Di Fabio Riccio,
Gastrodelirio non è da molto sui social, Facebook compreso.
Una delle cose che subito colpiscono vagabondando tra i post degli “amici” (e non) è la brevità dei testi, quasi sempre poco più di slogan.
Poi, c’è lo spreco di inutili e scontatissime foto & selfie, e su tutto svetta l’imponente quantità di corbellerie scritte su ogni argomento (oltre le crudeltà perpetrate alla lingua italiana).
Tralasciando il “piccolo gossip da social”, più o meno innocuo, troppo spesso finisco per leggere “perle” di vera e propria disinformazione, per non dir peggio. pizza morbida e croccante.
Ecco a voi l’ultima capitatami in ordine di tempo.
E’ il commento entusiastico su una pizza assaggiata tempo addietro da una “signora blogger” durante una sua vacanza in un famoso e pluristellato Hotel, sito in una ugualmente pluristellata e meravigliosa località turistica Italiana.
Ora, posso pur capire che la signora abbia molto la pizza in oggetto, e non dubito che la stessa sia stata buona e saporita, ma… definire con enfasi una pizza morbida e croccante come “napoletana al 100%” è una castroneria bella e buona.
Giusto per non usare un altro termine (escatologico) ben più diffuso che inizia con la “S”…
La parola “croccante” con la pizza napoletana non ha nulla a che spartire. Punto.
Se non ci credete, spulciatevi il disciplinare dell’associazione verace pizza napoletana che trovate a questo link: http://www.pizzanapoletana.org/public/pdf/Disciplinare_AVPN.pdf
Non voglio entrare nelle diatribe tra pizze di scuola napoletana e non.
Capisco pure che a tanti “il modello di pizza napoletana” risulta non gradito – su questo sito se ne parla spesso – ma vivaddio… la gentile signora oltre a scrivere sui social gestisce un proprio blog e scrive anche sulla carta stampata, e per di più… con in tasca una tessera dell’ODG (ordine dei giornalisti).
La cosa allora è grave, molto grave…
Non so se la gentile signora ha mai avuto l’occasione di assaggiare una pizza napoletana a Napoli o altrove, ma credo che neanche l’ultima delle ultime pizzerie napoletane (vera!) oserebbe definirebbe la sua pizza morbida e croccante.
Una pizza di tal specie sta (starebbe…) alla pizza napoletana come un risotto alla milanese fatto con curcuma e curry sta al vero risotto alla milanese…
Per amor di verità, aggiungo che conosco personalmente la signora in oggetto. Una ottima, onesta, civile e gentilissima persona, una da cui come dicono negli States “comprerei una automobile usata”.
Però… una persona che ha in tasca una tessera dell’ordine dei giornalisti ha dei doveri e un’etica da rispettare, e questo senza minimamente ledere la assoluta e inalienabile libertà di esprimere la propria opinione.
Con quanto scritto in poche righe, la gentile signora ha prima di tutto dimostrato di non avere le minime nozioni di base sul settore “food” dove invece si arroga il diritto di scrivere, e nello sparare a vanvera castronerie belle e buone come questa, dimostra invece la sua assoluta mancanza di professionalità.
Uno sfregio imperdonabile alla deontologia professionale, aggravato dal fatto di non essersi minimamente documentata da fonti certe e affidabili (almeno un po’) sull’argomento.
Invece… la pizza morbida e croccante per la signora è una vera pizza napoletana, al 100%!
Se la signora aggiungeva alle due righe scritte (si: il “lettore” medio dei social dopo due righe è stanco!) «in mia opinione», oppure «per quel che ne so» la faccenda sarebbe stata diversa.
Invece no, una baggianata bella e buona trasformata in un assioma, e con tanto di firma e punti esclamativi!
Che tristezza! pizza morbida e croccante.
Ora, mi ritrovo a citare il mai troppo rimpianto Umberto Eco che nel 2015 riguardo l’argomento social ci ha lasciato qualcosa su cui meditare.
«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
P.S. – Successivamente, alla gentile signora ho anche lasciato un commento dal tono leggero e scherzoso al suo post, facendo notare la cosa.
Risultato?
Il commento è rimasto visibile per pochi minuti, per poi essere rimosso senza contraddittorio e/o spiegazioni.
Si: Umberto Eco aveva pienamente ragione!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?