Di Fabio Riccio
Spett.le redazione di Gastrodelirio, desidererei con questa mia porre all’attenzione della redazione una mia esperienza “Vegana”.
Nella mia cittadina (abito nei dintorni di Milano) da qualche tempo è in funzione un ristorante vegano.
Bene.
Una di queste sere, contro qualsiasi logica personale alcuni amici mi “hanno trascinato” presso il suddetto locale.
Male me ne incorse!
Infatti le mie teorie di gusto, di visione olfattiva… ed altro si sono scontrate con questa cucina che io reputo molto “filosofica scientifica”, senza con questo voler mancare di rispetto ai signori avventori che popolavano il suddetto locale.
Vorrei da codesto blog di buongustai un giudizio di come si pongano lor signor nei confronti di codesta cucina.
Io per 3 giorni ho avuto nausea.
Forse, il mio organismo non era abituato all’enorme cocktail di spezie incluse nel cibo ingerito e di cui per “ignoranza” non ho capito tutti gli ingredienti.
O forse è stato il vino biologico di una cantina regionale?
Ma una pasta al pomodoro non è più vegana di tutti gli intrugli propinatimi?
Sul prezzo finale taccio.
Un saluto,
Caro lettore gastrodelirante, come da te espressamente richiesto, ometto nome e luogo di residenza per motivi di privacy e opportunità.
Prima di tutto non so se www.gastrodelirio.it sia proprio il “luogo” appropriato per parlare di veganesimo…
Un sito esplicitamente “godereccio” e crapulone, oltre che politically incorrect e spocchioso nelle sue posizioni, lascia immaginare che siamo “di parte”- in effetti lo siamo.
In ogni caso ci provo…
Andando al sodo –
Pur non sempre condividendole nella loro essenza, rispetto tutte le scelte etiche possibili dell’universo sensoriale del cibo e delle bevande (come l’essere vegani, vegetariani, vegetaliani, crudisti, fruttariani, ehretiani etc etc…) ma, rimango saldamente ancorato all’idea che noi esseri umani nel corso della nostra “darwiniana evoluzione”, siamo stati assemblati per essere onnivori. Su questo punto concordano medici e nutrizionisti e tecnici ben più titolati a dir questo del sottoscritto, semplice crapulone gastrodelirante di provincia…
Purtroppo, tante scelte comportamentali e/o politico-religiose nonché “filosofiche” (incluso il veganismo) specialmente per i “neofiti”, non sempre sono dettate dalla razionalità o da un percorso di meditata accettazione, ma bensì da un forte desiderio di appartenenza ad un gruppo che professi un pensiero “forte”, alias rassicurante e avvolgente (in antitesi al pensiero “debole” di chi privilegia l’agnosticismo) in cui per varie ragioni, o nelle cosiddette “stagioni della vita” si finisce per trovare un senso di appartenenza e di risposta ai propri dubbi, e qualche volta anche inquietudini.
Aggiungo anche che molto spesso quel che noi preferiamo mangiare, non è dettato (solo) dalle legittime preferenze di gusto, ma è anche frutto di memoria, ricordi, e tradizioni familiari.
In poche parole, noi tutti “mangiamo” più con memoria ed emozionalità, che con un compiuto e sviluppato senso del gusto.
Una sorta di ageusia culturale e della memoria.
Il veganismo come già detto, è prima di tutto la scelta di un pensiero “forte”.
Scelta, che rientra nel libero arbitrio di ogni essere umano. Punto.
Essere vegani impone una serie di “privazioni” alimentari (e non solo…) mica da poco… per chi vuole schiarirsi un attimo le idee sull’argomento, ecco in aiuto la pagina di wikipedia – vedi – http://it.wikipedia.org/wiki/Veganismo
In mia opinione, dal punto di vista di amante del cibo, queste tante, forse troppe limitazioni, influiscono negativamente per quel che riguarda la corretta elaborazione del necessario ventaglio di sapori che è fondamentale nella costruzione della sintassi di un buon piatto.
Facendo un paragone… se devo esprimermi parlando, non devo per forza limitare il mio vocabolario SOLO ad un certo tipo di termini ammessi, ignorando tutto il resto. Conseguenza di questo, è la perdita di ricchezza lessicale e delle sempre necessarie sfumature, e in certi casi anche la vera e propria impossibilità di esprimere compiutamente alcuni concetti, in virtù della proibizione dei vocaboli considerati “tabù”.
Insomma… per un gastrodelirante amante del gusto e del cibo, e della loro legittima sintassi come il sottoscritto, invitare un vegano a cena sarebbe la classica mission impossible, anche per Tom Cruise!
Spiego perché.
Il vegano e il vino: lo scrivente non fa’ mistero del bere quasi sempre vini del cosiddetto mondo “naturale” di cui molto si racconta su questo sito.
