Di Fabio Riccio,
Un greco in purezza, un greco calabrese, non so ampelograficamente quanto “parente” del più noto greco campano.
Però… se le vigne di Greco che dimorano sul tacco dello stivale hanno la stessa “indole” di quelle campane, ci sono tutte le basi per produrre buoni, e in alcuni casi ottimi bianchi, dal profilo sensoriale complesso e sfaccettato.
L’altra faccia della medaglia invece è che il greco per chi lo alleva è un vitigno rognoso da tenere a bada, perché oltre a essere scostante per rese e altro in vigna, e se in cantina a dirigere la banda non c’è un “buon manico”, si rivela birichino, vista la sua propensione a dare vini con un bel po’ di acido acetico a spasso nei calici, alias volatile, alias acido etanoico etc etc…
Non è il caso del Raglio dell’asino dell’Acino vini anzi!
In cantina e in vigna lavorano “pulito”, senza enoporcate di nessun genere, e il risultato è un greco decisamente lineare come profilo sensoriale e di estrema facilità di beva.
Loro, vale a dire quelli dell’Acino vini a riguardo dichiarano: “Produttori di vini naturali. Per noi il buon vino nasce in vigna, solo il lavoro dell’uomo lo rende un vino speciale”.
Così, con questa premessa, e con il virgolettato d’obbligo, per non incorrere negli strali della legge quando si parla di “vino naturale”, andiamo al sodo, alias a raccontare di questo vino.
All’occhio, il giallo “forte” intenso (indovinate perché?) opaco quanto basta, è il miglior biglietto da visita possibile.
Al naso invece, dopo 30 secondi 30 di volatile che… in 30 secondi (appunto) scompare, il Raglio dell’asino parte sparato, e da buon greco qual’è, subito regala un putiferio di frutta a polpa gialla matura, ma anche del floreale e mandorle che con l’evoluzione virano sull’amaro, oltre a un bel richiamo erbaceo.
In bocca pochi compromessi: il Raglio dell’asino è avvolgente, affascinante, persistente… un garbato cazzotto sensoriale per il palato.
Aggiungiamoci anche un’acidità decisa e quel pizzico di mineralità che elettrizza i sensi di chi lo beve, ed ecco a voi, con un finale lungo e dai richiami amarognoli quasi chinati, il Raglio dell’asino dell’acino vini.
Un gran bel greco, in alcuni passi “ispido” e un tantinello disarmonico, ma… proprio per questo affascinante e assolutamente non omologato.
Il Raglio dell’Asino non rientra e non vuole rientrare nei rassicuranti criteri di una certa enologia perfettina sempre pronta al lavandino appena si devia anche di un millimetro dai “sacri canoni”, ma proprio per questo è un vino che fa stare bene, e si fa bere e amare infinitamente di più di tanti altri scialbi vinelli che arrivano dal medesimo vitigno.
In una bella cena, il Raglio dell’asino ha ben accompagnato un piatto a base di baccalà, mandorle e carciofo, ma lo vedrei anche bene insieme a dei crostacei ben cotti, e anche con salumi strutturati…
Un “vino gastrodelirante”: già, perché secondo i canoni di noi di gastrodelirio, un vino è dichiarato gastrodelirante quando già dopo il primo sorso si pensa alla seconda bottiglia, non sorso appunto, come in questo caso…
Provatelo!
Società Agricola l’acino srl
contrada Prato
87018 – San Marco Argentano (CS)
Tel. 328 2689526
http://www.acinovini.it/
info@acinovini.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?