Di Fabio Riccio,
Avevo già “adocchiato” Beniamino Faccilongo dell’azienda Agricola Paglione di Lucera (FG) in occasione di Coooking for art 2015 a fine maggio 2015 al Circolo canottieri di Napoli vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/cooking-for-art-napoli-2015/2015/06/ e da subito, oltre tutti i bei prodotti dell’azienda, mi avevano molto incuriosito i suoi vini, che senza nulla togliere a tutti gli altri bravi e validi espositori di nettari di bacco presenti alla manifestazione, erano stati gli unici che per complessità e per evidente “non omologazione del gusto” avevano scosso i miei sensi.
Ma… il cuore di questo post non sono le recriminazioni sul tempo che non basta mai, ma un vino, vale a dire il Perazzelle 2013 un eccellente Cacc’e Mmitte di Lucera.
Ora, chi segue Gastrodelirio già conosce il modo diverso, quasi “eretico” rispetto ad altri siti che abbiamo nello scrivere di vino.
Prima di tutto su queste colonne (schermi…), si privilegia l’uso della parola scritta rispetto alle profusione di foto e alle relative e fugaci didascalie in stile fotoromanzo anni ’60, e poi c’è la precisa scelta di raccontare solo di vini che appartengono in qualche modo allo sfumato mondo del “vino naturale” (virgolette d’obbligo).
Su Gastrodelirio per giudicare la bontà o meno di un vino, non si mette in prima fila l’aspetto “tecnico” o la morbosa caccia al difetto, cosa questa amatissima da tanti eno-fighetti da degustazione seriale in giacchetta & padellino, ma ci si sofferma sull’aspetto emozionale, e sulla capacità del vino di impattare al cuore e alla memoria gustativa di chi lo beve.
Quest’ultimo aspetto, è cosa che in tanti vini non vedo più, spazzata via dalla sterile ricerca di una perfezione formale che, quasi sempre spersonalizza e omologa i vini, che se non letteralmente mistificati dallo sfrenato uso di tecnologie da novello Cagliostro in cantina, risulterebbero ben diversi e più interessanti.
Le note tecniche nel parlare di un vino, qui su www.gastrodelirio.it, salvo qualche doverosa premessa sono sempre in “modica qualità”, e solo a bottiglia conclusa. Stop.
Sono noioso, lo so…
E così, ripongo il Cacc’e Mmitt nella ormai notoria cantinetta (molto) dinamica di casa gastrodelirio, in attesa della serata giusta per degustarlo con tutta calma, pasteggiando.
Non amo la fretta.
Il vino chiede calma per svelarsi.
E così… arriva anche la serata giusta per stappare il Perazzelle 2013
Come al solito rientro a casa tardivo & voglia di mettersi ai fornelli quasi zero, così si opta per una buona frittura mista di pesce da portar a casa fornita da Maramimmo, qui a Termoli, che fortunatamente arriva ancora ben calda.
Rimane il dubbio sul cosa berci sopra.
Purtroppo in fresco non c’è nulla, tutti i bianchi sono fuori, così inizio ad arrovellarmi le meningi.
Ma sì: vada per il ceffone eretico: alla frittura (con e senza spine) farà compagnia il Perazzelle 2013
Il disciplinare di produzione del Cacc’ e Mmitt di Lucera è particolare, e leggendolo, forse l’eresia che sto per commettere non è poi tanto tale…
Si scopre così, che il Perazzelle 2013, come gli altri Cacc’ e Mmitt è fatto di Uva di Troia (localmente detta Sumarello) dal 35 al 60%; Montepulciano, Sangiovese, Malvasia nera di Brindisi, da soli o congiuntamente dal 25 al 35%;
Trebbiano toscano, Bombino bianco e Malvasia Bianca e/o Bianca Lunga, da soli o congiuntamente dal 15 al 30%
Quindi un rosso, che a secondo di chi lo fa, non lo è poi troppo – quindi, un che di acidità per stemperare il fritto dovrà pur averlo…
Apro.
Verso nei calici.
Qualche minuto di calma al Cacc’ e mmitt lo concedo.
Nel frattempo triglie, calamari e merluzzeti ancora tiepidi rallegrano i sensi.
Arriva l’attimo giusto – ereticamente parlando (almeno per certi canoni) visto che ho ancora la bocca colma di tendenze ittiche, di sentori di un onesto fritto.
Inizia la partita tra il Perazzelle 2013 e la frittura di pesce.
All’occhio un bel rosso rubino, ma non carico.
Al naso senza indugio frutta e spezie, con un fondo di menta, leggermente balsamico.
Lo studio ancora un po’ – voglio far miei e memorizzare al meglio tutti i sentori.
Un altro boccone di frittura, solo calamaretti, solo tentacoli, quasi croccanti.
Al naso è sempre festa, ma anche prugna e frutti di bosco, e tra questi ultimi spunta anche una piacevole cannella che lievemente sfuma in tabacco secco.
Il naso (il mio) inizia a mandare missive al cuore.
Come confidavo, in bocca c’è gran freschezza, il corpo giusto, e tannini leggibili ma non invadenti. Giusto anche l’alcol.
Ora, è il turno di un merluzzetto.
E così, nel dialogo gustativo che alcuni troverebbero sintatticamente disdicevole che intercorre tra il Perazzelle 2013 e il piccolo Merluccius merluccius fritto, è l’acidità che vince e sorprende, così come speravo che fosse, riuscendo bene a raschiare, ma senza obliterarli, tutti i sentori di pesci e molluschi, fritti e ancora tiepidi.
Il cuore si apre.
La chiave del cuore è sempre la piacevolezza.
L’eresia commessa, non è poi tanto eresia.
Frittura è terminata, buona – ora si gusta ora il Perazzelle 2013 così com’è.
L’evoluzione mitiga i sentori di bosco e la nota balsamica – ora al palato sotto i riflettori c’è un tocco di liquirizia che ben si asseconda i tannini.
Piacevolissimo.
La bottiglia finisce – il rammarico di non averne un altra.
Il Perazzelle 2013 è un vino che semplicemente mi piace e, in una situazione che avrebbe fatto inorridire tanti eno-fighetti in giacchetta, ha fatto egregiamente il suo dovere, con lode, con piacevolezza e, cosa più importante, andando al cuore.
Riguardo alle note tecniche o presunte tali di cui dicevo prima, in azienda sono certificati biologico, lavorano “puliti” e si è più stringenti del disciplinare.
In cantina solo lieviti indigeni e non si filtra.
Il Perazzelle 2013 in un primo momento vede solo acciaio, ma al contrario del suo confratello in azienda, il Caporale rosso, si affina anche qualche mese in legno…
Forse l’eresia di un Cacc’ e Mmitt con la frittura di pesce è stata tale anche perché (in mia opinione) ho bevuto un 2013, per certi parametri è da considerare ancora giovane.
Magari, e con qualche anno di meritato riposo in bottiglia, che il Perazzelle penso che affronti senza problemi, sono sicuro che che questo vino esprimerà molto più in termini complessità, allora in questo caso, degustarlo con la frittura di pesce, diventerà un’eresia, chissà, forse…
Giovane o maturo che sia, siamo di fronte a quello che è davvero un gran bel rosso.
Tutto il resto, è solo inutile fumo…
Mi piace, mi fa stare bene – questo è importante.
Azienda Agricola Paglione
Contrada Perazzelle SP 116 km 9,8
71036, Lucera (FG)
Tel. 366 9907771
info@agricolapaglione.it
www.agricolapaglione.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
I am regular reader, how are you everybody? This piece of writing
posted at this web page is truly good.