Di Fabio Riccio
Spalancando i cassetti della memoria accadono cose ben strane, come nutrirsi di un sogno.
Così… re-incontro il me stesso marmocchio del baby boom anni ’60 che nei momenti di ripresa fiato delle interminabili partite pomeridiane di pallone in piazza (con il super Santos eh…) scarta da una scatolina di cartone di una ditta che all’epoca era molto presente negli scaffali dei negozi, la Althea, dei piccoli involucri di plastica trasparenti con all’interno una roba più o meno opalescente chiamata Cremifrutto.
Scatola con tre parallelepipedi dai colori più o meno uguali, così come i sapori, molto simili. Allora ci facevo poco caso.
Cosa ci fosse nel cremifrutto di preciso non lo ho mai saputo, e dubito che qualcuno all’epoca se lo sia mai chiesto.
Era molto, molto dolce e volendo anche spalmabile, e ricordo che la mamma me lo dava asserendo che era meglio della cioccolata, e che faceva tanto bene (sic).
A me piaceva più che altro perché dentro il pacchetto, in omaggio c’erano figurine di calciatori e squadre di calcio.
La mia oramai ottuagenaria mamma, gran donna si’, ma cuoca per nulla “gourmet”, nata, pasciuta & cresciuta esclusivamente in ambiti urbani e con nessuno in famiglia che avesse legami con la terra, è stata sempre in primissima fila nello sperimentare ogni diavoleria partorita dall’industria alimentare, purché rapida, con una bella etichetta, e in vendita nella cremeria pane di Via Leopardi, Cremifrutto Althea compreso.
Una convinta antesignana del cibo standardizzato, non c’è dubbio.
In effetti, la mia prima pizza surgelata risale addirittura all’inverno del 1974 e, come è facile immaginare, faceva letteralmente schifo.
Poi, da adolescente, ho scoperto l’esistenza della (vera) cotognata per vie traverse, vale a dire tramite le mamme di miei amici e compagni di scuola che la autoproducevano, o per qualche raro negozietto che la vendeva sfusa.
Ma… per mia mamma la cotognata rimaneva sinonimo del Cremifrutto Althea – basta, poco da discutere, le altre facevano schifo. A me no.
E così, alla fine anche la cotognata è entrata nella mia vita, senza troppo clamore però.
Intendiamoci, da bravo gastrogoloso l’ho subito accolta nel mio personalissimo pantheon dei sapori, ma senza farne un must.
Se c’era la mangiavo, ma se non riuscivo a trovarla, non mi strappavo di certo le vesti.
Ma non avevo ancora scoperto l’esistenza della cotognata (di più frutti) Andrini.
E… cosi, per una quelle casualità che mettono un po’ in movimento la vita, quasi agli sgoccioli dello scorso millennio incappo in una confezione di “confettura di più frutti con scorze di agrumi” della ditta Andrini di Gottolengo (BS).
La prima impressione è di assoluto stupore, non solo per il gradevole sapore, ma anche perché la confettura era contenuta in una piccola e deliziosa cassettina di legno, chissà come hanno mai avranno fatto con leggi e regolamenti, è stato il mio pensiero…
Bella però.
Poi, la seconda impressione invece è stata quella di aver scoperto un sapore di un qualcosa chiaramente buono, molto buono.
Vai e rivai… e alla fine scopro che il piccolo laboratorio artigianale sito in questo paese della bassa bresciana, non si limita a produrre solo la sua marmellata (in realtà più o meno una cotognata) ma ha ben altri assi nella manica.
Tra le varie delizie di casa Andrini, le mie personali preferenze vanno alla Senapata, una originalissima cotognata piccante… Mai provata?
In quella specie di “pentagono della mostarda” che ha i vertici tra le città di Brescia, Mantova, Cremona, Parma e Modena e dintorni, è tradizionalmente diffuso l’uso e la produzione di vari tipi di mostarde, tra le quali la più nota è quella cremonese, miscela di frutta candita e sciroppo di zucchero, con aggiunta di olio essenziale di senape, quindi decisamente piccante, specialmente negli agrumi.
Il piccante della senape è un piccante diverso da quelli per me abituali, forte si’, ma meno coprente, a tratti ammiccante e balsamico, ben diverso e più gestibile sensorialmente da quello dei vari peperoncini rossi e delle varietà di pepe più diffuse.
