Quotidiano bianco Fattoria di Vaira – Un vino acqua e sapone
Di Fabio Riccio,
In mia opinione, la nozione stessa di quotidianità nel consumo del vino sarebbe oramai da ridiscutere.
Fino a trenta o quaranta anni orsono, il vino, magari di qualità discutibile o autoprodotto era in ogni caso una presenza fissa sulle tavole Italiane, ora no.
Nel nuovo millennio le cose sono cambiate per due motivi diametralmente opposti.
Da una parte è montata la marea della demonizzazione del consumo di alcol & vino da parte delle falangi dei facili salutisti della domenica, dall’altra c’è da segnalare fenomeno dei vini “supertrendy” che cresce anche in provincia. Un fenomeno letteralmente inventato da un certo tipo di marketing che ha trasformato alcuni vini in oggetti “griffati”, dove il valore aggiunto del prodotto (il vino…) e il suo prezzo, non sono per nulla legati alla sue intrinseche qualità (spesso nei vini “alla moda” la qualità non è entusiasmante), ma agli investimenti in immagine, promozione e testimonial che sono serviti a posizionare il prodotto vino in un preciso e redditizio segmento di mercato.
Anche a causa di questo, i “nuovi consumatori”, vale a dire quelli che in questi ultimi anni hanno introitato bene o male qualche nozione di vino, ma non si sa bene quanto però consapevoli di quello che realmente c’è in bottiglia, preferiscono relegare il consumo di vino alle occasioni, o all’ambito della socialità, stante anche l’impossibilità di spendere cifre che se rimangono nell’ambito della “sporadicità” possono essere accettabili, ma se trasformate in abitudine quotidiana, diventano pesanti, almeno per una bella fetta di Italiani.
Il risultato di tutto questo è che in Italia, statistiche alla mano, e con i dovuti distinguo, nell’anno di grazia 2015 dell’era volgare, si beve molto meno vino, anche se di qualità decisamente migliore rispetto al passato.
Però, per quelli che ancora anelano a un quotidiano consumo (moderato…) di buon nettare di bacco, la vita è diventata difficile.
Sul mercato sono davvero pochi i buoni vini a un prezzo decente, si: proprio quelli che non costringono chi vuol bere il suo buon bicchiere a pranzo o a cena, a metter mano al portafoglio in maniera “invasiva”.
Certo, di vini chiamiamoli così… industriali a “buon mercato”, dove l’aggettivo industriale contraddistingue un prodotto organoletticamente sì impeccabile, ma piatto dal punto di vista delle sensazioni, ne sono pieni i banchi della grande e piccola distribuzione.
Vinetti innocui, vinetti vacui…
In questo medesimo settore “low cost” del vino si iniziano anche a vedere parecchie etichette con la scritta “Bio” in bella vista, e con tanto di certificazioni (o… autocertificazioni) a norma di legge, ma stante le maglie davvero troppo larghe dei vari disciplinari “Bio” in Italia, e questo sia sul campo (vigna…) che in fase di vinificazione (cantina…), queste “low cost” di vino Bio, pur con qualche rara e lodevole eccezione, mi sembrano in gran parte pure e semplici operazioni di marketing, talora anche abbastanza ruspanti.
Su gusto e sensazioni della maggioranza di questi vini, preferisco sorvolare… rischierei di essere inutilmente iniquo.
Ma allora, esistono o no dei vini di buona qualità che possano essere consumati giornalmente senza far disperare il portafoglio? Si: in qualche caso si…
E proprio un buon vino che si posiziona in questo settore di mercato, come già scritto prima, poco affollato, è la bella scoperta che ho fatto qualche giorno fa – oltretutto, l’azienda è a due passi da casa mia!
Quotidiano bianco Fattoria di Vaira Le Terre di Ecor – un sorprendente bianco.
Una bottiglia di questo vino la si trova in giro all’incirca sui quattro euro, un prezzaccio davvero, se rapportato a quello che regala in sensazioni e piacevolezza!
