Di Fabio Riccio
L’altro giorno per caso incontro un mio conoscente, sommelier diplomato e commerciante.
Era da un po’ che non ci si incrociava, e così dopo i convenevoli e le cordialità di rito si arriva al momento di dire… che novità mi racconti? Ed io, sapendo che lui è (anche) sommelier subito esordisco:
«Sono appena reduce da Fornovo (PR) da Vini di vignaioli».
Silenzio.
«Sai cosa è?»
«No…» risponde con sguardo perplesso…
«Una fiera, ormai alla tredicesima edizione, tutta dedicata ai vini del mondo naturale, biologico, biodinamico e non – davvero non la conosci?»
«No…»
Ancora silenzio… poi arriva la risposta insieme ad uno sguardo di commiserazione, tra lo schifato e il supponente.
«Ma… c’era anche qualcosa di bevibile?»
Fine del primo atto.
Tralascio il resto della conversazione, perché rischio di inoltrarmi nel teatro dell’assurdo, e sia Beckett che Ionesco dall’aldilà potrebbero citarmi per plagio…
La risposta di questo “sommelier” (le virgolette sono opportune) è esemplificativa di quanta strada ancora c’è ancora da fare per abbattere paletti e stereotipi che, una parte ancora maggioritaria del mondo “ufficiale” (ancora virgolette…) dell’enologia, con supponenza e cattiva coscienza mette sul cammino dei vini dello sfumato mondo del naturale, o per dirla alla maniera di Alice Feiring, del “vino nudo”
Insomma… per tanti (troppi ancora…) il vino naturale è considerato ancora una sorta di passatempo per eccentrici, per dilettanti irregolari, dove magari qualche bottiglia ogni tanto è anche bevibile, e il resto rimane solo un trastullo per incalliti romantici che non hanno idea di cosa sia realmente il vino.
Fornovo tredicesimo atto… tanti gli espositori, molti a me noti, molti li conosco personalmente.
Tangibile la presenza da chi è arrivato oltreconfine, Francia in testa. Bello!
Proibitivo degustare tutto, difficile mantenersi lucidi, se non con esercizi di accorta ed equilibrata ripartizione di cibo e nettare di bacco.
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Immaginate… una serie di grandi tendoni da fiera, con sotto tanta e tanta gente fin dal mattino. La giornata è calda – non sembra inizio novembre. Sotto i tendoni è ancora più caldo. I tendoni sono ok, pratici e funzionali – ma… perchè non farli più grandi e ariosi?
I visitatori aumentano di anno in anno!
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Dimenticate… cravatte e divise varie – qui ognuno (espositori e visitatori) si veste come gli pare & piace. Non ho visto un tastevin neanche a pagarlo. Meglio così.
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Immaginate… una simpatica baraonda di varia umanità in mezzo al fragore, che erra alla ricerca della (sua) cantina del cuore, sgomitando (non troppo) tra altri assetati armati di regolamentare calice. Nonostante questo, c’è una gran bella atmosfera di “leggerezza”, nessuno prevarica.
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Dimenticate… gli “elegantoni” con cartelline e borse in pelle in cerca di affari. Chi conclude affari a Fornovo (speriamo di si!), di certo lo fa’ in maniera informale. Meno male…
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Immaginate… di stare in una sorta del paese dei balocchi (per me…) enologicamente parlando.
Ed ecco a voi… Vini di Vignaioli 2014
A questo punto i lettori gastrodeliranti vorranno essere edotti sulle impressioni, le novità, l’aria che tira nel mondo del naturale… Sarò breve.
Pur rimanendo un qualcosa ancora per quel che riguarda i numeri di nicchia, il mondo del vino naturale è in crescita. Il sottoscritto, che gira molto per ristoranti e affini ha (un po’) il polso della situazione.
Beh… credetemi – sono sempre di più i locali (principalmente nella fascia media e alta di mercato) che nelle carte dei vini aggiungono la loro brava paginetta (o più) di vini “naturali”.
La cosa fa’ molto piacere, ed è indicativa della nascita di una nuova fascia di fruitori sempre più attenti o… pionieri, che inizia ad accostarsi a questo modo di fare vino.
Ritornando a Fornovo cosa dire… ho assaggiato tanto, ma tralasciando quelli a me noti, devo dire che nella maggioranza ho assaggiato sempre e comunque vini corretti, e questo non solo dal punto di vista formale.
Ormai il tempo delle eno-ciofeche (alias castronerie) spacciate per naturale, è per fortuna solo un ricordo.
