La prima lunga macerazione non si scorda mai
Di Lorenzo Tuffanelli,
Aprile 2016, nel nostro ristorante di pesce preferito, io e Ivan decidiamo di bere una Ribolla Gialla. Ci cade l’occhio su una bottiglia, un po’ costosa, ma notiamo che il formato è da litro, un minuto di riflessione… presa!
Nonostante gli avvertimenti dell’oste, che premuroso ci ha fatto notare la difficoltà di comprensione della Ribolla di Radikon, ancor più invogliati e incuriositi, attendiamo l’intervento del tirabuscion. È un 2008, la temperatura di servizio è solo leggermente più bassa rispetto a quella dei rossi.
I bicchieri vengono irrorati di un arancio intenso e luminoso.
Più tardi scoprirò che Radikon è uno dei pionieri della preparazione degli orange wine.
Appena avvicino il naso capisco di dover mettere da parte alcune delle nozioni apprese negli studi universitari e ascoltare quell’ossidazione e capirla.
Sono di fronte a una esperienza diversa, nuovi profumi, fruttati sí, ma di una frutta estremamente matura, profumi evoluti che parlano anche di spezie e di frutta secca.
Il sorso è secco e complesso, sapido, fresco e minerale, leggermente tannico e lunghissimo.
Fortunatamente abbiamo a disposizione ben un litro di questa meraviglia e ci accorgiamo che, bicchiere dopo bicchiere, si assiste ad una evoluzione continua.
Inutile dire che è subito amore. Ribolla di Radikon
I vigneti di Radikon si trovano a Oslavia (GO), al di là dell’Isonzo, sulle propaggini orientali del Collio. Qui il microclima è caratterizzato da una notevole ventilazione è una forte escursione termica, il terreno, detto ponca, è composto da stratificazioni arenacee e marnose di origine eoceanica, ricco quindi di sali e microelementi che conferiscono al vino inconfondibili caratteristiche.
La Ribolla è prodotta da viti di trent’anni allevate ad alberello in spalliera e a guyot in regime biologico con una resa di 35 hl/ha.
Pochi grappoli belli e sani. Ribolla di Radikon
L’uva viene diraspata e posta in tini di rovere dove si svolge la fermentazione a contatto con le bucce senza controllo della temperatura e senza l’aggiunta di lieviti selezionati.
Per tenere sempre immerse le bucce durante tutta la macerazione si eseguono 3-4 follature manuali al giorno.
Alla fine della fermentazione alcolica i tini vengono colmati e chiusi.
Il vino rimane a contatto con le bucce per 3-4 mesi, qui avviene la fermentazione malolattica. La lunga macerazione delle uve bianche era una tecnica usata dai contadini di un tempo per produrre vini che potessero resistere all’ossidazione.
Dopo la svinatura, il vino riposa in botti di rovere da 25-35 hl per circa 4 anni, durante questo periodo si effettuano solo alcuni travasi quando è necessario.
Imbottigliamento senza filtrazioni e chiarifiche in bottiglie da un litro e da mezzo litro, senza aggiunta di conservanti.
Insomma come approccio ai vini Triple A (Agricoltori, Artigiani e Artisti) ci è andata proprio di lusso! Ribolla di Radikon
http://www.radikon.it
info@radikon.it
Perito agrario, laureato in viticoltura ed enologia ho sempre lavorato nel campo della ristorazione.
Partito come cameriere extra del fine settimana, sette anni fa ho aperto una mia attività a Milano.
Ora vorrei intraprendere una nuova esperienza seguendo la passione per il buon vino.