Giorni addietro su un social, esclusivamente li, ho pubblicato la foto che vedete sopra, con annessa didascalia di un paio di righe, quest’ultima forse un po troppo criptica, vabbè… di una metà di un caciocavallo testato durante un panel tutto dedicato a questo formaggio dove ero presente e… giudicante. se questo è un caciocavallo
Questo preciso formaggio in oggetto, e questo senza ombra di dubbio, già al primissimo approccio, quello “visivo” palesava più difetti (la “fotina” dallo smartphone non rende tutta la realtà) la lista sarebbe lunga… e, senza andare nei particolari alla prova di assaggio, sia all’olfatto e ancor più al gusto si era rivelato decisamente spiacevole.
Insomma, senza inoltrarsi in “dettagli tecnici” normalmente oscuri al lettore profano, un formaggio già prima dell’assaggio assolutamente difettato, da bocciare, senza appello.
Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole… in tutti i panel di assaggio dal cibo al vino, ci sono sempre una o più pecore nere che meritano la bocciatura, in questo precipuo caso, sonora e tassativamente senza appello.
A panel terminato però, infrangendo per una volta la dovuta riservatezza che in questi casi è categoricamente d’obbligo, e con il benevolo avallo del cosiddetto “doppio cieco”, che in questi casi è la figura professionale che si occupa di interfacciare chi è esaminato da chi esamina, garantendo l’anonimato sino al termine delle tornate di assaggio, e con l’unanimità di tutti tutti partecipanti, insolitamente si decideva di stilare una informale paginetta extra con l’elencazione dei difetti presenti, vista la macroscopicità di tutta la faccenda.
Insomma… in parole poverissime: visto che questo caciocavallo era davvero e per più motivi da bocciare, e più d’uno nel panel aveva anche tirato in ballo perfino la presenza dei temibilissimi vescicotti con siero, anonimamente un consiglio, in questo caso collettivo, per far meglio e migliorare chi era incappato in questa disavventura ci stava, per aiutarlo a migliorarsi.
Anche se… da produttore, un prodotto così “mal conciato” già appena aperto non lo avrei mai sottoposto all’esame di un panel. Vabbè…
Certo, nessuno è perfetto e anche i migliori sbagliano.
Qualche prodotto uscito “male” può sempre capitare, è nell’ordine delle cose.
Ma, se un produttore si presenta a un “esame” con un prodotto così, qualche dubbio sulla sua professionalità viene.
Allora… il dunque di tutta la faccenda?
Non è nello sventurato caciocavallo, ma nella reazione social alla foto.
Like & cuoricini non affatto sono mancati, non so se per la foto, per la fiducia nello scrivente o per il caciocavallo, e fin qui tutto come da copione, ma quel che mi ha indignato sono stati i commenti entusiasti e complimentosi alla foto questo sventurato cacio.
Ben accetti e benvenuti quelli simpatici e la canonica battuta che non fa mai male.
Però, parecchi si sono sperticati nell’affermare quanto era buono questo caciocavallo palesissimamente difettato, assegnando patenti di bontà e giubilo verso qualcosa che in primis non hanno mai assaggiato, e che se assaggiato certamente non avrebbero gradito, visti tutti i sentori amari, amarotici e dissonanti, confidando solo sull’immagine e sul (presunto) ruolo dello scrivente come “testimonial”.
Logicamente, SOLO questi commenti sono stati cancellati, semplicemente perché insensati, mentre gli altri sono rimasti al loro posto.
Se poi qualcuno, magari uno di quelli che ha postato questi commenti enfatici, nel leggere queste mie parole si sentirà offeso, può sempre cancellarmi dai social (se non lo ha già fatto), me ne farò una ragione! se questo è un caciocavallo
Unica lodevole, anzi: lodevolissima eccezione agli entusiastici coretti adulatori, è stato un breve ma efficace commento fatto da un bravo fornaio del Gargano, Pascal Barbato che pur non essendo un casaro, resta sempre un gran conoscitore del suo territorio dove i buoni caciocavalli sono di casa, che ha subito dedotto che quel quel caciocavallo aveva più di qualcosa che non andava, e lo ha pubblicamente e civilmente fatto notare…
Bravo Pascal!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?