Di Fabio Riccio,
Su Gastrodelirio proviamo a essere pragmatici.
Se non vediamo, proviamo, assaggiamo o beviamo personalmente una qualsiasi cosa non ne parliamo, per meglio dire, non ne scriviamo. Punto.
Lo stesso per i luoghi dove si cucina cibo o altro.
Una volta provato e/o assaggiato, se non ci piace, o quantomeno non ci entusiasma, semplicemente preferiamo il silenzio.
Fine.
Non siamo per i “mi piace” buttati a vanvera sui social perché tizio è simpatico o amico, oppure perché una foto di cibo o di un piatto ci fa pensare (chissà perchè) che è buono.
Cerchiamo di fare critica gastronomica e divulgazione sul variegato mondo del food seriamente, con cognizione e senza spettacolarità.
Le facili patenti di “buono o no buono” non son cosa per noi.
Queste patenti, elargite dai più senza spirito critico, spesso sono come quella di pirandelliana memoria, oppure… sconfinano nella cosiddetta marchetta.
Proprio in questa ottica, e senza la mediazione del politically correct, altra cosa non nelle nostre corde, questa volta vado a raccontarvi di un riso…
Un riso molto buono, un riso un tantino speciale, un riso che però ci è piaciuto, molto.
Il riso Artemide di RisoBuono.
L’Artemide è riso nero, partiamo da questo, meglio, iniziamo capire cosa è, come si presenta…
Il riso Artemide è una varietà di riso coltivata in Piemonte.
Deriva dall’incrocio tra il riso Venere (a granello medio e pericarpo nero) ed un riso di tipo Indica (quello a granello lungo e stretto e pericarpo bianco).
Un riso integrale, decisamente aromatico.
Chicchi lunghi e affusolati (come si nota dalle foto), neri, inusuali.
Il riso Artemide una volta “in pentola”, libera un aroma gradevole quasi come quello del pane appena sfornato, aroma simile a quello del suo parente più prossimo, il Venere, ma decisamente più intenso.
Tutto qui?
Solo per questo è buono?
No, assolutamente.
Noi di Gastrodelirio da pragmatici le cose le proviamo, le assaggiamo…
Detto fatto, il riso Artemide entrato nella cucina di Casa Gastrodelirio, è stato sottoposto dal sottoscritto al Cimento del Gambero.
Cioè, è stato accostato, anzi, saltato in padella con dei gamberi freschissimi (poche ore prima ancora dotati di motricità propria) acquistati dal mio venditore di ittici di fiducia, poi personalmente e meticolosamente sgusciati.
Non un risotto quindi.
Un piatto sintatticamente lineare, almeno dal punto di vista dei sapori, dove le tendenze gustative e olfattive non sono troppe.
In primis il riso, Artemide in questo caso.
Logicamente i freschi gamberi.
Il piccolo trito di prezzemolo e aglio bianco (poco), molto minuto.
Il buon olio del mio amico Antonio Villani, il Lu Mè.
Tutti prodotti di gran qualità, senza e senza ma.
Il riso Artemide bolle in pentola per più di 40 minuti, ma vivaddio, un riso “buono” non può cuocere poco, come certi risi da discount di bassa lega.
Con la cucina gradevolmente invasa dall’aroma dell’Artemide, unisco in padella il resto degli ingredienti, compresi i gamberi già precedentemente scottati.
Qualche minuto per far saltare a caldo, e il tutto è pronto.
Sorpresa!
Di solito in questo piatto, che ogni tanto mi diletto a preparare con altri tipi di riso, il sentore e gusto prevalente giunge dai gamberi, specialmente se freschissimi.
Questa volta no.
Il primo attore è stato il riso.
In primis, nel piatto, il riso Artemide è assolutamente integro, nessuna rottura nei chicchi, anche il saltarlo in padella non ha procurato danni.
Però, al contrario di altre varietà di riso dovei i richiami sensoriali che prevalgono sono quelli olfattivi, nel riso Artemide è il sapore vero e proprio che predomina.
Gusto, non solo naso.
Così, al palato, oltre la bella consistenza alla masticazione, arriva anche un sapore intenso, quasi erbaceo ma dai richiami farinosi secchi e avvolgenti quanto basta, morbidi e suadenti però nel rapportarsi con il sapore dei gamberi.
Il tutto, insieme ai peculiari sentori olfattivi già descritti, si inserisce perfettamente con il resto degli ingredienti, ma senza fare da spalla o da mero supporto: si, il riso Artemide è il primo attore.
Il piatto finisce troppo presto.
Mi immagino il Riso Artemide ottimo (anche) da mangiare così com’è, al massimo con un filo d’olio, o con la canonica spruzzata di un buon parmigiano.
Una cosa che proverò prima o poi…
Il Riso Artemide, quello che ho provato io, vale a dire il RisoBuono dell’azienda agricola Luigi e Carlo Guidobono Cavalchini, si è dimostrato ottimo sotto ogni aspetto.
Arduo se non impossibile trovargli difetti o imperfezioni.
Provatelo, non costa poco, ma la qualità, quella vera, quella non di facciata, quella che appaga i sensi e non solo l’appetito, si paga.
Buon appetito a tutti con il riso Artemide.
LA MONDINA
Via Gautieri, 2/4 – Casalbeltrame (NO)
Tel. 0321 1826327
www.risobuono.it
info@risobuono.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?