il produttore in quanto anello di congiunzione tra territorio e vitigno.
Perché parlare proprio di questo produttore e non di altri? Perché è una nuova espressione di interagire con questa zona antichissima del vino. E’ una considerazione venuta fuori bevendo il suo aligotè macerato Les Ponts Blanc 2012. Ecco, un aligotè macerato in Borgogna penso che non si era mai visto, e per fortuna che ci ha pensato lui, perché è un vino straordinario. Intanto quest’uva vive ingiustamente il destino dei minori, dei secondi ma questo vale per i grandi domaine, mentre i piccoli produttori ne esaltano le caratteristiche mettendola al pari dei pinot nero e chardonnay. Les Ponts Blanc 2012 fa una macerazione di 18 giorni a contatto con le bucce in vasche di acciaio dove matura fino all’imbottigliamento, senza nessuna aggiunta di S02 in fermentazione e senza l’uso di nessun additivo enologico, solo esperienza. Bene, è un vino dal colore tipico dei bianchi vinificati con questo procedimento e applicato su questa varietà dona più sostanza al vino, più consistenza senza coprire le caratteristiche di mineralità e finezza del vino dando note più complesse di radice di genziana, mandorla e un lieve sentore tannico a sostenere la bevuta.
Abbiamo nominato pinot nero e chardonnay tante volte. Recrue des Sens Premiers Ponts 2011 è un pinot nero nel solco di quelli già assaggiati di Prieure Roch e Philippe Pacalet, questo non vuol dire che siano uguali ma che ci si possono trovare delle assonanza, io credo che questo dipenda dall’uso della macerazione carbonica che a una prima impressione a un primo assaggio le papille gustative mandano al cervello questa informazione, ho già bevuto questo vino. Finendo la bottiglia l’idea cambia e siamo di fronte a un vino che in futuro sarà splendido e la mano di questo produttore si sente già perché ha una sua idea di vino, è un pinot nero tipico nei profumi e la beva è salata e sulfurea, un incenso al naso. Parliamo di terreni tra i più vocati di questa varietà e i vicini di casa sono i terreni da dove nascono i pinot neri più famosi del mondo, quelli del Domaine de la Romanée Conti.
Non sono la stessa cosa, certamente però possiamo avvicinarci alla comprensione di questo territorio senza invidiare le grandi bottiglie.
Manon 2011 è lo chardonnay che abbiamo assaggiato ed è stata una bella esperienza. Potente ma snello, minerale e profondo, burroso e grasso ma tutto sul filo della freschezza, dell’armonia di tutti questi elementi, uno chardonnay calato alla perfezione nel suo territorio ma con queste caratteristiche che lo sbanalizzano dagli innumerevoli chrdonnay.
Questo è il breve racconto di un giovane vignaiolo, lontano dagli schemi classici e conservatori di una nuova scena della Borgogna.
I suoi vini in Italia sono importati da Jardin de Vin
una piccola realtà di importazione di vini naturali francesi.
Riccardo Ferrante