Ho fatto un sogno…
Fermo immagine di un tempo imprecisato e vicino, prossimo e contiguo all’essenza di ciascuno di noi…
Ed eccomi così, una sera qualunque di un giorno qualsiasi, che esco di casa per andare a mangiarmi una bella pizza.
Strabuzzo gli occhi, e scopro che chissà per quale arcano mistero dalla faccia della terra sono scomparse tutte le pizzerie, inclusa la mia preferita.
E… nei locali che le ospitavano, spariti forni, banconi e pizzaioli, magicamente erano riapparse le tante vecchie attività “sfrattate” dall’onda lunga delle pizzerie, fino il giorno prima apparentemente inarrestabile… se le tutte le pizzerie scomparissero
Calzolai, salumerie, librerie (magari!), negozi di dischi, mercerie, baretti da impiegati in pausa e tante altre attività date per defunte, erano magicamente tornate e prosperavano proprio dove erano prima di arrendersi all’avanzata delle pizzerie.
Sempre nel sogno, da un sito di notizie apprendo che anche altrove la situazione è la medesima: tutte le pizzerie erano scomparse dalla faccia della terra e, non si sapeva dove diavolo erano finite…
Partendo da Napoli, capitale indiscussa della pizza, ovunque l’andazzo era lo stesso: d’improvviso e senza colpo ferire, dall’oggi al domani le pizzerie erano sparite dall’orbe terracqueo senza lasciare indizio alcuno, cosi come volatilizzati erano i loro proprietari e/o pizzaioli.
Cosa era successo? se le tutte le pizzerie scomparissero
Forse qualche scienziato aveva scoperto che la pizza è deleteria per la salute umana?
Oppure… era venuto alla luce un complotto dei soliti “poteri forti” per eliminare la pizza e farci ingozzare a forza altri cibi e, magari già che ci siamo, anche per eliminare dalla faccia della terra e dell’Italia l’ineffabile triade di pizza, spaghetti e mandolino che ancora ci identifica all’estero?
Forse i pizzaioli avevano fatto lievitare troppo i prezzi? (“lievitare” non è casuale).
No, semplicemente e d’improvviso la gente aveva smesso di mangiar pizze ed era diventato “fashion” cucinare a casa…
Un sogno si, ma fuor di metafora anche qualcosa che un giorno o l’altro potrebbe anche realmente accadere, forse non così repentinamente, ma semplicemente perché prima o poi ci si stufa di tutto.
Lo so, in questo sgangherato apologo che di sicuro scatenerebbe le reprimende del compianto Menenio Agrippa, ho forse troppo calcato la mano…
Però, lasciando perdere i sogni e tornando alle cose concrete quali sono i freddi numeri, tutta la filiera del comparto pizza pare che in Italia muova un giro d’affari di oltre 30 miliardi di euro/anno, mica noccioline!
I luoghi in Italia qualche modo riconducibili al mondo della pizza e che a vario titolo le sfornano, sono più di 100mila, e pare che oltre cinque (5) milioni di pizze al giorno escano dai forni (dato da verificare), per non parlare poi del numero degli addetti di tutta la filiera, difficilmente quantificabile, ma di sicuro cospicuo.
Un business di tutto rispetto
In ogni caso, il vero e proprio boom che sconfina nell’isteria collettiva per tutto ciò che è legato al mondo della pizza (in Italia ma anche all’estero), ha avuto però l’innegabile merito di aver aumentato di molto il livello qualitativo del prodotto, e meno male!
Mangiare una pizza davvero “cattiva” è sempre più raro, per fortuna
Però, il treno in corsa senza freni che è in questo momento tutto il comparto della pizza nazionale, spero che non si schianti anzitempo andando in frantumi.
Sarebbe deleterio per tutti, perché gli osservatori più accorti del settore, già notano ben più di qualche scricchiolio e, nonostante il marketing martellante e l’aver trasformato molti pizzaioli di successo in veri e propri maîtres à penser, ci sono segni di stanchezza anche da parte della clientela…
La storia ci ricorda che presto o tardi tutte le mode passano, a volte anche all’improvviso…
Facciamone tesoro.
Notazione personale – Lo scrivente è professionalmente immerso fino al collo (e… oltre) da questo stato di cose. se le tutte le pizzerie scomparissero
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?