Ebbene si, confesso: ho commesso un eno-infanticidio!
Ho “assassinato” stappandolo & bevendomelo con l’attenuante della dovuta calma, ma con l’aggravante del “nessun ritegno” un gran nero d’avola in purezza, il Salvatore Grippaldi 2020 che, nell’anno di grazia 2025 si è certamente dimostrato un gran vino, ma che da incosciente qual sono potevo ancora lasciare buono buono nella “cantinetta dinamica” di casa gastrodelirio per ancora un bel po’ di anni a sonnecchiare, dandogli così il giusto tempo per “farsi le ossa” e migliorarsi con gli anni.
Già, perché dopo trenta e più anni di “bevute consapevoli e attente” nonostante colpi di testa come questo, ho sviluppato abbastanza naso, palato ed esperienza sensoriale per affermare con ragionevole certezza che questo vino, tra qualche anno, previo un corretto invecchiamento in situazioni ottimali, sarà uno di quelli che regalerà belle e complesse sorprese a chi avrà la fortuna di degustarlo
Parliamo invece di Nicolò Grippaldi che questo vino lo produce. Viticoltore biodinamico (moderno) in quel di Gagliano Castelferrato, un borgo di poche migliaia di anime a 650 metri sul livello del mare in provincia di Enna, in Sicilia.
Dal 2015 Nicolò, arrivato a produrre vino per strade non lineari o tradizionali, ha scommesso sulla vite mettendo a dimora circa tre ettari di vigneto nei terreni abbandonati del bisnonno, principalmente Nero d’Avola e Nerello Mascalese.
A Nicolò il merito, l’onore e… il grande onere di avere ridato vita e slancio alla quasi inesistente viticoltura di qualità della provincia di Enna, il capoluogo di provincia più alto della Sicilia, viticoltura distrutta e annichilita molto di più che in altri territori della Sicilia dalla Fillossera poco dopo l’unità d’Italia e, mai più risorta in maniera organica.
Tornando al Salvatore Grippaldi, il “Top della gamma”, questo vino è tutto dedicato al papà di Nicolò, Salvatore e, come già detto, è 100% di Nero d’Avola.
Al naso il Salvatore Grippaldi 2020 parte immediatamente intenso ma anche morbido ed equilibrato e, caleidoscopicamente complesso come non altri con una gran “botta” di frutti rossi e neri, prugne e note legnose che davvero lasciano il segno che, con l’evoluzione, si tingono anche di eleganti sentori di tabacco.
Al palato è avvolgentemente quasi cremoso con una persistenza di rilievo e bei tannini parecchio eleganti e quasi setosi che, ben si intrecciano al resto dei sentori. Il finale, è lungo e piacevolmente elegante.
Personalmente, e visto che in vigna e cantina ci si rifà con intelligenza alla biodinamica, approfitto, ancora una volta del piccolo palcoscenico di www.gastrodelirio.it per dichiarare solennemente che non faccio affatto fatica, anzi, ad annoverarmi tra i convinti bevitori di vini biodinamici, certificati e non.
Ma, nonostante il mio non celato bias per questi vini, seguito ad avere più di una riserva sulla possibilità, come da disciplinare di una nota associazione del settore “biodinamico”, di avvalersi di alcuni tipi di filtrazioni in mia opinione troppo “energiche” che depauperano sensorialmente una importante parte del corredo sensoriale dei vini, ma, per fortuna, non è il caso di Nicolò Grippaldi e dei suoi vini che semplicemente decantano e fanno i canonici travasi…
Così come da convinto “scientista” resto anche basito su alcune derive un po’ troppo esoteriche che cozzano con il mio granitico scientismo che, curiosamente per approccio ed altro, si rifà anche al pensiero di Masanobu Fukuoka.
Sintetizzando, e tornando alla sensorialità, un gran Nero d’Avola dalla struttura solida e senza punti deboli, e dai fondamentali che raccontano di una spiccata personalità.
In mia modesta opinione ci sono grandi, oserei dire grandissime potenzialità di invecchiamento (se non lo si “uccide” stappandolo anzitempo come ha fatto il sottoscritto…)
In definitiva, con il Salvatore Grippaldi siamo di fronte a un Nero d’avola indubbiamente primo della classe, che, avvolge con eleganza il palato e titilla a dovere velopendulo e papille gustative. Non capita sempre…
Superfluo dire che in cantina solo fermentazioni rigidamente spontanee, senza lieviti selezionati etc etc e, senza neanche ricorrere neanche al pied de cuve.
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Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?