Di Fabio Riccio
Capita spesso che certe cose, nella fattispecie certe bottiglie, mi tallonino nelle mie peregrinazioni come esploratore del gusto sopra e sotto per la penisola, e oltre.
Tante sono le belle bottiglie che di continuo, magari svenevolmente, come certe eroine dei libri di Carolina Invernizio, mi ammiccano dagli scaffali o da qualche catalogo o pagina web dove fan bella mostra di se, chiedendomi sommessamente di essere stappate per fare amicizia, o magari per innamorarci vicendevolmente…
Così, tralasciando i tanti e tanti “monumenti” dell’enologia che pur marcandomi stretto anche loro in tante carte dei vini, di belle bottiglie da provare nella mia terrena esistenza, per fortuna me ne rimangono ancora tante. Partiamo da questa ipotesi…
Dettori – Sennori (SS) – Sardegna, Italia.
Per certa enologia “paludata” è un estremista, un irregolare.
Per altri eno-soloni in giacchetta (e non), è semplicemente uno da guardare con sufficienza o diffidenza a secondo dei casi…
Un irregolare, magari di talento (bontà loro…), ma da marcare stretto alla disperata ricerca di quell’unica bottiglia un po’ “così”, o per quella con un po’ di volatile in eccesso per poter poi ripetere a quegli inguaribili sognatori che apprezzano i vini “naturali” (virgolette assolutamente d’obbligo) la consueta nenia che il mondo del “naturale” sarà pure bello, buono, e in linea di principio condivisibile, ma il mondo del vino “vero”, quello che fa’ numeri è cosa ben diversa…
Mistificazioni, supponenza e un bel po’ di cattiva coscienza.
Per me, ma anche per tutti quelli che privilegiano l’approccio emozionale e non tecnico al vino, Dettori e quelli come lui, sono artisti. Punto.
Fanno vini da emozione, non da sputo obbligato da degustazione compulsiva seriale.
Come già ripetuto fino alla noia su questo sito, il destino del succo dei frutti delle varie vitis vinifera fermentati, senza la mano, l’esperienza e il sapere dell’uomo, è quello di diventare aceto. Ho scritto mano, non sostanze varie aggiunte (e mai dichiarate in etichetta) e novelli Cagliostro in cantina…
E… poi vale sempre l’antico motto che… chi non fa’, non sbaglia – ma chi fa’ qualche volta sbaglia, ma almeno fa’…
Dichiara Dettori: «Io non seguo il mercato, produco vini che piacciono a me, vini del mio territorio, vini di Sennori. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano»
Dichiarazione da applauso.
Dopo questo doveroso preambolo, veniamo all’oggetto di questo post:
Tenores 2009 Cannonau al 100% – Ingredienti: Uva, Zolfo (a volte). Basta, tutto qui..
Prima di tutto un occhio al grado alcolico – 16,5°.
Non spaventatevi, ne parleremo dopo.
L’azienda è biodinamica certificata, e nonostante il sottoscritto sia uno strenuo difensore della razionalità e del primato della scienza, devo ammettere che la gran maggioranza dei vini ottenuti da uve da agricoltura biodinamica sono molto buoni, e spesso davvero emozionanti, proprio come questo Tenores 2009. Tra l’altro, il Tenores 2009 si fregia anche della “Triple A”
Al cannonau, l’immaginario collettivo associa sempre un vinone forte, di gran corpo e deciso, per intenderci uno di quelli che macchiano le tovaglie in modo indelebile. Non è questo il caso.
Qui parliamo di un Cannonau di eccezionale equilibrio e potenza, ma anche sorprendentemente elegante e di facile (ma niente affatto banale) beva.
Come già detto, un vino da bere prima di tutto emozionalmente, non con la tecnica.
Il colore è un bel granato non proprio cristallino e con qualche residuo, ma vivaddio: mica è un difetto, anzi!
Appena aperto, al naso il Tenores 2009 è ammiccante quanto basta, ma non furbetto, caldo avvolgente e con una diversità di profumi che vanno da una riconoscibilissima frutta rossa matura, ai più sottili e affascinanti sentori di erbe aromatiche (mirto in primis), che da subito riportano alla mente quelle belle farmacie di un tempo, dove il sentore delle erbe medicinali nel loro vasoni di ceramica, permeava tutto l’ambiente – in questo caso il calice…
Ma una volta arrivato in bocca che c’è da subito la festa… i 16,5° di alcol, che all’inizio spaventano i meno avvezzi a questi vini (e anche qualche esperto di marketing), sono come dire… strumentalmente parte integrante del tutto.
