Di Fabio Riccio
Domenica in casa gastrodelirio.
Sveglia tardi, caffè seriali, brioches assortite, e la dose di indolenza che già nei giorni infrasettimanali è notevole, si moltiplica rapidamente all’infinito.
Passeggiatina verso il mare e il porto, altro caffè, altra brioches, questa volta “seria” di pasticceria, e si tira svogliatamente verso l’ora di pranzo.
Per s-fortuna, a due passi da casa c’è un supermarket quasi sempre aperto, e così sempre svogliatamente si fa’ un po’ di spesa domenicale. Frutta, pane del di’ passato, qualche cosetta da provvista per i giorni da prostrazione alimentare acuta, e poi arriva il momento topico del decidere cosa mettere sotto i denti.
Questo no, quest’altro pure… il ragù l’abbiamo già mangiato ieri, la salsiccia l’altro giorno… insomma alla fine, e con grande “scorno” acquistiamo una vaschetta di sugo alle noci già fatto di una affermata ditta, nota anche per le simpatiche pubblicità di qualche anno addietro… alla fine sarà questo il condimento delle pennette domenicali di casa gastrodelirio.
I sughi già fatti hanno incomparabile pregio: che sono già fatti appunto, sollevando così il cuoco/cuoca casalingo di turno, dal preparare il tutto… l’apoteosi della pigrizia, o per meglio dire della mancanza di tempo. Acqua quasi bollente, 12 minuti di cottura per la pasta, ed ecco che il tutto è bello che pronto per essere scodellato a tavola.
Fin qui potrebbe sembrare una ordinaria storia di pigrizia alimentare… ma come sempre c’è un “ma”… Appena arrivate sotto il naso, le pennette al sugo di noci hanno subito una strana e un po’ sospetta caratteristica: odorano terribilmente di noci!
Embè? Di che ti lamenti? Pensavi che forse un sugo alle noci odorasse di baccalà o di stinco suino al forno? Se è un sugo (già fatto…) di noci, di noci dovrà pur odorare! Invece qui casca l’asino (o qualsiasi altro equino a scelta del lettore) – l’odore di noci è forte, fortissimo, sfacciato, invadente, percepibile da distanza…
Sia come sia, finiamo le nostre pennette. Il sapore nel complesso non è malaccio, in giro come sughi già pronti, c’è ben di peggio. Arriva il momento del caffè, ma in testa ancora mi ronza questa incongruità del sugo alle noci che… odora troppo di noci.
Quindi… un occhio all’etichetta della confezione è d’uopo.
Impresa ardua, credetemi cari lettori – l’etichetta con tutte gli ingredienti è di 3 per 2 centimetri… e scritta in corpo 4pt di un font che non identifico.
La vedete qui sotto, scannerizzata malamente e fortemente ingrandita…
Da subito malgrado la congruità e il rispetto delle norme vigenti, due “voci” balzano subito all’occhio: noci tostate 8,5% e… i soliti aromi naturali.
Qui gatta ci cova (o altro felino a scelta del lettore…) – possibile che in un sugo alle noci, le medesime sono solo meno del dieci percento?? E il restante 91,5% che diavolo è?
Basta leggere e lo si scopre… niente di allarmante, ingredienti innocui, normali. Anzi: di “robaccia” (almeno a leggere) come spesso se ne trova in altri prodotti, non c’è traccia.
Però quel numero… 8,5% mi ronza in testa… Facendo mente locale, il sugo aveva “sostanza solida” in buona presenza… oserei dire un buon 30%… e il resto del “solido”??? Risposta: ceci (in quantità imprecisata) aggiunti all’8,5% di noci!
Peccato veniale? Un paio di avemarie e il parroco di turno assolve il (simpatico) produttore? Forse – però avrei preferito che tutti i vari granellini nel sugo alle noci, fossero stati veramente di noci… non (in parte) di ceci. Vero?
Ma ora esaminiamo la seconda incongruità dell’etichetta – aromi naturali…
Leggete lo specchietto qui sotto e, meditate gente, meditate…
Quindi… (anche) nel caso del nostro domenicale sugo alle noci, provare ad indicare i singoli componenti sull’etichetta è (quasi) impresa impossibile – così, per motivi pratici, in etichetta ci si limita alla “generica” indicazione di aromi naturali.
