Di Mimmo Farina,
Non è detto che ogni volta che al cinema si vede un incontro col cibo questo debba essere invitante. brutti sporchi e cattivi
Spesso il rapporto col cinema in celluloide (ormai in pixels) punta se non alla repulsione dichiarata (in questo senso potrebbe tornare utile il pranzo “indiano” del secondo capitolo di Indiana Jones) almeno ad un disagio.
Proprio in questo senso, qualche giorno fa, ripensavo a Brutti Sporchi e Cattivi, del regista recentemente scomparso Ettore Scola.
Il film, che si infila di diritto in un filone “cinico-pasoliniano”, vede giganteggiare nel cast Nino Manfredi, in un ruolo di rara cattiveria ma che ne esalta oltremodo il talento interpretativo.
Il nostro è un capofamiglia, di probabili ascendenze pugliesi, che tiranneggia sulla sua famiglia sottoproletaria, in quanto proprietario della casa (eufemismo) nella quale tutti i componenti tornano per la notte e le attività, motorie o meno, ad essa collegate.
Oltre a questo, forse soprattutto, a causa di un infortunio sul lavoro il padre-padrone ha un milione di lire in un nascondiglio segreto. Tiranneggiando a destra e a manca Giacinto Mazzatella crede di poter tirare la corda a suo piacimento, ovviamente sottovalutando le capacità di reazione del nucleo familiare.
La goccia che fa traboccare il vaso è la relazione che Giacinto intreccia con una corpulenta prostituta partenopea, con la quale dilapida, almeno in parte, il capitale sul quale gli avidi e vessati familiari avevano messo gli occhi da un po’.
A quel punto la vendetta corre sul tavolo, in occasione di una comunione viene imbastita una tavolata, apparentemente allegra e gioviale.
Ovviamente il non detto è ben altro. brutti sporchi e cattivi
Si prepara una abbondante spasa di pasta maritata, versione apparentemente povera della pasta al forno.
Dico apparentemente perché la pasta maritata prevede uova, carne, pomodoro e mozzarella, una bomba calorica da far impallidire anche Chef Rubio!
La mega porzione destinata al personaggio interpretato da Manfredi è però condita con un ingrediente che non ci sentiremmo di consigliare per aumentare la sapidità della portata: del veleno per topi, versato copiosamente come parmigiano.
È qui che lo stimolo appetitoso cede il passo al turbamento, oltre che al successivo moto repulsivo.
Un inquietante pensiero che adesso vi attanaglierà, e vi farà guardare con sospetto al prossimo pranzo domenicale… brutti sporchi e cattivi