La nota alcolica in questo vino nonostante i numeri, non è mai eccessiva, anzi, perchè il Tenores 2009 è si’ coinvolgente e poderoso in bocca con i suoi sentori di cuoio, ma mai esagerato. Quasi una quadratura del cerchio…
Il finale è semplice e sontuoso… esplode il mediterraneo, esplode il caldo e il mirto, e ci si innamora di questo vino. Come sempre in questi casi, c’è da subito il rimpianto (o la voglia) di avere sottomano un altra bottiglia – il nostro assioma gastrodelirante.
Un vino complesso e affascinante. Un “gigante” dai modi gentili…
Onestamente un Cannonau così sorprendente, non lo avevo mai provato – amore a prima vista.
Su come poi è fatto questo vino, c’è poco da dire… è uno di quei vini che io preferisco definire “vini senza”, nel senso che sulla produzione e la vinificazione c’è poco da raccontare, c’è solo la mano dell’uomo che asseconda il terroir, la sua esperienza.
Solo cemento dai 24 ai 36 mesi, niente chiarificazioni, niente legno di nessun genere ne’ tantomeno invasive filtrazioni, poi solo vetro, logicamente quello delle bottiglie.
Come dichiara il produttore, in bottiglia c’è solo uva e poco, pochissimo zolfo, in vigna qualche solo qualche preparato biodinamico.
Un vino fatto per piacere prima di tutto a chi lo produce.
La DOC Cannonau di Sardegna è giustamente aborrita, perché come tante e tante DOC in Italia è troppo generica.
Loro preferiscono la IGT Romangia, che forse racconta meglio del loro territorio.
Come accennato, la solforosa è quasi inesistente (il vino si mantiene “insieme” da solo…) e logicamente la parola lieviti selezionati, in cantine che lavorano in modo cristallino come Dettori, non ha senso.
Un gran vino, uno di quelli che scalda il cuore e racconta nel bicchiere della sua terra, ma anche una gran bella e pulita visione di cosa dovrebbe essere l’enologia, da parte di chi lo produce.
Tenute Dettori
Località: Badde Nigolosu
07036 Sennori (SS) – Sardegna, Italia.
Tel: 079 512772
E-mail: info@tenutedettori.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Bello e esauriente l’articolo! Rende perfettamente le sensazioni che si scoprono nell’avvicinarsi a vini come questo.
Il Tenores (di tutte le annate disponibili) è davvero uno dei miei vini preferiti, e i 16,5° di alcol non si sentono per nulla…
Grande, grande, semplicemente grande!!!
Irregolare? Embè??? e meno male che glii “irregolari” così ci sono!!
Buongiorno Fabio,
grazie mille per le tue parole. Non mi riferisco solamente a quelle che hai dedicato al Tenores 09, ma soprattutto per la visione d’insieme che hai dato del nostro lavoro, del lavoro di Alessandro. Quando si parla di territorio, non si sbaglia mai.
@ Osvaldo: Veronelli ha conosciuto i vini di un giovane Alessandro e … gli sono piaciuti 🙂
Grande, grandissimo vino… da bere in buona compagnia, ma in una compagnia di persone dalla mente aperta!
A pensarci bene uno come Dettori merita l’appelativo di “irregolare”, ma nel senso positivo del termine.
Per chi ama questa tipologia di vini, è un produttore da non lasciarsi sfuggire.
Per i detrattori, è invece uno che ha una gran c**o, perche la gran parte dei vini da lui prodotti non ha grandi e fastidiosi difetti. Pochi sono nel mezzo del guado…
Però ragazi… che emozioni incredibili.
E alla faccia del 16,5° di alcool, il tenores va giù che è un piacere… e riguardo ad un signore molto quotato qui in rete per le sue recensioni che gli ha sparato addosso cannonate perchè a suo avviso (apriti cielo!) una sua bottiglia in passato aveva un po’ troppa volatile… beh… non ti curar d iloro ma…
Un Dettori sarebbe di certo piaciuto al mai troppo compianto Veronelli.