I vini subacquei o… UnderWaterWines a chi giovano?

Per casogiorni addietro, per la prima volta ho assaggiato uno dei cosiddetti vini subacquei, per meglio dire affinati in mare, oppure detti all’inglese che è sempre più glamour, underwaterwines. vini subacquei

vini subacquei

Pochi cc degustati di un rosso, visto anche il costo della bottiglia più o meno sui 200 euro, ma sufficienti però a un palato decentemente “rodato” come lo è quello del sottoscritto per esprimere un sommario giudizio, scevro però da condizionamenti umani e/o ambientali, visto il totale anonimato nel momento e nel luogo dell’assaggio.

Partiamo non dalla base, ma dalla cima della piramide, cioè dall’aspetto sensoriale, che dovrebbe essere quello più importante. vini subacquei

Questo vino, una DOC che, come altre centinaia in Italia, leggendo puntigliosamente il disciplinare risulta dalle maglie troppo larghe, anche perché redatta all’insegna del volemose tutti bene” per non scontentare nessuno, non è stato nulla di che.

Ne’ al naso, ne’ al palato nessun particolare che lo caratterizzasse rispetto ad altri del medesimo vitigno

Nulla di insolitamente diverso o accattivante rispetto una bottiglia della medesima tipologia e vitigno, ma di altre cantine. vini-subacquei

Magari solo un attimo più “hard” perché prima dell’affinamento “tradizionale” in acciaio, quello rituale che precede quello nei fondali, è rimasto “sulle bucce” qualche giorno in più, ma nulla di più di uno affinato in una tradizionale cantina.

Insomma… niente di che, sotto ogni punto di vista

Il solito onesto e impeccabile rosso (come altre decine di migliaia lungo lo stivale), un po’ scontato e frutto dello scrupoloso compitino professionalmente eseguito dall’enologo di turno che così sensorialmente accontenta un po’ tutti, affidando la sua “fortuna” soprattutto a un buon marketing, alla comunicazione e perché no, alla presenza come testimonial di qualche nome celebre alle indispensabili presentazioni, fatte quasi sempre in luoghi mediamente “fighetti” con l’immancabile corollario di politici di ogni schieramento & autorità varie.

Però, visto che le mie personali considerazioni sensoriali pare siano state più o meno le medesime di tanti altri, noti e meno noti, che hanno degustato questo (ed altri) vini della medesima tipologia “sub” e di vitigno con i quali mi sono confrontato, arriva il momento di districarsi sulle reali o presunte caratteristiche di questo “affinamento subacqueo” e poi, necessariamente con i costi.

Partiamo da un semplice fatto fisico.

Ogni 10 metri di profondità la pressione aumenta di una atmosfera.

Indi, a 30 o 50 metri di profondità, la pressione che graverà su tappi e bottiglie sarà tra tre e 5 atmosfere.

Nulla di trascendentale, ma sono indispensabili ottimi tappi e bottiglie di qualità, onde evitare implosioni o esplosioni, oppure che l’acqua salata si infiltri in bottiglia. Cinque atmosfere non sono tantissime, ma neanche poco.

I tappi, il tallone di Achille di tanti vini… 

In una classica cantina, se un vino lo si suppone adatto ad affinare e/o invecchiare, ci sarà grande attenzione alla qualità del tappo, perché quest’ultimo, deve permettere un limitato, ma ben controllato passaggio di aria per permettere al vino di evolversi con gli anni.

Viceversa, in un vino ritenuto adatto a un affinamento sott’acqua, l’attenzione al tappo sarà per una chiusura assolutamente ermetica e resistente alla pressione, pena infiltrazioni di acqua salata nel vino. vini-subacquei

Quindi, giocoforza si deve parlare di affinamento in un ambiente davvero anaerobico.

vini-subacquei

Ora, aggiungiamo che a 30 o 50 metri sotto il mare di luce ne arriva poca o niente, e che la temperatura media nel nostro mar mediterraneo (sempre a 30 o a 50 metri sotto) generalmente è circa di 14 gradi, con punte invernali nell’alto adriatico di 10°, ed ecco che la pressione e i piccoli movimenti di corrente sul fondo che dondolano un po’ le bottiglie, creano condizioni parzialmente assimilabili (ma  non proprio uguali), a quelle di un tradizionale affinamento in cantina.

