Dietologi alla larga!
Di Mimmo Farina,
Uno dei più grandi nemici dei crapuloni è il dietologo.
Ovvio, non stiamo parlando dei casi in cui dimagrire è una necessità di salute. In quel caso, infatti, il dietologo è un santo, oltre che un amico.
Nemmeno parliamo di quando la dieta riconquista il suo valore semantico di norme di vita e di alimentazione.
Parliamo di varie fissazioni e mode (punti, cavallo, dissociata, dukan, lemme ecc.), fissazioni e mode che poi trascendono nelle paranoie e nelle manie, cose che si ripetono con drammatica regolarità nel corso degli anni.
Ogni epoca ha le sue fisime, e la nostra, tra le tante che emergono, ha anche questa. 7 chili in 7 giorni
Figli del benessere eccessivo? Sicuramente.
In ogni caso a volte si sottopongono a queste immense torture persone che non ne hanno bisogno, così come a volte basterebbe essere un po’ attenti per evitare di arrivare a questi punti.
Tutto ciò è ben ritratto in un film del 1986 di Luca Verdone (fratello meno dotato dell’istrionico Carlo), con protagonisti Renato Pozzetto e, appunto, Carlo Verdone.
Parliamo di 7 chili in 7 giorni pellicola che, già dal titolo, promette risultati mirabolanti.
Risultati che, come ben sa chi fa una dieta, sono difficilmente raggiungibili in questo arco temporale, a meno di non ricorrere a digiuni “ghandiani”.
La storia vede due laureati in medicina, non esattamente dei luminari, aprire in un casale di campagna, di proprietà della moglie di Verdone, sorella e figlia di macellai, una casa di cure per obesi dotata di ogni comfort e soprattutto estremamente costosa.
Meriterebbe, a questo punto, l’aprirsi una parentesi su che cosa siano i macellai nell’immaginario cinematografaro romano.
A memoria mia, quindi non con la pretesa dell’esaustività, il macellaio nei film italiani, soprattutto in quelli ambientati nella capitale, è un personaggio di squallore e pochezza uniche.
Gretto, insensibile e avido come non mai. Un approfondimento futuro è necessario.
Torniamo comunque ai nostri eroi. 7 chili in 7 giorni
In poco tempo i clienti affluiscono al casale. Le tipologie vengono rispettate, ma emergono il bambino iperodioso, la bellona (che non avrebbe, in realtà, alcuna necessità di dimagrire), un vigoroso pugile e un vescovo.
La dieta 7 chili in 7 giorni si sostanzia nei citati digiuni e nella assunzione di una oscura pappa, creata dal direttore sanitario, e sulla cui qualità non sarei pronto a giurare.
Tra strani disseppellimenti di cibo imboscato, da parte dell’odioso infante, e tresche più o meno in stile “Il Portiere di Notte” tra Silvano (Pozzetto) e la fatalona (Tiziana Pini), la situazione arranca fino alla rivolta dei pazienti i quali, novelli zombie, danno l’assalto alle cucine e, in spregio alla volontà dimagritoria, si abboffano senza alcun ritegno.
L’epilogo, poi, è da pentiti. 7 chili in 7 giorni
Infatti i due, abbandonata la fallimentare deriva dietista ci danno grande soddisfazione con l’apertura del più calzante ristorante – trattoria “Ai Due Porconi”, dove è un trionfo di carbonare, amatriciane, porchette, salumi e formaggi in un inno al colesterolo che, sicuramente, potrebbe far inorridire più di un salutista e più di un vegano.
Ma la soddisfazione che si vede sul volto dei commensali, ça va san dire, tutti ben oltre il concetto di leggero sovrappeso, a noi non sembra dettata solo da finzione scenica, tanto da stimolare anche languori che è bene, forse, far restare sopiti…
Gran film.
Apparentemente un po’ ruspante e con qualche momento di scivolate verso le macchiette, ma ora, nel 2107 in tempi di dietismo obbligato e rampante che supera il ridicolo ridiventa da vedere e rivedere