Di solito quando ho in programma una cena (pranzo, anche…) a più mani nutro timori.
In molti casi, mio malgrado, mi sono ritrovato a partecipare a riti officiati con una precisa regia curata in ogni più infimo dettaglio, inclusa l’esatta dimensione in centimetri dei piatti preparati da ciascuno chef partecipante per non sminuire o mettere in ombra nessuno.
Però, questo tipo di cene, salvo incidenti di percorso per carente organizzazione, di solito tecnicamente funzionano bene.
Tecnicamente. Ecco: qui è il punto…
Ma… vuoi perché la troppa precisione va inesorabilmente a scapito della creatività, vuoi perché chi organizza e partecipa a questi eventi ha aspettative ben diverse da quelle di un cronista del gusto come il sottoscritto, il tutto sovente si trasforma in una asettica passerella mondana.
Creatività e sapori diventano aspetti secondari della serata, perché offuscati e messi in secondo piano dall’evento stesso e, dalla ostentata mondanità unita quasi sempre a una raggelante assenza di cultura gastronomica di molti dei partecipanti, specialmente quelli più blasonati.
Ed è per questo che frequento poco questi eventi e ne racconto ancor meno, perché gastrodelirio.it non fa comunicazione, bensì critica gastronomica pura, ed è il tipo di “critica” che una volta prevedeva anche le “stroncature”, ora (se è il caso) sostituite dal silenzio.
Ma… ogni tanto incappo in qualche eccezione che vale la pena di essere raccontata.
E’ il caso de La Puglia a Modo Nostro, una cena per pochi fortunati tenutasi il 17 Dicembre 2023 nella magnifica location del RegiaCorte Restaurant & Lounge Terrace di Matera.
Una gran bella cena a quattro mani, dove il menù non è stato una più o meno ben riuscita “fusione a freddo” di due individualità, ma il racconto di due storie e due cucine diverse, il tutto senza protagonismi, come spesso invece accade in questi casi.
In prima fila i due chef
Antonio Bufi – il Pugliese in trasferta.
Cuoco già “navigato”, dietro il velo di ispirata poesia che ammanta la sua folta barba, sempre leggibile anche nei suoi piatti al più giocati sul vegetale, mescola con nonchalance grazia e traditrici martellate sensoriali al velopendulo.
L’anima della festa e quella dell’ispirata passione.
Il tutto ben amalgamato per far felice il suo popolo, senza però mai dimenticare le radici dove tutto è partito, in questo caso anche la mamma…
Pompeo Lorusso – chef executive del Regia Corte.
Poco più di trent’anni, pure lui pugliese, qui gioca in casa. E’ giovane ma già sfoggia l’esperienza e la sicurezza di un veterano dei fornelli, sia per idee sia per concretezza.
Ci si lamenta di come i giovani cuochi vogliano tutto e subito senza dar peso a maestri e formazione, ma poi a conti fatti dimentichiamo di elogiare in bastante misura chi, come in questo caso, ha imboccato con convinzione la strada giusta, pur se irta di ostacoli.
Sala, servizio e accoglienza del Regia Corte sono semplicemente impeccabili, e il gusto, in questo caso non quello dei piatti, bensì quello nel non snaturare la narrazione storica e la cultura della città dei sassi, è ineccepibile, per discrezione e dettagli.
Arrivano i piatti e resto muto, perché nel fluire della edificazione del gusto sono sì rocamboleschi, ma anche golosi e di innegabile sostanza. Regiacorte Restaurant & Lounge Terrace
Un gioco di prestigio a quattro mani condotto in crescendo dai due chef dove citazioni e rimandi sono limpidi e golosi, come nel “Polpo a giro” che racconta con classe, arguzia e sapori martellanti il classico panino omonimo.
Sensibilità e tocco non migliori, ma solo diversi nella “Seppia ripiena di pane, il suo nero, e le sue “menne” che qui sembrano macchie di sapore imposte più che spiegate, e c’è il sospetto che sono figlie di idee e stimoli che arrivano da lontano, molto.
Poi le provi, anzi, ti ci tuffi e le assaggi, e tutto si illumina del bello della semplicità e della tradizione.
Ma il cabaret è ancora ricco e carico di gusti e richiami intelligenti, come nel “calzone alla molfettese di Maria Laura” dove lo spettacolo divora l’attenzione dei commensali mentre (letteralmente) lo si… divora, oppure come nel gran finale della “Pizza dolge” con composta di mela cotogna e la “G” d’obbligo nel nome a rivendicarne le popolari origini…
Cucina, cucina e ancora cucina…
I sensi sorridono. Regiacorte Restaurant & Lounge Terrace
Poche ciacole a contorno e, un’ospitalità ovattata e professionale che abilmente ha scandito il ritmo del succedersi dei gusti di questa che è stata una gran bella cena italiana, contemporanea.
La tecnica di certo fa l’abito, ma è la cultura lo rende ben indossabile con i giusti argomenti, ecco.
No, una cena così non capita tutti i giorni…
Le cene a 4 mani sono ardue: in primis per lo chef in trasferta che deve adattarsi a un contesto non suo, ma anche per lo chef di casa da cui ci si attende il doppio ruolo di cuoco e di anfitrione e, perfino per chi ne scrive, perché è costretto a raccontare in sedicesimi il senso di una cena stupenda a lettori che non potranno mai ripeterla neanche con la più bella delle foto…
Invece, perché non rifarla?
Squadra che vince non si cambia!
Regiacorte Restaurant & Lounge Terrace
Sant’Angelo Luxury Resort
Piazza San Pietro Caveoso – Matera
https://www.santangeloresort.it/
reservation@santangeloresort.it
Tel. 0835 314010
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?