Di Fabio Riccio,
Che il montepulciano d’Abruzzo, il vitigno, avesse doti di ecletticità non è una novità.
Ma da qui, a una sua bella interpretazione stuzzicantemente (nella versione cerasuolo) “citrica” ce ne passa.
Così, tra i tanti Montepulciani di ogni fatta, spesso cinofallicamente “trasfigurati sensorialmente” per trasformarli in quel che vignaiolo e/o enologo pensano sia più rassicurante, banale e remunerativo per il mercato e il consumatore medio che, non dimentichiamolo, è una figura sociale che dal vino vuole pochi fronzoli e molte certezze, e che in genere limita il suo “osare” (quando va bene) ai colori e i disegni delle etichette, lo scoprire un qualcosa di assolutamente diverso lascia prima sorpresi, poi entusiasti.
Q500 Cerasuolo 2016 dell’Azienda Colle Trotta, in quel di Penne (PE).
Prima di tutto: avete mai gustato un mandarino tardivo di Ciaculli?
No?
Ecco, al primo impatto, al naso, il Q500 Cerasuolo di Colle Trotta ostenta un corredo olfattivo che per tantissimi aspetti rammenta quello dei famosi mandarini tardivi che maturano tra marzo e aprile negli agrumeti della località alle porte di Palermo.
Chi li ha assaggiati saprà di cosa parlo.
Fruttato, spezie e vaniglia, una fragolosità sommessa, cannella, un fondo di balsamico amaro, una citricità dirompente, il tutto (qui, non nei mandarini!) insieme a delle ben leggibili e costruttive note di ossidazione…
Ma è… proprio un Montepulciano??
Si.
Forse un caso penserete voi.
Magari è una quelle bottiglie che per misteriosi motivi iniziano a vivere di vita sensoriale propria regalando ai sensi di chi le degusta sorprese, ma in edizione non replicabile.
No, non è questo il caso.
Partiamo dal colore, che nei cerasuoli infanti è il classico rosso ciliegia, mentre qui abbozza note un più arancioni, ma non si tratta di un orange, visto che come tutti Cerasuoli d’Abruzzo, anche il Q500 cerasuolo sulle bucce ci rimane poco, molto poco…
Così al palato, con i sensi già in allerta dalla sferzata di “come-un-mandarino-di-Ciaculli”, il primo richiamo è per il bell’agrumato, forte ma non invadente che è l’apripista di sentori incredibilmente armonici e avvolgenti, tanto che viene da chiedersi (ancora…) se quel che è in calice è davvero un vino figlio di uve di montepulciano.
A chiudere il quadro, una fresca acidità che ben amalgama le componenti zuccherine e il giusto alcol per un finale discretamente lungo ma non lunghissimo, in ogni caso affascinante e lusinghiero per piacevolezza complessiva.
Un vino da provare ad ogni costo, anche perchè ribalta cartesianamente le certezze costituite dei tanti bei cerasuoli abruzzesi declinati in morbidezza, ma anche di quelli che invece cercano note più complesse e acide, battendo (sensorialmente) una sua peculiare strada.
L’azienda Colle Trotta fa parte dell’interessante e pienamente condivisibile progetto La Terra trema, e ha scelto di lavorare rigorosamente “naturale”, i risultati si vedono…
P.S. – per i perfettini con “la puzza al naso”… un po’ di ossidazione in certi casi ci sta proprio bene, chiedete cosa ne pensano in Alsazia…
Azienda agricola Colle Trotta
Contrada Colle Trotta 33 –
65017 – Penne (PE)
Tel. 331 765 3305 – Maurizio
Tel. 338 8446320 – Mauro
http://www.q500.it
info@q500.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?