Ebbene, senza entrare nel dettaglio, c’è da dire che molti di questi vini, usano la chiarifica con albume d’uovo (sistema eminentemente “naturale”) visto che il bianco d‘uovo ha potere ammorbidente sui tannini del vino, rendendolo meno aggressivo.
L’albume d‘uovo poi, non modifica affatto le caratteristiche olfattive del vino. Semplice, naturale, pulito… No?
Eppure… per un vegano questa è pura eresia – le galline non vanno mica sfruttate! – e così quasi sempre sulle loro tavole si finisce per preferire vini biologici, dove (nonostante l’aggettivo in gran vista sulle etichette) sono ammesse altri tipi di chiarifiche (e molto altro…) con sostanze di sicuro non di origine animale, ma che lasciano sbigottito chi è più attento alla salubrità complessiva (e non a certi dettagli mirati “emotivamente”) di quel che realmente c’è nel calice.
Se siete curiosi su questo, date un occhio a questo link e non saltate sulla sedia, oppure buttate nel lavandino la bottiglia appena comprata con in bella vista il marchio “bio” – http://www.civielle.com/IL NUOVO DISCIPLINARE EUROPEO SUL VINO BIO_SOSTANZE AMMESSE.pdf
Non me ne vogliano i produttori di vino da uve biologiche onesti e corretti che nonostante i disciplinari dalle maglie “larghe”, di loro iniziativa nel vino non ci aggiungono proprio nulla, se non un minimo, ma davvero minimo di solforosa per ragioni “igieniche”- ma la legge e i regolamenti della CEE permettono questo – è così. Stop.
L‘abusato aggettivo biologico, pur nel totale rispetto delle leggi in vigore, e dei regolamenti comunitari vigenti, in mia opinione ha ormai ben poco significato. Leggere per credere.
Il vegano in cucina.
Per il “cuoco” vegano, tutto quel che ha la minima traccia di qualcosa di animale deve essere bandito. Un assioma.
Grattacapo di non facile soluzione.
Tracce di prodotti animali si annidano ovunque, dalla crema emolliente per le mani, alla gelatina per dolci, nelle salse già pronte, e perfino in certi concimi usati in agricoltura e di conseguenza in certi vegetali…
Non parliamo poi delle uova e altri “derivati” animali, come i formaggi etc etc… Tutti tabù!
Il risultato è semplice: nella cucina vegana si finisce (quasi) solo ed esclusivamente per usare vegetali coltivati in maniera “etica” (e questo va‘ benissimo!) e quel po’ di minerali che in cucina servono. Tutto il resto è tabù.
Qui i nutrizionisti più obiettivi inizieranno a drizzare i capelli…
Vabbè, direte voi, mica si muore mangiando solo vegetali – si, però…
A questo punto il paragone con chi si esprime lessicalmente con un vocabolario limitato per ragioni di principio, diventa ancor più calzante.
Si può fregiare del titolo di “cucina” nel senso più alto del termine una serie di preparazioni che hanno come base solo ed esclusivamente i prodotti del regno vegetale (e tracce di quello minerale)?
Si può fregiare del titolo di cucina chi (ipocritamente…) definisce “bistecche di soia” tristi assemblaggi di vegetali che che scimmiottano vagamente l’aspetto ( e qualcuno osa dire anche il sapore) di una bistecca vera?
Si può fregiare del titolo di cucina una serie di preparazioni e manipolazioni di alimenti che per diversificarsi nel gusto, letteralmente si “arrampicano sugli specchi”, e che per compensare la mancanza di un sapore proprio si affidano all’abuso acritico di speziature e di salse eccessivamente coprenti, non da tutti gradite e tollerate?
A mio avviso no, o almeno solo in minima parte.
Una cucina con le ali tarpate, chissà...
Un pittore se è valente, può anche dipingere un quadro in bianco e nero, oppure utilizzando solo pochi colori… e il risultato gli darà ragione.
Ma dipingere SOLO quadri con il blù o il rosso è limitativo (a meno che non sei un redivivo Picasso) e alla fine noioso o monocorde.
Nella cucina vegana, per compensare tutta l’assenza del bagaglio sensoriale dei sapori che, mancando la parte animale del ventaglio di ingredienti, fanno i salti mortali davvero… Sui i risultati preferisco non esprimermi.
Quindi… legumi e vegetali vari a più non posso, e fin qui tutto bene, anzi benissimo. Pasta? Ok, basta che non sia all’uovo (sorrideranno le galline…) e che non abbia additivi animali (spesso presenti in minime dosi, e non dichiarati), meglio ancora se di riso…
Il Pane? Ok, va bene, stesso discorso della pasta – bene i pani all’olio, tabù quelli con un po’ di strutto, burro o altri grassi di derivazione animale.
