Di Mimmo Farina,
Chocolat come mescolare i sapori e vivere felici.
C’è un film, in verità più d’uno, che quando si parla di rassegne dedicate al cibo, non può essere evitato, almeno come citazione o perché estremamente evocativo nella memoria collettiva.
Esattamente per questo motivo, finora, me ne ero tenuto alla larga, anche perché, disprezzando il romanticume su schermo, temevo fosse un indigesto polpettone.
Devo ammettere che invece mi sbagliavo, anche di molto.
La pellicola in questione è Chocolat (2000), diretta dallo svedese Lasse Hallström e interpretata da Johnny Depp (in realtà presente in un ruolo da non protagonista, ma ovviamente sparato sui cartelloni a tutto tondo) e Juliette Binoche.
Chocolat come mescolare i sapori e vivere felici.
Ambientato in un poetico e, all’apparenza, idilliaco villaggio francese, nei tardi anni ’50 del ‘900, è un bell’apologo sulla diversità, mascherato da filmettino leggero.
Nel paese (Lansquenet-sur-Tannes) tutto procede secondo norma, tutti hanno il loro posto, come ai tempi feudali, ed ognuno sa quale sia il suo ruolo in società.
I ritmi vengono scanditi dalla funzione domenicale, dove un giovane ma già disilluso sacerdote amministra il suo gregge sotto la supervisione del vero pater familias del paese, il sindaco Paul de Reynbaud (Alfred Molina), nobile locale, devoto e bigotto.
Le cose iniziano a mutare con l’arrivo di due forestiere, Vianne Rocher (Binoche) -nomen omen- e sua figlia Anouk.
La ragazzina ha come amico immaginario un canguro di nome Pantoufle.
A dispetto del periodo quaresimale, Vianne apre in paese una cioccolateria iniziando a risvegliare, tramite il sollucchero del palato, le represse voglie dei paesani.
Alcuni, tra loro, stringono anche amicizia con le due straniere; è il caso della scorbutica Armande (Judy Dench) e della sottomessa Josephine (Lena Olin) che mal tollerano la cappa di ipocrisia imposta dal sindaco e ben indossata dai compaesani.
A complicare le cose v’è da dire che Armande è diabetica e che sua figlia (Carrie Ann Moss) Caroline è una fervente devota del conte.
Ovviamente il sindaco non potrà tollerare qualcosa che sia fuori dal suo controllo, il piacevole vento anarchico rappresentato da Vianne potrebbe mutare in pericolosa bufera e va pertanto represso subito.
Da qui partono boicottaggi e sermoni imposti al sempre più riluttante padre Henri, i cui effetti, però, saranno destinati a infrangersi contro il dolce sapore della novità.
Altro momento di tensione, e vera chiave di lettura del film, è l’arrivo degli zingari, in testa l’affascinante Roux (Johnny).
Il paese, infatti, chiude i porti, si rifugia nel più classico isolazionismo segregazionista, pensa prima ai compaesani, e anche Vianne si ritrova isolata.
Sembrerebbe il trionfo del conte Sal… de Reynbaud, riuscito ad ottenere, per altre vie, quello che voleva sin dall’inizio.
Gli amici di Vianne, però, non la abbandonano e partecipano ad una cena, organizzata insieme ai nomadi, che però risulterà fatale ad Armande, stroncata dal diabete.
Oltretutto, complice il clima di razzismo, qualcuno, nottetempo, incendia le chiatte degli zingari (all’epoca le ruspe non erano diffuse come oggi) senza vittime.
Tale atto stimola in Vianne la riflessione di aver fallito nel suo tentativo di cambiare la ottusa mentalità locale e vorrebbe partire, scontrandosi però con la figlia.
Il litigio culmina nella rottura dell’urna con le ceneri della madre di Vianne, fatto che la induce a ripensare i propri propositi di partenza.
Anche i paesani, comprendendo che la strada percorsa è quella sbagliata, si fanno trovare al locale ed anche il conte abbandona il bigottismo per cercare di vivere la vita in maniera più libera.
E il bel Roux torna in paese per impalmare la cioccolataia.
Chocolat come mescolare i sapori e vivere felici.
È decisamente evidente che il messaggio di libertà, apertura e tolleranza, ben si sposa a questi tempi bui, come il miglior fondente, per questo la visione del film supera le pur interessanti connessioni gastrodeliranti, che non mancano, ad esempio la gag del cioccolatino preferito che Vianne tenta di indovinare con Roux, per offrire un messaggio di apertura e conciliazione.
Si cucina meglio mescolando gli ingredienti, sembra volerci dire Hallström, piuttosto che dividendo i cuochi in base alle singole cucine.
Da parte nostra sposiamo il messaggio e degustiamo, con piacere, una pralina fondente e peperoncino!