Perciò… senza ammorbare il consumatore con formule chimiche, se una etichetta indica “aromi naturali” (stante le nuove disposizioni di legge di qualche anno fa), si ha (o si dovrebbe avere…) la certezza che quell’aroma è stato in qualche modo estratto da un prodotto naturale, nel nostro caso le noci, noci vere. Fine della storia? No – leggete ancora…
A questo punto arriva in soccorso il naso (sospettoso) del critico tritatutto gastrodelirante.
Ma… dico io, c’è proprio bisogno di aggiungere ad un qualcosa che porta scritto sull’etichetta sugo di noci un aroma (anche se naturale) di… noci, appunto?
Va bene che è un aroma naturale, e voglio anche fidarmi del produttore che oltretutto mi è davvero simpatico, ma la questione diventa meramente matematica – proviamo a fare i soliti due “conti della serva”.
Tutta la confezione di 200 grammi mi è costata 2,5 euro.
Se le noci sono solo l’8,5% fanno (ben..) 17 grammi.
I 183 grammi rimasti, sono fatti dal resto degli ingredienti…
Ora, anche la più sprovveduta delle casalinghe di Voghera capisce immediatamente che (ben!) 17 grammi di noci, affogati in 200 grammi di “altro” non odorano molto di noci… Quindi ecco che arriva “l’aiutino” – alias il nostro aroma naturale, a mio avviso messo li’ in dosi davvero industriali.
Ma perché tutto questo? A chi giova tutto questo? Cui prodest?
Giova al produttore, semplice no?
Nel caso del sugo in oggetto (che magari potrei anche ricomprare – ma solo se lo trovo in offerta speciale…) c’è solo il vendere a un prezzo francamente eccessivo un qualcosa dove il principale ingrediente che da il nome al prodotto, è in assoluta minoranza negli… ingredienti, stop.
Non mi sembra corretto.
Ma in giro c’è di peggio… altri sughi e preparazioni consimili, in etichetta dichiarano cose francamente “imbarazzanti” (per il produttore…), come mi è capitato con una “robaccia” che in etichetta scriveva pomposamente “tartufo” vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/il-tartufo-di-rango/2013/08/ dove in realtà di tartufo ve ne erano modestissime tracce (5%) insieme ad aromi per nulla naturali (come ho spiegato sopra).
Cosa dire… se la prossima volta mi avanza tempo, proverò io a triturare un po’ di sane noci nostrane, e intingolandole a dovere, proverò ad aggiungerle alla pasta domenicale. Buon appetito a tutti!
P.S. – Una volta finito di scrivere questo post, mi sono elargito un attimo di “dolcezza” con un po’ di cioccolato comprato al medesimo supermarket del sugo alle noci.
Date un occhio agli ingredienti, qui di cioccolato a conti fatti in realtà… non ne vedo troppo. Mi preoccupa la dicitura “aromi”.
Un singolo e specifico aroma (attenzione alla dicitura!) è in realtà composto da centinaia di differenti molecole che insieme concorrono a creare l’aroma così come lo conosciamo.
Invece, quelli usati dalle industrie alimentari negli ingredienti sotto la generica voce “aromi” si limitano a una decina di componenti.
In pratica… un aroma di cioccolato, che sembra odorare di cioccolato, non è detto che poi con il vero cacao abbia a che fare davvero.
Le industrie che producono questi aromi, tendono sempre e comunque a massimizzare i profitti, quindi… quando l’aroma somigliante quanto basta a quello reale, non si incaponiscono più di tanto a renderlo uguale (o quasi) a quello vero. Basta che ci somigli abbastanza…
Un naso affilato ed esperto queste differenze le percepisce quasi sempre, però di “nasi affilati” in giro, purtroppo ne vedo sempre di meno.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Nulla di nuovo, ahimè. Solo, ecco perché nel fare la spesa si perde un sacco di tempo, caro Fabio. Perché, oltre a leggere le etichette, ci tocca decidere cosa ci fa meno danno. Firmato: la casalinga di Voghera ☺️
Complimenti!
Esame attento e esperto di una etichetta, le etichette andrebbero lette sempre con attenzione e raziocinio