Tabù le piadine tradizionali! Ma una piadina con olio mi lascia molto perplesso – mah…
Insomma… bisogna lasciar galoppare la fantasia. Qualche volta i risultati dal punto di vista del gusto sono accettabili, altre volte no.
Ora, arrivato a questo punto, vorrei terminare la risposta al mio gentile lettore lombardo…
Certo, una buona pastasciutta se ben fatta può essere vegana al 100%. Ma poi?
Riguardo poi ai “tre giorni di nausea” non credo che questo vada imputato alla cucina vegana, anzi.
Però… qui apro un altro inciso…
Per aprire e gestire un ristorante vegano bisogna essere molto ben motivati, e ben addentro ai meccanismi (di nicchia) di distribuzione e reperimento di una certa parte della materia prima utilizzata.
Certo, una passeggiata al mercato rionale, è sempre di grande aiuto, così come è sempre auspicabile un rapporto diretto con i produttori su cui si fa’ affidamento.
Ma non sempre, mi spiace dirlo, chi è dietro i fornelli di certi “ristoranti etici” ha la necessaria preparazione ed esperienza.
Non basta una scelta etica convinta, o l’aver frequentato un qualche corso di cucina, pur se specializzata, per definirsi cuoco a tutto punto.
Fare il cuoco, presuppone tanta, tanta gavetta, “mestiere”, caparbietà ma… anche la capacità di essere “gourmet” come e ancor più dei clienti del ristorante dove si lavora, o di cui si è proprietari .
Molti “mal di pancia” da post-ristorante, sono da addebitare a una carente cura nel conservare i cibi e/o igiene in cucina. E questo in qualsiasi tipologia di ristorante.
Anche la dovuta cura nella conservazione e manipolazione delle materie prime, fa’ parte del “mestiere”
Per concludere… si’, una buona pasta al pomodoro credo sia un piatto vegano, a condizione però che il soffritto non abbia pancetta o guanciale.
Io (però…) la preferisco così.
Buon appetito!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Viste le ultime notizie dell’OMS? La carne è cancerogena!
Continuate pure a mangiarla, oltre ad uccidere esseri viventi, per giusto contrappasso ucciderà anche voi…
Continuate pure a deridere chi ha fatti la scelta piú giusta e piú dolce.
Gli animali ringraziano, non voi carnivori di certo.
Credo che l’intolleranza di questo pseudo-commento, si… commenti da sola.
Ho una sorella da poco “convertitasi” al veganismo…
Provate ad immaginare in casa, una pena.
Più che una dieta è un atto di autolesionismo!
Certo che ‘sti vegani sono proprio una setta.
Suscettibili e poco tolleranti, almeno a leggere i commenti qui.
In ogni caso, con le loro limitazioni, devono mangiare proprio malissimo.
Non inviterò mai a cena uno di loro, e dire che in azienda ci sono un paio di colleghi “convertiti” al credo…
Viva la bistecca????
Ma come sono suscettibili i vegani, neanche a dirgli una cosa che scattano come molle…
Uffa, che noia che sono!
Articolo infarcito in ogni riga di inesattezze e bugie.
L’enenssimo attacco al mondo del veganesimo, inutile dire da dove proviene, visto che noi vegani diamo fastidio a grandi interessi economici
perdonami Paolo, quali grandi interessi economici e ti va di fare insieme una stima, approssimativissima sia chiaro, dell’impatto ambientale che deriverebbe da una conversione (ora si può dire che pare sia religione) di tutti gli abitanti del pianeta a veganesimo?
Sono veramente stufo di leggere ovunque gente che parla male senza la minima idea di quel che dice chi segue una dieta vegana (come me.)
Se volete abboffarvi di carne, come in questi giorni in tantissimi hanno fatto, fatelo pure… ma aguzzate le orecchie per ascoltare le grida dei tanti agnelli, manzi, polli e altri poveri animali sacrificati inutilmente sull’altare dell’egoismo e dell’ignoranza.
Cari signori, ormai è cosa certa e acclarata, nonchè certificata da fior di studi di famosissimi scienziati di ogni nazione… la carne, e il nutrirsi di qualsiasi cosa di origine animale è deleterio per la salute.
Noi esseri umani siamo per costituzione assolutamente vegetariani.
Basta!
Mamma mia come sono suscettibili ‘sti vegani…
A leggere i commenti non hanno capito un bel nulla dell’articolo.
Qui si parla di gusto, sapore etc etc… e come la si rigira la si rigira, una dieta e la cucina vegana sono “monche” di parecchi gusti. Basta, tutto qui.
Se poi loro vogliono mangiare come gli pare, liberissimi di farlo, ma che si rendano conto che di gusti e sapori nella loro dieta ce ne sono di meno!!!
Purtroppo noi “vegani” godiamo in generale di cattiva nomea dovuta appunto a disinformazione.
