Di Mimmo Farina,
Cari crapuloni gastrodeliranti, da un po’ di tempo mi ronzava in testa l’idea di parlare di questo film e delle sue connessioni con il cibo.
Il film in questione è Indiana Jones ed Il Tempio Maldetto.
Diretto dal Re Mida Steven Spielberg, sceneggiato a quattro mani con Sua Maestà George Lucas, è una pellicola che mantiene in pieno tutto quello che promette, ovvero divertimento.
Ovvero molto divertimento. Indiana Jones e il pasto maledetto
Diciamolo, è un prodotto di intrattenimento perfettamente riuscito, farcito di camei e citazioni (su tutte il “Club Oby Wan”) e che ha una scena di pranzo, gastronomicamente scorretta, ma che riesce a ricondurci all’infanzia in maniera diretta e giocosa.
Certo, vista con la sensibilità attuale, la cosa sa molto di “white washing” e offre la visuale tipica dell’americano (se preferite dell’occidentale medio) sulla cucina esotica.
Indiana Jones e il pasto maledetto Tuttavia è un po’ come fare un giro al baraccone degli orrori del luna park, si prova inevitabile ribrezzo, si provano molti dubbi sulla veridicità di quanto appare sullo schermo ma si cede volentieri alla sospensione dell’incredulità.
Veniamo al pranzo in questione: si parte con il “serpente a sorpresa”, che con tutto il massimo impegno, non ho trovato tra le ricette tipiche indiane, si prosegue con degli stuzzichini a base di scarabeo (in realtà secondo le ultime tendenze in materia di cibi alternativi questo piatto potrebbe non essere molto improbabile) per arrivare al consommé a base di (brrrr) bulbi oculari di non meglio specificata provenienza.
Questo per le portate di apertura.
l dessert farebbe indignare più di un animalista o vegano, visto che si parla di un raccapricciante cervello di scimmia semifreddo, che ha davvero poco di invitante.
È chiaro che chi ha scritto il film ha volutamente calcato la mano sulla esoticità e sul ribrezzo, dimenticando, però, che l’India è la patria delle più buone spezie che insaporiscano le tavole di tutto il mondo. Se proprio uno ha voglia di assaggiare le bontà della cucina indiana (detto tra noi una scelta davvero felice) potrebbe provare il pollo tandoori, i chapati (una sorta di piadine), il delizioso pollo al curry, la chutney o l’agnello alla curcuma, questo solo per citare le prime ricette che possono venire in mente.
Insomma, il buon professor Jones è sicuramente animato da ottime intenzioni (contrastare la piaga del lavoro minorile, non solo nella cucitura dei palloni Nike), ma come divulgatore dei piaceri del palato in salsa indiana ha ancora parecchia strada da percorrere…
Indiana Jones e il pasto maledetto