Polenta alla spina
Di Fabio Riccio,
Vabbè, hanno inventato un’altra gastro-diavoleria…
Da piccolo provinciale fuori dal mondo quale sono, solo da poco ho avuto notizia che è stata inventata la macchina per la polenta alla spina.
Ora, non entro nel merito se la polenta che fuoriesce da questa macchina sia buona o meno, credo che molto dipenda da quello che ci si mette dentro.
Ma c’è più di qualche “ma”…
Curiosamente, anche se per buona parte del mio sangue e della mia cultura sono meridionale, sono anche legato a una idea piuttosto solenne e iniziatica della polenta.
Vuoi per trascorsi di vita, vuoi per altro, sono un tenace difensore di quella che è l’idea (nord) lombarda della polenta, idea che da l’imprimatur del “si mangi!” solo a quelle polente (logicamente fatte a mano) che una volta raffreddate si mantengono ben solide, almeno quanto basta da poterle tagliare a fette con il regolamentare filo, magari per poi arrostirle sulla griglia.
E’ una idea della polenta piuttosto “maschia”, concettualmente ben diversa da quella di altre polente anche di altre zone del nord, queste ultime più morbide e quasi cremose, polente quasi femminili, ma anche anni luce lontana da tutte le polente precotte, o peggio ancora già comodamente affettate, involte nei loro tristi involucri plastici sotto vuoto….
Compatta o morbida che sia, una buona polenta ha i suoi giusti tempi, la sua buona dose di manualità e cosa più importante, una grande dose di ritualità che nessuna macchina potrà mai emulare.
Per fare una buona polenta…
Serve un paiolo di quelli seri, pesante, possibilmente di rame, serve la farina di mais, quella giusta.
Serve il fuoco diretto sulla pentola, magari quello di un caminetto.
Serve una mano esperta che versa gradualmente la farina (bramata) onde evitare grumi, serve anche il rituale bastone di legno per girare lentamente ma costantemente il tutto, bastone dai mille e fantasiosi nomi dialettali.
Serve più di ogni altra cosa il tempo, parecchio tempo…
Le cose buone, come la buona cucina richiedono sempre tempo.
Ora, dato per scontato l’esistenza e la diffusione di questa ingegnosa macchina per fare la polenta alla spina, faccio i miei migliori auguri di tanto successo e di ottimi guadagni a chi la ha inventata e la commercializza, però, e come consente l’articolo 21 della nostra costituzione, mi permetto anche di affermare & ribadire che il concetto di “polenta alla spina” mi intristisce e non mi piace.
Poi c’è un dettaglio… la pur efficiente macchina per la polenta alla spina, di sicuro non riuscirà mai a produrre quel delizioso “sottoprodotto” che è il fondo appena bruciacchiato della polenta, quello che rimane attaccato al paiolo.
Un qualcosa davvero gastrodelirante!
Mangiarlo direttamente dal paiolo, dopo aver scalzato con pazienza i frammenti di varia dimensione e vario grado di bruciacchiatura, non ha prezzo, non c’è macchina al mondo per farlo.
Uno dei piccoli piaceri della vita, altro che polenta alla spina…
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Ma come diamine si può affermare che la polenta alla Spina è buona???
Signor Liberato Vitale, ma razza che di roba si fuma lei?
La Polenta richiede tempo, pazienza e manualità, il massimo che si può usare è il girapolenta elettrico.
Un marchingegno che me la fa alla spina, è l’ennesima dozzinalizzazione di una cosa che si deve fare SOLO artigianamente.
C’è da aspettarsi anche una bella polenta in tubo da spremere come il dentifricio, oppure c’è già chi ha avuto l’idea?
Proprio vero, al peggio non c’è limite!
Polenta alla spina assaggiata, due volte! Sarà pure una bella invenzione, meglio quella di un tramezzino chiuso in una confezione sottovuoto confezionato mesi prima, è un discreto prodotto, ma non scherziamo, non è la stessa cosa della polenta fatta in casa…la consistenza non è la stessa, profumo e sapore non sono gli stessi.
possono dire quello che vogliono, ma prima devono provare , che non c’e’ nessuna differenza tra la polenta fatta in casa e la polenta alla spina., bella invenzione ,grazie
Ci mancava solo la polenta alla spina… ma in cucina la gente non ci vuole proprio più stare?