E’ nostro preciso compito ovviare a questo, facendo sentire forte la nostra voce, ma anche andando nei ristoranti che rispondono in toto ai dettami della NOSTRA cucina.
Il pensiero dominante ci dipinge come una masnada di mentecatti, solo perchè non ci uniformiamo al pensiero unico vigente dettato dai poteri occulti che, hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo dell’immenso mercato della carne su cui speculano, incuranti delle sofferenze date ad altri esseri viventi.
Il resto sono sono balle e pilotata disinformazione fatta con tutti i mezzi, anche con questo di un sito di gastronomia.
Pietro, in verità venite dipinti come una “masnada di mentecatti” per ben altri e meno occulti motivi.
Articolo fazioso, di parte e inesatto.
Mai visto un vegano avere problemi per la sua dieta, anzi…
Disinformazione anche sul fatto che la cucina vegana sia povera di sapori.
A detta di tanti gourmet famosi e conosciuti, è una cucina buonissima e ricchissima di sapori.
Anche sul vino si fa disinformazione.
Mai visto e sentito che i vini si schiariscono con il bianco di uovo.
Pratico una dieta vegana già da parecchi anni.
Sono abituato a sentirmi deridere, ma anche a non accettare inviti a cena (sia casa che in ristorante) per la difficoltà di poter mangiare piatti rispondenti a questa dieta.
Insomma… non è sempre facile.
So bene che rinunciando a tutto quello che è “animale” o derivato mi manca una buona fetta di sapori… ma lo faccio volentieri come coerenza!
Rispondo invece a Piergiorgio… caro amico vegano, mi dispiace contraddirti ma l’uso del bianco d’uovo nel chiarificare i vini era cosa comune fino qualche anno fa.
Ora, si usano altri metodi.
Ma… molti vini biologici e biodinamici usano ancora questo sistema perchè considerato “naturale”.
Questo pone un dilemma: meglio un vino industriale magari pieno di sostanze non proprio salubri, oppure un vino fatto con crismi di etica e naturalità dove però ci sono tracce di uova???
Il dibattito è aperto…
Semplicemente non bevo nessuno dei due… bevo solo vini artigianali di persone della cui correttezza mi fido ciecamente.
Dal giorno che ho deciso di seguire senza alcuna ecccezione una dieta vegana, ho capito che avrei avuto buona parte del mondo contro, a cominciare dagli amici per finire con gli sconosciuti.
Questo pessimo e inesatto articolo, pieno di astio e di fandonie non fa altro che confermare tutto questo.
E’ vero, noi vegani abbiamo dei principi in cui crediamo, e li rispettiamo. Semplice no?
Anche a me piace e piacerebbe sempre mangiare cose gustose, ma se ho scelto questa strada, beh, sono ben felice di rinunciare a un poco di gusto per la coerenza con i miei principi.
Però i medici che raccontano che la dieta vegana non è corretta sono sempre e comunque in cattiva fede, ci sono fior di studi che dimostrano il contrario, come quelli di alcune famose università americane.
Questi medici e scienziati sanno bene di raccontare bugie e inesattezze, ma solo perchè anche loro fanno il gioco delle multinazionalie dei poteri forti che hanno interessi nello sfruttare e schiavizzare tutte le forme viventi.
Sono vegano, mi piace esserlo, sto molto meglio di salute da quando ho iniziato questo modo di alimentarmi, e del gusto e del godimento del cibo ormai non mi interesso più
Cari signori di https://www.gastrodelirio.it forse voi non sapete che noi vegani abbiamo la nostra dieta perchè abbiamo dei principi a cui crediamo.
Il gusto e tutte le altre bazzecole non devono mai essere anteposte a dei principi universalmente ritenuti sani, corretti e rispettosi del non sfruttamento di altri esseri viventi.
Continuate, continuate a rimpinzarvi di animali, continuate a rimpinzarvi di cadaverina, putrescina, spermina e altri veleni presenti nelle carni…
Rispetto tutti, e tutte le scelte, anche e ancor più quelle che sono lontane dalla mia “forma mentis”.
Ma… da medico, quando sento parlare di Veganismo ho i sudori freddi… una dieta assolutamente non equilibrata, piena di luoghi comuni e carente di tante cose… non basta rimpinzarsi di legumi per tentare di bilanciare la cosa. Non mi sentirei mai di raccomandare a un mio paziente una dieta vegana, peggio ancora per i soggetti in fase di sviluppo, bambini, giovani ec ec…
Oltre essere un medico, mi considero però anche un buongustaio, e da quest’altro punto di vista va anche peggio… come ha ben scritto Fabio Riccio nell’articolo, la vedo davvero dura dal punto di vista del sapore… come un alfabeto con poche lettere, quasi sempre le stesse.