L’Azienda Di Vaira di Petacciato (CB) che per chi non la conosce non produce solo vino, anzi, ha da un po’ di anni abbracciato la Biodinamica®, e così coerentemente, per il vino hanno deciso di attenersi al disciplinare di vinificazione Demeter, (che potete leggere in dettaglio su QUESTO link) .
L’agricoltura biodinamica® più che un metodo di produzione agricola, è una vera e propria filosofia che crede nelle “energie vitali” infuse nella materia inanimata, filosofia postulata da Rudolf Steiner, filosofo austriaco nato nel 1861, fondatore dell‘antroposofia.
Dal punto di vista pratico, l’agricoltura biodinamica® è prima di tutto un’agricoltura biologica molto rigorosa (cosa assolutamente encomiabile!), decisamente più restrittiva, specialmente per quanto riguarda l’uso di sostanze di chimica di sintesi sia sui campi che in fase di vinificazione, rispetto a quello che è ammesso (disciplinari alla mano) dal mondo Bio Italiano.
La biodinamica®, se la si sfoltisce dalle pratiche “esoterico-astrologiche”, tra cui l’uso di alcuni “preparati”, l’attenzione verso fasi lunari e posizioni dei pianeti nelle costellazioni dello zodiaco, cose decisamente a-scientifiche e ben lontane dalla vera scienza, all’atto pratico rimane sempre un gran bell’esempio di come si deve intendere in modo costruttivo e rispettoso il rapporto con il territorio.
Insomma… per farla breve, in linea di principio al sottoscritto i vini biodinamici piacciono molto, anche e perché pur tra qualche concessione di troppo ammessa dal disciplinare Demeter in fase di vinificazione, come i limiti (a mio avviso) un po’ troppo alti per la SO2, e certe filtrazioni “invasive”, i vini prodotti sono tra i migliori nel rappresentare il territorio di provenienza senza mediazioni e alchimie in cantina, e sia al calice, che a un esame più approfondito, di soliti i vini biodinamici esplicitano in maniera decisamente più aderente dei cosiddetti “vini convenzionali” il concetto di “terroir”, almeno nell’accezione francese del termine.
Per il resto… Il Quotidiano bianco Fattoria di Vaira è un riuscito blend di Falanghina e Trebbiano (non so se alla Di Vaira allevano quello toscano o quello abruzzese…) in mia opinione da non bere troppo freddo ma almeno sui 13 – 15 ° alias “appena fresco”.
Alla vista si presenta di un bel di giallo dorato dai riflessi verdognoli, mentre al naso da subito ostenta un floreale con indizi di pesca matura, e dopo la giusta evoluzione, spunta anche un sentore di fiori di ginestra che da man forte al complesso della non banale componente olfattiva.
Al palato il Quotidiano bianco Fattoria di Vaira è sorprendentemente pieno, sapido quanto basta e avvolgente, e se bevuto non troppo freddo, si sente quasi una succosità da pesca matura che ben si integra con la parte olfattiva.
Se la bottiglia non finisce subito, e lo si lascia evolvere con la giusta calma, si fa’ strada anche una bella mineralità che sorprende e persiste, e che non stonerebbe come “carta di vetro sensoriale” per far compagnia a formaggi impegnativi, come certi erborinati ben stagionati.
Come vino “quotidiano” da tavola, il Quotidiano bianco fattoria di Vaira si dimostra ben più complesso e gratificante di tanti vini più blasonati e, per quelli che hanno naso e palato più allenati, è anche possibile discernere alcune singole caratteristiche dei due vitigni che lo compongono.
Un buon vino certamente adatto al consumo giornaliero, senza se, e senza ma.
Un vino che mi sento di definire “acqua e sapone” perché non promette mari e monti con paroloni e (presunti…) sentori da eno-iniziati & eno-saccenti, ma che mi ricorda proprio quelle ragazze che una volta si definivano “acqua e sapone” che… poi si finisce per “sposare”, semplicemente perchè ci si sta molto bene insieme…
Un vino acqua e sapone, esatto, ad avercene di più…
L’Opera Soc.Agr. Biod. Di Vaira srl
Contrada Colle Calcioni snc
86038 – Petacciato (CB)
Telefono: 345 465 7520 – 0875 67304
http://www.fattoriadivaira.it/
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?