In termini di approccio “emozionale” e non meramente tecnico, ben più di un vino mi ha entusiasmato, mentre qualche altro invece, pur in un contesto di sostanziale correttezza, non ha lasciato memoria del suo passaggio nelle mie papille gustative, vini superflui, vini pleonastici…
Come dire… anche nel mondo naturale c’è chi si limita a fare “bei compitini”, magari politicamente corretti, ma privi di qualsiasi appeal, di tangibili emozioni nel bicchiere, quest’ultima per me cosa fondamentale.
Il concetto di “vino buono” del sempre compianto Mario Soldati…
Ma anche il trovare vini e cantine che non entusiasmano fa’ parte della raggiunta maturità di questo mondo.
Non solo perché “naturale” un vino è, e deve per forza essere un ottimo vino…
Però, la cosa più importante è che da Fornovo (pur con i debiti distinguo) parte ogni anno un segnale forte in direzione opposta allo strapotere dei grandi nomi nazionali e internazionali del mondo del vino, e dei tanti piccoli emulatori che gli vanno al traino.
Nomi, ma sarebbe meglio dire capitali, che riconducibili a pochi, condizionano, piegano e plasmano il mercato e i gusti dei consumatori, in quella che se esaminata con un po’ di criterio e a mente ben aperta, è diventata solo una luccicante pantomima del del vino.
Il vino non può, e non deve essere un prodotto industriale, ma deve rimanere legato strettamente al territorio e all’artigianalità del produttore, questo è il succo del messaggio che ogni anno parte da Fornovo.
Cito il compianto Mario Soldati, certamente un precursore –
«Il vino buono è quello che riesce a restituire le caratteristiche del luogo d’origine, l’unicità dell’andamento climatico di ogni annata, la capacità di cambiare nel tempo e nel bicchiere»
Cosa altro dire… è stato bello stare a Fornovo!
Fare elenchi di buoni e cattivi è sempre una cosa sterile, inutile, ben poco gastrodelirante.
Così, complice quel poco di lucidità che tra un assaggio e un altro mi ha permesso di scattare qualche foto, allego qui per i gastrolettori un po’ di volti (e bottiglie…) visti e conosciuti in fiera.
Giusto per farmi invidiare un po’…
Alla salute!
P.S. – Il buon commerciante-sommelier di cui ho parlato all’inizio del pezzo, mi ha fatto tornare in mente la risposta avuta a inizio estate da un commesso (addetto, venditore, chiamatelo come volete..) di una grossa ed elegante enoteca in uno dei paesi toscani famosi per il vino, quando alla domanda se nel mare di bottiglie esposte avesse qualcosa di naturale… risposta fulminea: «Intendete quei vini che puzzano?»
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Su Fornovo tutti gli anni i giudizi si dividono…
Il mondo enologico “altolocato” guarda con sufficienza manifestazioni come questa- “c’è poco di veramente bevibile”, e se lo è è per puro caso…” questo ho sentito dire lo scorso anno.
Certamente chi ama questo tipologia di vini, alias vini “poco costruiti” e rispettosi (non tutti eh…) del concetto di Terroir a fornovo er a casa.
Ma il bello di Fornovo, è la assoluta informalità, e l’atmosfera di convivialità, questo è il plus che nessuna fiera, mostra, e simili di vino “paludati” potrà mai avere
Fornovo 2014 é in archivio, pregi e difetti inclusi. Spero solo che tutto l’informe movimento del vino naturale cresca, come deve crescere nel mondo “in divisa” dell’enologia di rango la considerazione verso questo tipo di approccio al vino. Invece vedo ancora tanta puzza al naso… L’enologia ufficiale, nella sua parte maggioritaria ancora guarda schifata e prevenuta questo mondo… Fatevi un giro in rete e vedete cosa scrivono i siti piú “enologicamente paludati” di Fornovo e di chi vi partecipa… Quando va bene ci tacciano di dilettantismo…
Tutto per il meglio, tante conferme, qualche novità… Michel Issaly del domaine de la Ramaye è da tenere d’occhio, sempre se non si ha la “puzza al naso” lo si capisce meglio.
La Foradori fa’ salotto, ma anche grandi Vini.
Armani ormai è indispensabile, visto poi che gioca sotto casa.
Barraco è intoccabile, ma anche la cantino Giardino migliora di anno in anno, anche se si presenta con il bottiglione di mio nonno.
Sempre ottime le sputacchiere in plastica ex vernice, i bagni… insomma, c’è di meglio.
Lo spazio però è davvero poco, e la situazione parcheggio peggiora sempre.
Il solito caos ma piacevole. l’anno prossimo tutti a Fornovo (mica Gerusalemme…)
C’è poco da fare, fornovo è unica, per atmosfera ma anche perchè davvero c’è il meglio del mondo del naturale in Italia.