Però…. basta tutto questo a rendere molto diverso un vino affinato sotto il mare da uno affinato tradizionalmente in una cantina “classica” e, a giustificare il conseguente forte aggravio di costi?

In ogni caso (ritrovamento di bottiglie ferme da un secolo e più in un relitto nel Baltico a parte), manca una casistica fatta in modo scientifico, precisa e affidabile su cosa succede realmente in dettaglio. vini-subacquei

Molti esperti “indipendenti”, alias non legati in alcun modo a cantine o “firme” che affinano sott’acqua, su questo punto sono molto scettici, puntando il dito contro (qualcuno anche a favore) l’affinamento completamente anaerobico, ritenuto non sufficiente per dare un giusto contributo di complessità sensoriale a un vino.

Tornando al vino da me assaggiato, che come già scritto al dettaglio costa più o meno sui 200 € per un bottiglia da 750 cc.

Cifra importante, almeno per una bottiglia di una cantina poco nota e da pochissimo sul mercato.

Personalmente, in qualche caso potrei anche essere anche propenso a spendere questa cifra, ma pretendo vini non dico “memorabili”, ma almeno di grandissimo valore intrinseco e/o di tradizione, non di marketing e immagine pompata e patinata.

Così, informandomi confidenzialmente con alcuni addetti ai lavori, sono a venuto a conoscenza dei costi (parecchio variabili a seconda dei luoghi e condizioni) di queste operazioni eno-subacquee…

Oltre i costi fissi, il costo di produzione del vino “in vigna”, trasporti, ammortamenti, burocrazia, autorizzazioni etc etc, a fare la parte del leone sono i costi di immersione ed emersione dal fondo marino, macroscopicamente superiori a quelli di produzione del vino veri e propri…

Senza avere la certezza della verità, ma facendo i classici due conti della serva, ogni “operazione” di immersione & emersione di una gabbia carica di bottiglie di vino, che va fatta necessariamente solo con appositi mezzi e personale specializzato, ha un costo complessivo di almeno 20.000 o 30.000 euro, mica noccioline!

A questo costo, va aggiunta anche la remunerazione di chi, in seconda istanza, farà le periodiche “ispezioni sottomarine” per controllare che tutto vada per il meglio, queste fatte solo da sub specializzati.

Qui, non si parla parla del “canonico” mezzo metro di profondità prossimo al bagnasciuga, ma di operazioni su fondali che vanno dai trenta ai cinquanta metri, certamente non abissali, ma che esigono per gli operatori i giusti tempi per decompressioni e altro, patrimonio questo di chi è un professionista e, che giustamente si fa ben pagare la sua… professionalità.

Indi… per 800 bottiglie circa (ma anche di meno o di più…), a occhio la media di una “gabbia” calata in profondità, il costo è di qualche ulteriore migliaio di euro tra trasporto, ispezioni sub etc etc oltre ai 30.000 euro (decisamente al ribasso) già menzionati per calo e ritiro del gabbie dalla “cantina subacquea”.

Il tutto, presumibilmente per difetto, arriva ad incidere almeno per (circa…) 35 – 40 € su ogni bottiglia, e questo escludendo altri costi, come cantina, vigna, distribuzione, personale, ammortamenti etc etc…

Non è poco. vini-subacquei

Però, volete mettere l’aura di emozione e di “glamour” con tanto di “ohhh” che crea la teatrale operazione di calo e ritiro dai fondali di tante belle bottiglie incrostate come da manuale, logicamente sotto l’obbligatorio occhio e le luci delle telecamere e di (quel che resta…) della stampa, con una quieta visita in una cantina vecchio stile, di quelle cinque o dieci metri sottoterra dove la temperatura è costante così come la pressione atmosferica?

Ed ecco a voi bello & pronto l’ennesimo caso di una riuscitissima operazione di creazione di un “valore aggiunto” assolutamente disgiunto dal reale valore di quel che potrà anche essere un buono o perfino ottimo vino, ma dove il costo di produzione primario (in cantina) è assolutamente slegato da quello che raggiunge la cosa per il consumatore finale.

vini subacquei

Non è etico, affatto, e anche in questo caso si vende un’idea, magari anche simpatica e ammaliante ma a carissimo prezzo, ma non quel che c’è in bottiglia per stuzzicare i sensi.

Niente paura però, questo da sempre accade in tanti altri campi…

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