Di Fabio Riccio
A volte le cose ci inseguono. Forse è la sorte, forse sono solo delle fortuite concomitanze di cause, ma l’argomento di questo post è partito da una bella serata alla Drogheria Buonconsiglio di Vasto, piccolo e agguerrito caposaldo per chi ama il vino naturale in Abruzzo.
Qualche annetto fa’, in una di queste serate di degustazione a Vasto, ho avuto modo di scoprire una cantina per me fino a quel momento sconosciuta: ‘A Vita di Cirò Marina (KR) condotta dal bravo Francesco de Franco e dalla sua consorte Laura (altrettanto brava eh…).
Gaglioppo (primario “ingrediente” del Cirò) alla massima espressione, vinificato con rispetto, carattere ed eleganza, che mi ha regalato sensazioni che ancora adesso sono nitide, ma anche il piacere di sentire dalla viva voce del produttore come fa il suo vino. E’ stato bello conversare con una persona che ama allo spasimo il suo lavoro e, che ammiro per le scelte e lo stile di vita.
A fine serata si è anche parlato di altre cantine “naturali” e il bravo Francesco pronunciò un nome: Arpepe, di Sondrio, quasi agli “antipodi” della sua zona. Provatelo, disse.
Il nome fu diligentemente annotato da Serena, e per qualche tempo rimase nella pagina della sua agendina-diario, in attesa di una buona occasione per provare qualcosa di questa cantina.
Il tempo passa, e infine il destino finalmente mette Arpepe sulla nostra strada.
Serena torna per qualche giorno nella sua natia Val Brembana, e riporta con se (fresca di enoteca) una bottiglia di Sassella Stella retica riserva 2006 Arpepe.
La bottiglia viene sistemata nella “cantinetta dinamica” vicino all’ingresso di casa, in attesa di una buona occasione per stapparla.
Ma ancora il destino ci mette lo zampino… Qualche giorno fa’ con un caro amico (A) a cui voglio un gran bene, che tra tanti e infiniti pregi, ha anche un piccolo difetto (quello di non amare triple A & naturali…) andiamo a cena fuori.
Non voglio qui disquisire sulla cena (magari lo farò in un altro post) ma appena aperta la carta dei vini ci ritroviamo a scegliere un bel Rosso di Valtellina Arpepe 2011, che sorprendentemente è in lista in un piccolo locale sperso nelle montagne tra Abruzzo e Molise.
L’assaggio è semplicemente fulminante.
E… se questo vino è il “base”, logicamente 100% di uva Nebbiolo (come quasi tutta l’enologia della Valtellina) figuriamoci il resto!
Al calice senza bisogno di scaraffarlo è di un bel rosso rubino che sfuma al granato ma restando ben trasparente. Al naso è complesso sin dall’inizio, con note balsamiche che si insinuano tra gli indizi di frutti di bosco, ribes e lamponi in primis. Dopo poco che si evolve in calice, delle belle note floreali di ginestra e di spezie (cannella e chiodi di garofano) prendono il posto del bosco.
Ma è al palato cheda subito si rivela flessuoso e compiacente,grazie anche a una nota acida che dona freschezza e bevibilità. I tannini non sono invadenti e stuzzicano con delicatezza il palato.
Con il passare dei minuti (mica la si fa’ durare molto una bottiglia così…) insieme ai sentori di frutta di bosco che tornano a prevalere sulle spezie, esce fuori prepotentemente la salinità, che prima era in secondo piano, realizzando così una sorta di magico equilibrio.
Un gran vino davvero, beverino a prova di scettico. Un vino che racconta il suo territorio senza necessità di trucchi e belletti, e acrobazie da novello Cagliostro in cantina.
Un vino che nel bicchiere racconta anche di vigne su terrazzamenti che salvano anche il fondovalle da frane e dissesti(ricordate la famosa alluvione in Valtellina del 1987?).
Insomma il Rosso di Valtellina 2011 riesce a convincere anche il mio amico A, che dichiara che in effetti anche se è un “naturale”, è davvero un gran vino per accompagnare bene la prima parte della serata, principalmente dedicata alla carne appenninica.
La storia potrebbe anche concludersi qui, ma noi di www.gastrodelirio.it se da una parte preferiamo (quasi sempre) la riflessione e il sedimentare delle sensazioni rispetto all’immediatezza, concedendoci i giusti tempi e la giusta ispirazione prima di parlare di cosa assaggiato e degustato, dall’altra siamo anche degli inguaribili curiosi, molto spesso “eretici”, e questo sia nel campo del cibo che in quello del vino.
Così… qualche sera fa, confortati anche da alcuni simpatici commenti ricevuti in merito a un mio recente post (vedi:https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/una-accoppiata-improbabile-grain-de-soleil-2010-pizza-al-taglio/2014/01/ ) con Serena decidiamo di aprire anche il Sassella stella retica riserva 2006 Arpepe
Se con il Grain de Soleil avevo volutamente ed ereticamente messo sul tavolo di casa della pizza al taglio fatta (non so bene come) dal negozietto all’angolo della strada, questa volta decido (almeno…) di fare tutto in casa!
Acqua, farina zero, sale e lievito in cubetti – Lievitazione “tumultuosa” solo in un ora che farebbe inorridire Gino Sorbillo, un cucchiaio di strutto e poi di corsa a impastare e stendere il tutto nella teglia.
Et volià: la focaccia rapida & gastrodelirante è pronta per essere infornata.
Come arricchimento aggiungo solo la parte rimastami di una stracciata Molisana del giorno prima – non sapete cosa è la stracciata?
