Di Fabio Riccio,
Serata “di servizio” in enoteca, una di quelle stramoderne…
Banco, locale e ambiente stile post-Maria-de-Filippi, in più un mega video da centinaia di pollici che riempie una intera parete, ma muto, con documentario sull’industria vinicola cinese, incluso un miliardario rampante dagli occhi a mandorla, in perfetto stile “Lo-Zio-Chen-ha-fatto-i-soldi”, ma con le bottiglie.
Devo farmene una ragione, questo “format” di locali nel 2018 D.C. va forte, se non ci vado rischio la morte per sete. Fine.
Dietro il banco ben due signore, uniforme personalizzata e logo del locale.
In bella vista per entrambe il distintivo di una nota, notissima associazione di Sommelier nazionale.
Guardiamo intorno, negli scaffali un bel po’ di etichette “naturali”.
Fiùùù, pericolo scampato, almeno qualche etichetta gastrodelirante da bere c’è.
Evviva!
Chiediamo se c’è qualcosa di “naturale”, e pappagallescamente arriva la risposta: «per “voi” che preferite questo, c’è questo e quest’altro…» (l’avranno mica addestrata?) e così, dai meandri del bancone spuntano fuori belle bottiglie.
Una delle due pur volenterose donne, tira fuori una bottiglia dall’aria apparentemente dimessa.
«Guardi se questo bianco le interessa»
Non ho gli occhiali.
Chiedo alla sommelieressa se può raccontarmi qualcosa del vino.
Va in panico, leggo nei suoi occhi il terrore.
Goffamente tenta di leggere l’etichetta…
«E’… è… ehhhh ehhh… un bianco spagnolo. Mi perdoni, ma di questo vino non ne so abbastanza, sono vini “che non vanno troppo”».
«C’è scritto Barranco Oscuro… non so se è il nome del vino o del produttore, e poi come le ho detto, è un vino che non conosco»
A questo punto vorrei prenderla prima a ceffoni, magari a calci e poi mandarla in qualche campo di rieducazione per enotraviati dove gli insegnanti sono Stefano Bellotti e Nicolas Joly, però la perdono, perchè al solo sentir nominare Barranco Oscuro, il cuore mi inizia ad andare a mille.
Eno-Tachicardia.
Letteralmente strappo di mano la bottiglia all’incauta signora sommelieressa.
Tres Uves 2013
Premetto che di Barranco Oscuro berrei qualsiasi cosa, perfino l’acqua che usa per lavare i pavimenti di casa sua.
Adoro i suoi vini e la sua “folle” e più che estrema viticultura.
Il Tres Uves mi mancava.
Lo servono un po’ freddino.
La sommelieressa ce lo mesce a temperatura semipolare da prosecchino ipersolfitato per signorine in tacco 12, di sicuro il tipo di “vini” alla quale è abituata.
Urge attendere.
Ma, il cuore vuole assaggiare il Tres Uves 2013, subito.
Lo faccio.
Freddo o meno, al naso è da subito una bomba.
Un minimo sentore di volatile, inutile negarlo c’è, ma dura 5 secondi 5.
Poi c’è il vino, che anche se intirizzito, e con i profumi che ancora battono i denti, già sfodera grinta.
Un po’ pazienza, e nel frattempo azzanno un hamburger di presunta carne di bovino nobile & altolocato, ma servito con sopra una triste senape commerciale, con tanto di accento finale.
Scaldo il calice in mano, ne ammiro il bel colore dorato, e già con qualche grado in più si scatena una reazione a catena che crea un vero e proprio putiferio di sentori.
C’è tutto e più di tutto.
Mele, tanto verde, ananas, crema gialla, fiori e ginestre, e dopo un po’ anche spezie scoppiettanti, quasi come quelle di un mercato mediorientale.
L’alcol c’è, ma è quieto, mansueto oserei dire.
Qualche minuto ancora, e spunta una nota ossidativa alla maniera sommessa di certe bottiglie alsaziane, anzi: quasi da Calvados.
I vini (un po’…) ossidati li adoro.
Eresia per qualcuno, eleganza per me.
Una moderata, ma chiaramente percepibile ossidazione, come nel caso del Tres Uves perfettamente integrata e armonica con il resto del corredo sensoriale, è un pregio, un valore aggiunto, altro che difetto!
Al palato è succoso, ricco, di gran struttura, avvolgente ma anche fresco.
Il finale è lungo e decisamente persistente, e cancella anche la triste senape da discount.
Però… non è tutto.
Con la giusta calma, se mai si può parlare di calma in un contesto di evoluzione tumultuosa, e se si ha una seconda bottiglia a disposizione (la prima finisce sempre troppo presto…) si fanno avanti anche note minerali e altre spezie, cose che me lo rendono ancora più accattivante e complesso.
Siamo nel 2018, e sul Tres Uves leggo 2013: nel calice ho un superbo succo d’uva fermentato, un succo vitale ed emotivo, senza dubbio bello, un succo che disseta e ammalia…
C’è gioia e sole nel calice, molto più di un vino.
Non aggiungo altro.
Barranco Oscuro è una vecchia conoscenza di gastrodelirio…
Vedi – https://www.gastrodelirio.it/riccardo-ferrante/barranco-oscuro-brut-nature/2013/08/
– https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/blancas-nobles-barranco-oscuro/2015/03/
– https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/barranco-oscuro-bo2/2014/07/
L’etichetta sul retro è eloquente, e in poche parole, ma anche con un pizzico di poesia, racconta molto del Tres Uves 2013.
Siamo in zona Granada, decisamente in altitudine.
Aggiungo solo che il Tres Uves 2013 è un mix di uve Vigiriega, Vermentino, Viognier in diverse percentuali, ma è anche un vino non facile da reperire.
Il Signor Barranco Oscuro, dichiara 600 bottiglie prodotte, e in tutta onestà non so quante del 2013 siano ancora in circolazione e reperibili…
Per chi ne vuole sapere di più, il link giusto è questo: http://www.triplea.it/products/278-vinos-autenticos.pdf
In ogni caso, il Tres Uves è distribuito in Italia da Velier.
Unico particolare che per i nuovi lettori di gastrodelirio invito ad osservare, è la mancanza (in qualsiasi lingua!) della dicitura “contiene solfiti”.
Semplicemente non c’è, e non per dimenticanza o per diversa legislazione…
Dimenticavo, se lo incontrate sulla vostra strada, assaggiatelo!
Bodega Barranco Oscuro
Cortijo Barranco Oscuro s/n
18440 Cádiar – Granada
Www.barrancooscuro.com
bodega@barrancooscuro.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?