Il tortino al cioccolato bianco
Di Fabio Riccio,
Ordinaria uscita serale, questa volta in un “posto” da poco scoperto, dove onestamente ci mangio bene.
Tutto per il meglio fino al fatidico momento del dolce…
In cucina, benché tutta l’attrezzatura sia presente, come in tanti ristoranti, anche di discreto livello, hanno abiurato i dolci, cioè… semplicemente non ne fanno proprio, demandando in toto questa basilare parte del menù che serve a chiudere in gloria un buon pasto, a una piattaforma distributiva specializzata nel settore, piattaforma che propone una carta di dolci abbastanza “scontati”, ma con l’innegabile vantaggio di consegnarli già belli & fatti per essere impiattati al massimo dopo un veloce passaggio in forno, o di uno spruzzo di uno dei tanti topping che ingentiliscono esteticamente.
Normalmente in situazioni come queste evito di prendere dolci.
Il dolce per me, è parte essenziale, e lo voglio, anzi: lo pretendo buono.
Ma… sentivo in me un campanello che mi avvisava di un imminente calo di zuccheri, e così, per mera curiosità spulcio la carta, in realtà sole quattro facciate e… tra trifole malamente gelatate, torte con il nome di mia zia, semifreddi niente affatto semi, e dolcetti con frutti che il bosco non lo conoscono affatto, scorgo lui: si, proprio lui, l’innominabile: sua maestà il terrificante tortino al cioccolato, qui in versione bianca, (o per meglio dire… giallina)
Il tortino al cioccolato bianco
La versione “chiara” di questo dolce non la avevo mai provata.
Decido di farmi del male, molto male, lo prendo.
Ora, del tortino al cioccolato in tutte le sue innumerevoli varianti ne avevo già parlato in passato in un articolo, vedi –
https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/tortino-al-cioccolato/2013/10/
Quindi, i lettori più attenti sapranno già come la penso…
Lo scruto, con attenzione.
Lo porto alla bocca.
Temperatura interna 1500 gradi centigradi.
Temperatura esterna 4 gradi centigradi.
Dicotomia termica.
Due soli aggettivi gli si confanno: melenso & stucchevole!
Dolce in maniera fuori misura – una vera e propria apoteosi di burro di cacao giallino, chissà con quanti quintali di addensanti e conservanti.
Al naso il gusto è chiaramente sdolcinato, vorrebbe essere ammiccante e “piacione” (come dicono a Roma) ma in realtà si dimostra solo sintatticamente e grammaticalmente sgangherato – il tortino al cioccolato bianco, anche olfattivamente gareggia in banalità con il suo fratello scuro.
Al palato poi si rivela una specie di “blob” che inonda e copre irrimediabilmente le papille gustative con uno spesso mantello di grassi e zucchero, mantello che oblitera la percezione di altri eventuali sapori (ma ci sono poi?) – un dolce che neanche sotto tortura un vero pasticcere prenderebbe mai in considerazione.
Eppure… il tortino al cioccolato bianco esiste, e trova anche i suoi devoti.
Ora, e senza per questo voler scaraventare ulteriori strali & saette su chi a casa sua (non in un ristorante) si diverte ad inventare & sperimentare tortini di ogni fatta con il cuore ripieno di quello-che-cavolo-piace-a-loro, ma è mai possibile che in un periodo come questo, dove si straparla di cucina, chef e ricette ovunque, che un dolce melenso, banale e scontato come questo trovi anche il suo posto in un ristorante, e peggio ancora, chi se ne ciba (come me…)?
Possibile che la nobile arte pasticcera possa essere vilipesa impunemente da pseudo-dolci di una banalità così marchiana?
Possibile anche che tanti pseudo critici (web & carta stampata) da tanto al chilo, di dolci concettualmente (e praticamente) banali come questo inutile tortino ne tessano perfino sperticate lodi?
Non è meglio allora un sano semifreddo, fatto in cucina usando i soliti semplici e buoni ingredienti?
Tornando al tortino bianco… non fa niente che dentro ci sia il miglior cacao che costa cinquecento euro l’etto, magari colto a mano personalmente dal dio Quetzalcoatl (il dio serpente piumato) degli aztechi, il dio dalla pelle bianca e dalla lunga barba di piume colorate, che capitò sulla Terra con un dono per gli uomini, rubato agli dei: un albero di cacao.
Non fa niente che per l’impasto dell’esterno si utilizzi farina “Bio” super-ultra-certificata da Rudolf Steiner in persona.
Non mi importa neanche per cuocerlo si utilizzi il nuovo superforno a fotoni inclinati a media lunghezza d’onda, e che per servirlo mi arrivi un apposito cameriere (in guanti bianchi) specializzato in scodellamento tortini…
Rimane sempre il dato di fatto: il tortino al cioccolato, industriale, artigianale o anche fatto in casa che sia, è un dolce chiaramente banale.
Come già scritto prima, sintatticamente e lessicalmente (parlando di grammatica e sintassi di cucina e nello specifico di pasticceria), è decisamente sgangherato.
Il tortino al cioccolato, bianco o nero che sia, è spesso solo una scusa per mascherare l’incapacità di tanti cuochi e cucine di confrontarsi con la nobile e golosa arte della pasticceria. Stop.
Per il futuro?
Prevedo un’altra apoteosi di scomposizione del tortino, in ogni possibile forma e colore…
Stiamone alla larga!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Ancora con ‘sti tortini stupidi?
Ma cara la mia signora Michela, a casa si possono fare dolci più intressanti e buoni, lo assicuro!
I tortini indistriali sono fatto con lo stanpino, vabbè, ma quelli di casa li trovo noiosi…
Saranno decisamente più sani quelli fatti in casa, e molto spesso più buoni, non c’è dubbio alcuno su questo.
Rimane però il fatto, che in tanti ristoranti, anche balsonati, i tortini, impazzano ancora, insieme a profitteroles e altri dolci di routine.
Un tortino (bianco, nero, verdino o a pois) in un ristorante però…
1) Non è indice di alta ristorazione.
2) Indica una mancanza di fantasia, oppure un certo dilettantismo dello chef con i dolci.
3) Alla media però piace, quindi nei ristoranti medi ci sta tutto.
4) Più che abolirlo, proporrei semplicemente di non ordinarlo e di farsi discepoli del messaggio.
5) Fatto in casa può essere anche simpatico (ma siamo sicuri che tutta l’abbondanza di burro di cacao usato sia proprio così salutare?
6) Però… se non lo vendono, non lo fanno…
Per ulteriori info sui tortini guardate qui: http://www.lucianopignataro.it/a/vivere-senza-il-tortino-al-cioccolato-al-ristorante/38577/
industriali una cippa, io li preparo in casa e sono molto buoni nonché sani.. è come dire banali ai tiramisu profitteroles o tanti altri dolci classici.. saranno mica migliori i dolci americani o Inglesi vero? alcuni vere schifezze davvero!! oltre che ipocalorici.
Ancora la storia con ‘sti tortini?
Bianchi, neri, rossi o gialli e magari anche a pois, sono tutti la stessa roba, vale a dire dolci industriali perfetti a vedere, e di gusto “facilissimo” – dolci per pischelli periferici che si fanno felici perchè vanno di moda tale e qualia certe scarpe o giubbini, ma purtroppo i tortini hanno purtroppo trovato camionate di emulatori e emulatrici che imbrattano il web di pseudo ricette dai loro blog.
E gli piacciono pure!
Io, semplicemente in un ristorante, se leggo in menù che c’è un tortino, rinuncio al dolce e passo al caffè, sempre che non c’è qualche dolce serio.