Di Riccardo Ferrante
Nell’incessante pratica di stappare bottiglie questa volta mi sono imbattuto e non succedeva da un po’, in una di quelle davvero emozionanti. È capitato con questo Chenin, di un produttore che ha cominciato a imbottigliare nel 2007 acquistando 6 ettari di vigna nella fantastica regione della Loira. Siamo nei dintorni di Amboise vicino Tour. Zona di Grolleau, Sauvignon, Gamay e Chenin.
Lo Chenin è il vitigno importantissimo nella produzione dei bianchi in questa regione, anche qui soggetto alle interpretazioni di ogni singolo produttore. Non mi è mai capitato di berne uno che assomigliasse a un altro. È un vino che dimora nell’universo dell’acidità, del residuo zuccherino e della mineralitá più tagliente. Tutte caratteristiche da grande bianco. Questa Tête de gondole 2012 aveva questo affascinante turbinio di tutte queste caratteristiche, con in più una equilibratissima ossidazione data dal metodo di affinamento che prevede il non ricolmare la botte per favorire questo processo. E quindi naso tra il burroso, l’affumicato e il tostato, tutto in perfetta armonia. Beva incredibile che dici “dove stai, che mi ti bevo a morsi”!
Ecco detto. Questo è un bel vino, come molti di questa zona di cui non esiteremo nel parlarne. È curioso anche il nome dell’etichetta: Tête de gondole cioè testa di gondola è una espressione mutuata dal linguaggio marketing e sta a indicare i prodotti da mettere in evidenza, in testa rispetto ad altri nella grande distribuzione. Allora possiamo dire che sta in testa per il momento agli Chenin.
Riccardo Ferrante