Immaginate un marziano che piomba sulla terra, magari proprio Kunt, quello di Ennio Flaiano, ricordate? Report il marziano
Con una buona dose di autolesionismo Kunt decide (chissà perché) di tornare da dove era scappato, a Roma dalle parti di Villa Borghese.
Un salto allo spazionoleggio, affitta per sei mesi un disco volante di piccola cilindrata e pian pianino schivando meteoriti e il satellitino marziano Deimos, arriva zitto zitto a Roma.
Stanco dal lungo viaggio, va subito nell’albergo prenotato mesi prima, e in canottiera si butta sul letto e, per rilassarsi accende il televisore e incappa nel programma Report…
Sgranocchia qualcosa e intanto segue Report, in buona parte dedicato ai problemi di questa bevanda, il vino, per la quale i terrestri fanno pazzie e si accapigliano. Report il marziano
Lui, nel suo primo viaggio il vino lo ha assaggiato, però, insomma… mica gli è piaciuto molto. Capogiri alla sua testa principale (sia chiaro: i marziani ne hanno due), poi è risaputo che su marte mica reggono bene l’alcol, abituati come sono a bevande verdine e analcoliche, come la cedrata e il sapone per i piatti…
Il giornalista parla di argomenti ignoti ai marziani come lieviti, lieviti indigeni, lieviti selezionati, fermentazioni, riduzioni etc etc, ma anche dei simpatici signori che tirano su le vigne per bene.
A un certo punto spunta in studio persino un anziano signore occhialuto e dall’aspetto tra il torvo e il piccato che, prova a rispondere alle domande dell’intervistatore.
Questo signore sembra un guru, e somiglia parecchio a un noto marziano grande esperto di bevande verdi, non fosse per il diverso colore della pelle… già perché anche su Marte ci sono guru che fanno consulenze, però si limitano al sapone per i piatti e le cedrate.
A fine della trasmissione Kunt, abbastanza digiuno di faccende terrestri ha le idee ancora più confuse di prima, non ha capito quasi nulla.
Che diavolo sono i saccaromiceti, i lieviti selezionati, quelli indigeni?
Ma, non si doveva parlare di vino?
Kunt è in crisi. Report il marziano
Pensa… va bene, il vino è quella antica bevanda terrestre che contiene alcol, cosa che rende più allegri quelli che la bevono, ma a noi del pianeta rosso il vino picchia troppo in testa, e poi di tutto questo contendere da “esperti” non ci capisco nulla, a noi marziani piace la Cedrata!
Però, Kunt il vino vuole assaggiarlo di nuovo, – magari devo solo rifarci il palato – magari con un poco di allenamento mi piacerà, pensa tra se e se…
Spegne il televisore e va a dormire, e nel mentre spera che dopo il suo consueto mezzo litro di cedrata a colazione, il supermercato fuori l’albergo sia aperto per comprarsi una bottiglia e scolarsela con calma in camera.
Chissà che dopo non capisco finalmente cosa sono i lieviti selezionati e la volatile… è l’ultimo pensiero prima di chiudere i suoi otto occhi…
Lasciamo un attimo il marziano Kunt e andiamo a Voghera (PV) dove abita la nota casalinga di… Voghera, donna pratica e senza età ma, e almeno per il vino, omologabile per conoscenze e comportamenti al marziano caduto dal cielo…
Luogo comune piuttosto agée quello della casalinga, ma se parliamo di vino, anche la casalinga di Voghera (come le colleghe di Arezzo, Enna, Oristano, Cuneo e Zagarolo etc etc) dopo aver visto Report sono nella identica situazione del marziano: non hanno capito molto ne’ tanto meno il vero motivo del contendere…
Oltretutto, a casa della casalinga il vino lo compra il marito (l’impiegato di Voghera?) perché sebbene ormai sono molte le donne esperte di vino, persiste (anche a Voghera) tanto machismo, e soprattutto per le persone di una certa età il comprare il vino resta una faccenda da “maschi”.
Supermercato.
Scaffali pieni.
Nomi sconosciuti e nomi altisonanti.
Etichette di ogni genere.
Prezzi di tutto un po’…
Cosa fa l’Italiano/Italiana media che vuole acquistare una bottiglia di Vino?
Che scelgo? Report il marziano
Questo suona bene il nome… ma no, è rosso: meglio un bianco – “è più leggero”.
Quest’altro mi puzza di imbroglio, questo costa troppo poco, questo sta dentro una scatola di cartone… avrà lieviti selezionati o indigeni?
Oddio… non saranno i lieviti indigeni una roba extracomunitaria per sostituire etnicamente i lieviti italiani con quelli scuretti di pelle e così cacciano via i nostrani??
E nei contenitori di cartone che lieviti useranno?
Quelli di ♪ Brava brava Mariarosa ogni cosa sai far tu, qui la vita è sempre rosa solo quando ci sei tu ♫, oppure quelli in cubetto per la pizza, pur sempre roba terrona?
La pizza si fa con il lievito indigeno (extracomunitario?) o con quello selezionato nazionale che mi da più fiducia?
Selezionato da chi?
Da dove?
Come?
Perché “selezionato”?
Però… pensa la casalinga, a me è sempre piaciuto il vinello che mi portava dal paese lo zio Achille.
Mannaggia che è morto, poverino… pensa la casalinga (mica il marziano, perché su Marte i concetti di morte e di parentela non esistono).
