Di Riccardo Ferrante
Langhirano è un comune conosciuto per i buoni (e meno buoni) prosciutti di Parma. Prodotto di eccellenza italiota, ma spesso solo sulla carta. Ma non di questo si parla, ma di vite, di uva, di vino, e della malvasia frizzante di Camillo Donati.
Ecco: lui rappresenta in pieno questo territorio bellissimo, ma anche brutalmente industrializzato.
Viticoltura semplice, ma solo all’apparenza. Grande dedizione alla terra, e pratiche agricole mai mutate dal 1930. Camillo Donati ha saputo elevare alla massima potenza questi dettami, facendo uscire vini ogni anno più buoni. Coltiva malvasia di Candia, lambrusco, fortana, barbera, trebbiano ecc tutti frizzanti, tutti fermentati in rosso, e quindi con le uve bianche a contatto con le bucce.
Il metodo di rifermentazione avviene naturalmente in bottiglia senza aggiunta di nulla, nemmeno di piccole quantità di so2. Ne risultano vini di grande godibilità, e di beva senza controllo.
Abbiamo bevuto la sua Malvasia a tavola insieme a vini ben più blasonati, ma non ha sfigurato affatto, distinguendosi per il suo approccio semplice ma dal carattere estremo. Ormai i suoi vini sono molto conosciuti nell’ambiente dei vignaioli naturali-artigianali e molto bevuti all’estero, Francia e Giappone in testa. Qui da noi è diffuso ma non troppo, proprio come i buoni prosciutti di Parma. Ha bolle non molto fini, e l’aromaticità del vitigno è si’ presente, ma senza eccessi. Tutto è in armonia e la bottiglia finisce senza accorgersene. E’ poi sapido, ma giustamente secco, da sete.
Un vino che sulle tavole gastrodeliranti non deve assolutamente mancare.
Riccardo Ferrante