Guardatequi: http://it.wikipedia.org/wiki/Stracciata – di un piccolo caseificio di Carovilli (IS) vale a dire il Caseificio Santo Stefano, di Roberto D’andrea – in Via Roma a Carovilli appunto, che non ha sito ne’ pagina Facebook, ma che per fortuna ha almeno un telefono (0865 838032), e che produce latticini davvero di grande qualità.
Cotta la focaccia nel superforno casalingo (mediamente tecnologico, prodotto da una nota multinazionale svedese dell’arredamento) prendiamo il coraggio a quattro mani e… stappiamo il Sassella stella retica riserva 2006 Arpepe
Superato qualche dubbio iniziale sullo stato di salute del sughero, da subito si ammira un rosso granato intenso, incantevole e trasparente. Se a un qualche piemontese gli si racconta che che quel che c’è nel calice, e poi che con questo colore è uva nebbiolo, forse non ci crede.
Appena aperto sembra un po’ sottotono, ma poverino… si deve ancora riavere dallo spavento di respirare a pieni polmoni dopo anni di quiete.
Al primo bicchiere è già amore a prima vista: amaro di radicchio, rabarbaro (il frutto, non il liquore…), frutta rossa matura e sentori quasi da solvente (però vi assicuro che non ho un passato di “sniffatore” di colle al neoprene!).
Con il passare del tempo evolve prima lentamente, poi sempre più velocemente e così si inizia a sentire nettamente erba tagliata, muschio e sottobosco appenninico in autunno, non senza un delicato fondo di liquirizia.
Un naso fresco e pulito, e cosa importante e godibilissima, è di una grandissima eleganza, che me lo fa’ anche immaginare come un giusto compagno con ittici e molluschi al pomodoro e non.
Al palato è amabilmente tondo, armonioso e sfoggia un incredibile equilibrio. Il tannino c’è, e si palesa in giusta misura, ed è piacevole. Così come la sapidità che a mio (potenzialmente fallace) giudizio lo rende ancor più interessante.
Il Sassella stella retica riserva 2006 Arpepe è un vino nato prima di tutto per piacere a chi lo produce, senza concessioni per un certo tipo di mercato che chiede ancora a gran voce “rossi a cannonata” con eccesso di legno (trucioli?) oppure “compitini enologici sciuè sciuè” dalla perfetta realizzazione tecnica, ma senza traccia di anima o emozioni. Questi “compitini” (purtroppo) piacciono tanto a un certo tipo di presunti esperti, questi ultimi dotati più di paraocchi come i cavalli delle carrozzelle, che di capacità di discernere gusto.
Ragazzi… non sembra ma è uva nebbiolo allevata in terrazzamenti che con un eufemismo si possono definire “scomodi”.
Qui si parla di agricoltura che alcuni chiamano estrema, ma che io definisco semplicemente giusta per il territorio. Il territorio appunto: come per il Rosso di Valtellina, il territorio c’è proprio tutto, dal primo all’ultimo sorso. Se poi non avete mai messo piede in Valtellina, oppure in geografia siete dei somari, oppure ancora se più giovani non avete proprio idea di dove sia questa zona (magari a causa dei tagli di questa materia attuati da un ex ministro della Repubblica originaria della bassa lombarda) beh… noi di gastrodelirio alziamo le mani!
E così… un calice tira l’altro, e anche la modestissima focaccia con la stracciata fusa incredibilmente asseconda questo che è, senza usare paroloni e tecnicismi per iniziati, è un gran vino davvero.
La bottiglia, ahimè finisce troppo in fretta, lasciando un ostinato e godibile ricordo e il rimpianto di averne una sola.
Un vino decisamente da bere in quantità gastrodeliranti; ad avercene tanti di bei vini come questi…
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Felicissimo di averti dato la “dritta” giusta, ma con i vini di Emanuele, Isa e Guido è fin troppo facile
Originale e fuori dagli schemi il modo di recensire dell’autore, se ben ho letto il nome Fabio Riccio. Apprezzabile il non usare paroloni complicati per iniziati, e il cercare un linguaggio che possa essere compreso da tutti o quasi.
Due vini (della stessa azienda) passando tra Valtellina, Abruzzo, Molise, Napoli e ben più di una giusta e meritata stoccata per quello che è il mondo dell’enologia ufficiale, che solo ora timidamente inizia a dare qualche tardivo riconoscimento al lavoro di questi vignaioli che, scelgono una diversa filosofia di produzione e vinificazione.
Mi riprometto, tempo permettendo di spulciare meglio negli archivi di questo sito, magari scopro qualcosa di interessante!
Il sassella Stella Retica 2006 è semplicemente emozionante… cosa altro dire…
Davvero giusto quanto scritto in questo articolo: “La bottiglia, ahimè finisce troppo in fretta, lasciando un ostinato e godibile ricordo e il rimpianto di averne una sola”
Conosco non da adesso i vini di Arpepe.
Cosa altro dire… l’articolo rende molto bene le sensazioni provate dall’autore che somigliano molto a quelle provate da me, che sono solo un “bevitore” non esperto del settore.
S’: non sono così poi un esperto di vini, e tanti sapori e odori come descritti qui non riesco ancora a sentirli, ma da quel poco che capisco, il sassella do Arpepe è davvero un vino che ti viene voglia di comprare a casse, e di berselo però a casa, onde evitare etilometri, forze dell’ordine etc etc.
Buongiorno!
Io abito in zona Lucca – Aulla.
C’è in zona qualche enoteca che vende i vini Arpepe?
grazie!