No, deciso: compro questo perché ha una bella etichetta, e poi ha tanti bei bollini.
E’ bio, vegano, equo, biodegradabile, anallergico, aerodinamico, solubile in acqua, non testato sugli animali, biodinamico, sostenibile e… pure rispettoso dell’ambiente che, così va bene anche alla nipote del cugino di mio cognato Gianni che, è vegana, anche se non ho mai capito bene cosa cavolo vogliono e mangiano quelli…
Benissimo
E… la signora va a casa, dopo aver comprato una bottiglia solo per l’etichetta e i luoghi comuni imperanti, così tutti felici e contenti.
Ora, noi “iniziati” di ogni ordine e grado, discutiamo anzi: ci accapigliamo su lieviti selezionati, certificazioni (e non bio…) lieviti indigeni, e poi delle truffe non diciamo quasi niente, pare che le diamo per scontate.
Vabbè…
Così, con il bonus della sconvolgente e assurda partigianeria che caratterizza l’Italia del nuovo millennio, dove nessuno ascolta neanche un attimo l’altro e, dove ognuno, anche a sprezzo di razionalità e buonsenso non accetta la minima critica o dubbio alla sua assolutistica “dottrina”, anche a Report abbiamo assistito a un teatrino, in certi momenti condivisibile in altri, approssimativo, dove entrambe le parti sono pervase da un fervore religioso.
Report
Il suo benemerito lavoro, è scavare (dove ci sono…) nella merda e nelle truffaldinerie, necessariamente condendo il tutto con una bella dose di sensazionalismo, altrimenti non si incide e, i frettolosi e disattenti spettatori cambiano canale.
Vabbè…
Non siamo tutti microbiologi, non siamo tutti grandi palati, non siamo tutti esperti di fermentazioni, malolattica, bâtonnage, torchiatura soffice, esterificazioni, etc etc..
Alla fine, la maggioranza degli italiani beve il vino che gli piace o quello che qualcuno lo ha fatto piacere, incluso chi ha fatto corsi e altro con bene in vista giacchette & padellini.
Cosa resta di tutto questo contendere?
Niente
Solo l’ennesimo brutto segno di una Italia cieca e intollerante, assolutamente.
Posizioni, da entrambe le parti esacerbate al di là di ogni ragionevolezza.
Diamine, davvero noi italiani siamo diventati così brutti?
Resta l’amarezza che un tema come questo nella famigerata puntata di Report del 18 febbraio 2024 poteva e doveva essere trattato meglio e con meno superficialità, perché per la casalinga, il marziano e l’uomo della strada, è complicato per non dire astruso.
In mezz’ora o tre quarti d’ora, non si può sviscerare una cosa parecchio complessa…
E… premetto che www.gastrodelirio.it è un sito di parte, come lo siamo noi che scriviamo qua, e, una delle nostre “parti” in questa partita è, per meglio dire, proprio la naturalità.
Logicamente non disgiunta da chiarezza, etica e verità, concetti ormai dimenticati dagli italiani.
Così come i lieviti indigeni.
Così come la fermentazione alcolica…
Ma essere di parte non vuol dire essere partigiani.
Non vuol dire demonizzare l’altro.
Invece, questo accade, da tutte e due le parti.
Peccato.
Peccato.
Però, prendiamo atto di una cosa dove Report non è stato sufficientemente chiaro: nel 2024 e non solo in Italia, esistono & coesistono due diverse idee di cosa è il vino.
Piaccia o meno, due modi di concepire il vino eticamente e praticamente e le modalità in con cui con questo ci si rapporta, dove, anche se esistono, le “zone grigie” non sono poi così ampie…
Con questo stato di cose bisogna necessariamente fare i conti e, senza inutili barricate e verità precostituite.
Esemplificativa di questo stato delle cose è la foto, vecchiotta, vabbè…. che vedete qui sotto di Nicole Kidman, vera star e ottima attrice (detto senza alcuna ironia!).
Personalmente, in una improbabile e romantica cena con lei (magari con un bel dopocena) nel mio perfettibile e non infallibile aperion opterei per quella a sinistra, la ragazzona australiana dai folti riccioli, poco trucco e forme giuste, che sprizza (quasi) simpatia da ogni poro…
Quella a destra è egualmente bella, forse ancor di più dell’originale, ma non è l’originale… perché dopo gli infiniti mutamenti che l’hanno resa diversa da quel che era, il rischio di non rendersi conto che è la medesima persona c’è, dopo gli infiniti ritocchi & modifiche che la hanno trasformata in altro.
Vi rammenta qualcosa questo?
E… in tutta onestà, un ancora meno probabile “dopo cena” con la seconda mi solletica poco, perché c’è il rischio che se in qualche momento “topico” gli scappa un gridolino o una sana risata, poi mi manda il conto del chirurgo estetico!
Naturale o selezionata?
Alla fine della giostra, diciamocela tutta, resta l’assoluta e documentabile insufficienza e farraginosità di gran parte dei disciplinari “ufficiali”, bio & biodinamici inclusi.
Troppo spesso certi disciplinari sono il frutto di bizantini e malriusciti compromessi con le esigenze del mercato e quelle di alcune associazioni di categoria, e l’incontrovertibile constatazione che in Italia siamo arrivati al… “il nemico del mio nemico è il mio amico”.
Brutto segno, davvero.
A Marzià, facce ride…
Report il marziano
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?