Nei laboratori che preparano la mostarda cremonese a volte, e con risultati cromatici non da poco, si usa un mix di varia frutta con ciliegie, pere, mele cotogne, mandarini (in assoluto i più piccanti), fichi, albicocche, pesche. Delle mostarde cremonesi, ne esistono anche varianti non piccanti, per palati più sensibili o salutisti.
Tornando alla Senapata Andrini, qui il piccante diventa quasi una piccola opera d’arte, un qualcosa di elegante, di diverso forse è meglio dire.
La Senapata Andrini è una “ricetta di famiglia”, ben indovinata e partorita nel lontano 1937 dal fondatore della ditta, Battista Andrini.
Immaginate la consistenza, la dolcezza e il gusto di una cotognata, una buona cotognata.
Aggiungete che “pizzica con classe”, e mica poco, e con gli effetti “balsamici” di cui sopra, e il gioco è fatto.
Come raccomandato dalla tradizione di quelle contrade, la Senapata è perfetta nell’accompagnare il classico bollito (misto), ma anche formaggi dal gusto “impegnativo”, non necessariamente solo locali o nazionali.
Per chi come il sottoscritto ha avuto natali nell’ex regno delle due sicilie, le varie mostarde, senapate & affini sono l’altra faccia del mondo del “piccante”. Una faccia che ho scoperto solo “da grande”. Ma… non è mai troppo tardi diceva il buon Alberto Manzi.
A sud della immaginaria linea Ancona – Livorno, che il giornalista gastronomico Antonio Attorre postula come il limes tra il mondo del pepe e quello del peperoncino, senapi e mostarde sono quasi sconosciute, e cosa assai più grave, se note, molto poco apprezzate o spesso dileggiate. Un errore, assolutamente un errore.
Non ho nulla contro pepe e peperoncino, ci mancherebbe altro… ma da gastrodelirante goloso però raziocinante, devo dire che un uso attento e misurato del “forte” delle varie senapi e affini, è gustativamente molto meno problematico e invadente rispetto a quello dei loro cugini Pepe & Peperoncino.
Processo alla capsicina? Non è il caso.
Quindi… evviva la Senapata Andrini, e stasera a tavola accompagnerà un buon caciocavallo abruzzese ben stagionato… “fusion nord-sud” a casa – c’è qualcosa di male?
P.S. – Sempre parlando di Andrini Marmellate, aggiungo che oltre la confettura e la senapata, si producono (solo in stagione) anche una deliziosa Marronata, e da non molti anni a questa parte anche una linea di marmellate di diversi gusti.
Peccato solo che scovare i prodotti della Andrini fuori del “pentagono della mostarda” non è tanto agevole, fatto salvo per alcuni negozi di “delicatessen” superspecializzati in prodotti di nicchia…
Ma niente paura, basta un giretto su un motore di ricerca, e una carta di credito funzionante, e la senapata Andrini arriva bella e pronta a casa vostra.
I miracoli di internet…
Andrini Marmellate & C. S.a.s
Via Armando Diaz, 18
25023 Gottolengo (Bs) – ITALY
www.andrinimarmellate.com
info@andrinimarmellate.com
Tel. e Fax. 030 951005
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Per gli amanti del genere….provare la salsa di cren.
Per gli amanti del genere, provate la salsa di cren, parente lontano ma neanche tanto.
Androni e le sue buone cose hanno accompagnato un po della mia vita… il bello di questo piccolissimo produttore artigianale e’ la sua fedeltà’ alle ricette di famiglia, ma devo ammettere che anche i nuovi prodotti non sono malaccio!
Mi ricoleggo a quanto scritto prima…
La senapata con il provolone è una favola!
Saluti dalla romagna!
Che buona che è la senapata… ho perso il conto di quanti bolliti nei giorni di festa abbiamo accompagnato con questa senapata…
Anche io sono un estimatore della Andrini, la conosco ed apprezzo fin da quando ero bambina…
La senapata con il bollito, buono!!!
Il piccante con classe… un titolo ben indovinato per descrivere questa buonissima preparazione.
Il piccante non deve essere invadente, ma solleticare con stile, quelli di Andrini lo sanno bene.
Ottimo l’articolo, ancora di più la senapata.
Prodotto assolutamente di qualità e originale della sua zona.
Solo per palati allenati e intelligenti.
Per me è buonissima!