Di Mimmo farina,
Come sicuramente saprà chi segue il nostro blog, ancora di più i pazienti lettori della nostra rubrica dedicata al cinema ed al cibo, la nostra è più di una ricerca gastrocinematografica.
Ci piace indicare i film che hanno attinenza, più o meno decisa, col cibo, e ci piace indicare anche i piatti che, per un motivo o per un altro, spiccano all’interno della storia narrata sullo schermo.
Ci sono però dei film che mettono in difficoltà anche il recensore più goloso. Il Pranzo di Babette.
Le papille soffrono, anche perché molti sapori sono ignoti, appaiono sulla pellicola ma non è capitato di poterli provare, in alcuni casi non si ha il coraggio di affrontare determinati piatti.
Uno di questi casi è rappresentato dal film che ogni rassegna cinema e cibo inserisce, invariabilmente, al suo interno. Siamo nel 1987, il paese è la Danimarca, il regista è Gabriel Axel ed il film è, lo avrete senza dubbio capito, Il Pranzo di Babette.
Un film che ha il pranzo quale pretesto per far saltare all’occhio le differenze tra le culture europee, in specie quelle danesi o nordiche in generale raffrontate alla cucina che, forse immeritatamente nell’immaginario collettivo, si immagina essere la più raffinata e fantasiosa del mondo, ovvero quella francese.
Inutile scendere in discorsi sciovinisti, sulla presunzione o sui cliché che caratterizzano i nostri amati/odiati cugini d’oltralpe.
Si parla di opere di fantasia, quindi concentriamoci, sospendiamo la nostra incredulità e gustiamoci lo spettacolo.
La trama è presa da un libro di Karen Blixen, le cui opere almeno in quattro casi hanno goduto di trasposizioni cinematografiche, le più famose delle quali sono questa e La Mia Africa.
Babette è una cuoca parigina che finisce esule, dopo la repressione della Comune di Parigi (1871) in un piccolo villeggio danese. Il Pranzo di Babette.
Qui viene accolta da Martina e Philippa, due anziane single stagionate che la ospitano in cambio dei suoi servigi in qualità di governante.
Circa 14 anni dopo (1885) Babette riceve una cospicua somma dalla Francia, una vincita alla lotteria (in Italia tutto ciò non sarebbe mai accaduto….) di 10000 franchi. Il Pranzo di Babette.
Anziché utilizzare i soldi per tornare in patria Babette decide di offrire un pranzo dedicato alla memoria del pastore luterano, padre delle due ospiti, nel centenario della nascita. Le due donne vedono il pranzo come una minaccia per la tranquillità delle loro esistenze, per cui, non potendo rifiutare, chiedono ai compaesani di non esprimere alcun giudizio sulle vivande.
Il pranzo sarà per 12 invitati, ai quali si aggiungono le tre donne. A dispetto delle premesse, però, le portate mutano gli umori, funereo/bergmaniani dei nordici.
Infatti l’insieme creato dalla convivialità creata da Babette, porta il buonumore, una sensazione ben nota al gastrodelirante tipo.
Il voto, però viene rispettato, quindi i commenti sono sempre distanti dalle portate. Tuttavia, Babette non è esattamente una sconosciuta. Il Pranzo di Babette.
Anni addietro, infatti, il generale Lowenhielm che aveva corteggiato una delle due sorelle, era stato a Parigi, al Cafè Anglais, dove aveva degustato la cucina di una donna che riusciva a trasformare la sua cucina in una avventura amorosa.
Tale donna altri non era che la stessa Babette.
Il film si conclude su una gioiosa concordia ritrovata e con la decisione di Babette, che ha speso tutti i suoi soldi per allestire il desco, di restare in Danimarca, anche perché in Francia non la attende più nessuno. Il Pranzo di Babette.
Il menù? Giustamente non si può non farne menzione. Si parte con un (antiecologico) Brodo di Tartaruga, seguito da dei Blinis Demidoff (piatto che ignoravo e che sembra consistere in delle tartine realizzate con delle minicrepes, decisamente invitanti almeno alla vista). Il Pranzo di Babette.
Si passa poi alle Quaglie en Sarcophage che nonostante il nome in stile Halloween altro non sono che dei vol au vent riccamente farciti con petto e cosce di quaglia, fegatini misti, funghi speck, erbe aromatiche e burro, il tutto accompagnato da una normale insalata mista. Il Pranzo di Babette.
Il pranzo si chiude su un ricco vassoio di formaggi misti (siamo pur sempre in una celebrazione della cucina francese, un imponente Savarin e poi, per sgrassare, frutta mista, caffè con tartufi al rum e un po’ di pasticceria secca (pinolata, frollini ed amaretti).
Non vi nascondo che la sezione dei vini ha risvegliato il mio essere Edgarallanpoeano. Il Pranzo di Babette.
Infatti, oltre a vari champagne spicca una bottiglia di Ammontillado bianco che mi ha fatto tornare in mente che, sì, è bello l’ottimismo che trasuda da un convivio di tale qualità, ma un giro nelle cantine, con l’amico Fortunato, offre sempre il suo brivido finale…
“Seduta sul tagliere della cucina, Babette era circondata da una tale quantità di casseruole e padelle unte e annerite, come mai le sue padrone avevano visto in vita loro.”
da “Il pranzo di Babette” di Karen Blixen