Di Mimmo Farina,
La cucina dei paesi latini è una cucina che trasmette la passione.
Questo luogo comune ha sicuramente un fondamento di verità. Per Incanto o Per Delizia.
Un po’ per l’uso anche erotico che diamo a molti dei nostri piatti, un po’ per l’immaginario che abbiamo, vicendevolmente influenzato dai rispettivi stereotipi e pregiudizi.
Gli italiani credono che gli spagnoli siano un popolo focoso, i francesi pensano che il mondo sia una gigantesca periferia di Parigi, gli spagnoli che gli italiani siano degli amanti attenti e premurosi, tutti che il Messico sia un luogo piccante e pericoloso.
Insomma anche tra noi neolatini, esistono dei preconcetti difficili a morire, che si riflettono nelle scuole e nelle concezioni gastrodeliranti.
Rientra quindi, perfettamente, in questa sagra, anche il film, del 2000, Per Incanto o Per Delizia, diretto da Fina Torres e cucito intorno alla figura di Penelope Cruz (oggi Bardem) in quegli anni a caccia del suo posto al sole ad Hollywood, dopo aver conquistato la penisola iberica.
La trama: Isabella (donha Penelope) soffre, fin dalla nascita, di una malattia che non le permette di viaggiare su qualsivoglia mezzo di locomozione, a meno che non sia lei a guidare.
Questa limitazione la porta ad impiegare il suo tempo nella cucina, tanto da diventare una cuoca.
Viene assunta in una trattoria ittica, innamorandosi e sposando Toninho (Murilo Benicio), il proprietario.
Sempre in ottica stereotipica, Toninho è un farfallone, e cornifica la nostra con la vicina (che spagnolo sarebbe se no?) al che lei, scoperta la tresca, decide di abbandonare il tetto coniugale ed anche il condiviso desco.
Toninho, non contento, le invia una maledizione, rivolta (ed accolta dalla) alla dea del mare Yemanja. Per Incanto o Per Delizia.
Così Isabella non riesce a trovare altri ingaggi e deve ripiegare sull’insegnamento in un corso di cucina.
Il ricordo del focoso Toninho, però, è sempre vivo in Isabella, che viene tormentata dalla voglia di minestra riscaldata.
Si affida allora, ingenuamente, ad una amica che le consiglia un rituale per dimenticare il fedifrago. Per Incanto o Per Delizia.
Il rito funziona e, con esso, sembra che anche la maledizione si attenui. Infatti una tv locale di San Francisco, le offre la possibilità di condurre un cooking show dal titolo inequivocabile: Passion Food, dedicato alla cucina brasiliana.
Per Incanto o Per Delizia.
Così, tra Feijoade, Caranguejo, Siri, Churrascarie varie, Acarajè e l’onnipresente Arroz com feijao Isabella cerca di rifarsi una vita, rendendo più pingui i suoi felici spettatori.
La maledizione, però, ha dei risvolti inattesi anche per Toninho, che non riesce più a procurarsi il pesce necessario per far andare avanti il ristorante oltre a macerarsi nel ricordo della perduta cuoca-amante.
Seguendo una intuizione anche lui arriva a Frisco e, in un bar, la vede impiattare in TV. Per Incanto o Per Delizia.
Riesce a risalire al suo indirizzo e si appalesa per una serenata.
Scambiato, giustamente, per uno stalker, passa una notte in guardina.
La sua performance, però, attira l’attenzione di Cliff, il produttore del programma della moglie, che lo assume per rendere ancora più farcito di luoghi comuni il programma (ed anche il film).
Ovviamente la sua presenza è il pretesto per tonare a infastidire la moglie con richieste pressanti di ricongiungere la coppia, altrettanto ovviamente l’unica convinzione che si rafforza in lei è quella di chiedere il necessario divorzio.
Proprio all’ultimo, però, una rete nazionale vuole comprare il programma. Isabella resta disorientata e decide di licenziarsi.
Cliff si fa avanti, ma lei di maschi non vuole più saperne, andando in difficoltà anche come cuoca.
Senza lei, in più, anche la presenza di Toninho nel programma è inutile e lo stesso viene licenziato.
I due, abbacchiati, si reincontrano e cucinano insieme.
Potere delle papille gustative!
L’amore ri-sboccia ed il ritorno in Brasile diventa un obbligo.