Di Serena Manzoni
Oggi un po’ tutti parleranno del Brasile… in effetti il discorso mondiale di calcio era un po’ sceso di popolarità tra gli argomenti preferiti di noi italiani, data la debacle della italica squadra azzurra, ma la partita nerissima della squadra carioca sicuramente avrà risvegliato gli interessi calcistici dei bar del mattino…
Ma che succede? E’ impazzita? Fammi rileggere il manifesto di Gastrodelirio… non mi sembra si parlasse di calcio… no, non se ne parla… e allora? Cos’è questa storia di goal e di calcistiche tenzoni? Ebbene miei amati lettori, non si vuole parlare di calcio, ma di Brasile! O meglio, più che di Brasile di Jorge Amado e dell’ultimo libro letto, Santa Barbara dei fulmini, Garzanti Editori, Milano 2011. Libro decisamente gastrodelirante, libro densissimo di argomenti, di colori, di vita e anche di musica e di cibo.
La vicenda è complicata, si parte da una mostra di arte sacra dove il pezzo forte è rappresentato da una statua di Santa Barbara avente come attributo, non la palma del martirio ma un mazzo di saette e fulmini. La sparizione misteriosa di questa statua darà il via alla narrazione, intreccio complicato e divertente di fatti e personaggi che non potrebbero esistere se non a Bahia, vera protagonista dei libri di Amado. E allora vai con il samba! Non potrete più staccarvi dalle pagine, ammaliati e infatuati dalle atmosfere e dal ballo: la città e i suoi abitanti, gli amori e i bordelli, sfortunate notti di nozze e riti religiosi, sincretismo e meticciato di geni e di religioni. Non soltanto, anche la storia, di cui troppo spesso conosciamo troppo poco. La lettura è anche occasione per intravedere e voler approfondire non soltanto la storia coloniale del Brasile, ma anche quella più recente di regimi militari e opposizione, di resistenza, della realtà dei senza terra nella provincia rurale e di preti e musicisti in lotta.
Questa voglia di conoscenza e approfondimento, arriva anche per quanto riguarda il discorso alimentare: si immagina che le pietanze canterine che Amado descrive siano figlie loro stesse del meticciato: miscuglio di ricette e abitudini importate con il colonialismo e con la schiavitù. Si va dal vino verde portoghese e dai liquori dolci delle suore al cuscus, mischiandosi all’opulenza tropicale dei frutti magnifici e della materia prima di questa parte di mondo. Partendo dall’incantesimo che subiamo leggendo i nomi dei cibi, come una canzone che ci fa muovere non volendo le anche, fino a voler sapere di più, assaggiare e scoprire una cultura (anche alimentare) così lontana da noi.
“In tavola, sulla tovaglia di lino ricamata (…) vari tipi di moqueca-di pesce, di ostriche, di gamberoni, si offrivano appetitosi, conditi di latte di cocco e olio di dendê. Contorno di gnocchi di farina, sugo di malagueta schiacciata nel sugo di limone, con cipolla e coriandolo, una bottiglia di vino verde portoghese, ben ghiacciato, in un secchio di metallo cromato”.
“Damiana preparava delle pentolate di pasta per i budini di puba, granturco e aipim che una banda sfacciata di scugnizzi vendeva di pomeriggio di porta in porta a una clientela fissa”.
“Per accompagnare il semplice caffelatte, aveva preparato aipim, igname, spighe di granturco, e aveva fatto un cuscus di tapioca con il latte di cocco, quello che non si mette sul fuoco”.
Non sentite la musica? E insieme alla voglia di ancheggiare non vi viene voglia di sapere di più, di conoscere, di approfondire? E di assaggiare in effetti… sarebbe bello poter partire senza indugio… sarebbe bello…
Intanto lasciamoci incantare, balliamo e leggiamo, magari ascoltando Caetano Veloso, avendone letto nel libro di Amado, dove tutto si fonde e mescola in un allegro bailamme: storia, cucina e sofferenze, religione e amori, monaci e candomblè, non dimenticando il calcio (Danilo, personaggio del libro, è un ex promessa del calcio, fermato da un infortunio), che in fondo è da lì che è partito quanto si è scritto.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Jorge Amado…semplicemente il più grande! I miei preferiti: Teresa Batista stanca di guerra e Gabriella, garofano e cannella (dove c’è tanta cucina bahiana)