Di Fabio Riccio,
Partiamo con una frase scontata: il rugby è uno sport da scaricatori di porto giocato da gentiluomini.
Si, proprio l’esatto contrario del calcio.
Quando si è in campo prima di passar palla, ovviamente indietro, bisogna sperare che ci sia un compagno vigile, ben disposto, aperto e non inutilmente egoista. Le azioni da cavaliere solitario sono roba da calcio.
Si vabbè: ma che c’azzecca il rugby con il vino?
C’azzecca, c’azzecca, leggete gente, leggete.
Sei a metà campo.
Hai la tua zona assegnata.
Di mestiere sei una Fly half, e non sei un armadio.
Devi essere pronto, avere iniziativa – pensiero reattivo al massimo.
Donald dalla panchina ti fulmina con gli occhi, se ti sposti più di due metri senza motivo.
Succede… che un pallone se ne và per i fatti suoi, facendosi beffe della legge della gravitazione universale, e così ti piomba davanti inatteso (mica nel rugby la palla è ovale per caso…) e non c’è troppa gente nella tua zona di campo.
Una manna, dal cielo proprio.
Ma tu, sei ancora a metà campo.
C’è da inventare il gioco, prima che ti circondino.
Afferri la palla.
Vorresti entrare in azione, ma da quel punto tentare la meta in solitaria con il cuore in gola è follia, qualcuno ti asfalterebbe di sicuro.
Idea scartata.
Come da manuale, devi affidarti a qualcuno.
Con la coda dell’occhio sbirci quel compagno formato armadio a giorno, che pur se non corre veloce, ha il fisico da impatto, ed è al posto giusto.
Ma tu sei solo una modesta Fly half.
Hai dalla tua, il solo il correre scoordinato che scombussola gli avversari, non sempre però.
Il rugby non è uno sport per egoisti, come il calcio.
Però al compagno “armadio a giorno” mica gli puoi rimettergli una palla farlocca, che se gli arriva rischia solo di attrarre altri energumeni (più energumeni di lui) che sono li’ vicino, bestioni che placcano e atterrano chiunque, così ti muovi, cerchi un altro compagno più libero, ma nel frattempo sbuca dal nulla l’ennesimo armadio di un quintale e più.
Senza complimenti ti placca.
Pochi secondi, e sempre tenendo ben stretto il pallone, finisci ad annusare a forza un bel sentore di terra & erba senza vedere il sole, pressato come sei da una tonnellata o più di compagni e avversari che aggiungono al sentore di terra ed erba, quello meno godibile del sudore e di altre umane secrezioni.
Nel rugby tutto questo è fisicità, nel mondo del vino qualcuno invece lo chiama ridotto…
Questo, olfattivamente qualche sera fa, è stato l’esordio al calice del Pecora Nera 2004 di Guido Zampaglione.
L’uva viene dalla terra… e qualcosa della terra, se un vino è davvero buono ci deve essere sempre.
Il ridotto scompare, basta un minimo di pazienza, mica sono come uno di quei sommelier da tanto al chilo che subito cercano il lavandino.
Un po’ di ridotto non ammazza mica il vino, anzi…
Basta aver pazienza.
Lo confesso: sono un irregolare del vino, ma dall’altra parte del calice.
Pochi minuti e c’è il vino.
Ci sono amici con cui condividere.
C’è una bella atmosfera.
Guido Zampaglione è vignaiolo fuori da qualsivoglia schematizzazione, e rifugge le sicure autostrade enologiche per percorrere a piedi sentieri impervi, forse lenti e non da tutti amati, ma di fascino e seduzioni innegabili.
Seduzioni, appunto.
Tutti i suoi vini, per approccio e per il lavoro che c’è dietro, sono decisi, veri, forti nelle sensazioni, anzi: seduzioni che regalano, proprio… come quelle che provi quando su un campo di rugby vai a meta.
Fare meta, proprio come un buon vino, da gioia al cuore, tanta.
Gamalero,
Monferrato,
Piemonte
Guido Zampaglione sparge passione nelle sue vigne dal suo Sud Irpino-partenopeo, fino alle brume del nord.
Pecora nera – in maggioranza Freisa e anche qualcos’altro per esser più suadente, vale a dire Merlot, Barbera e Dolcetto.
Anno 2004.
Aperto a fine Ottobre 2015, fate voi il conto…
Tappo in forma scintillante.
Archetti netti e ostinati come non ne vedevo da molto tempo, rubino carico, di sicuro le bucce hanno fatto la loro parte, e non per poco; che di questo ne sappia qualcosa il bravo Giulio Armani?
Al naso è subito multiforme, ma sparge anche profumi graffianti, personali, netti.
In poche parole… da subito coinvolgente.
E qui torna ancora il rugby: su tutto impera una magnifica e impetuosa nota terrosa, quasi di ferro, ma anche fondi di caffè e refoli di liquirizia.
Non vi piace?
Allora, cambiate vino.
E’ l’odore primordiale della terra con qualche ciuffo d’erba, proprio come appena la smuovi, proprio come l’odore che ti arriva al naso quando ti hanno placcato, e il tuo mento si trasforma in aratro…
Mai provato?
Non è un sentore da enofighetti da degustazioni scintillanti, non è sentore facile, ma diamine: qui c’è davvero la terra dietro, cosa che in tanti vini addomesticati è solo un vago ricordo.
Già mi piace.
Poi spunta la frutta, matura, che strepita insieme a della cannella.
Al palato, da subito c’è anche una punta di piccante – mi piace, ancor di più.
Caldo, avvolgente, corpo più che strutturato e alcool ben camuffato nell’insieme morbido che non si scontra con i tannini duri che, visti i bei formaggi (alcuni molto stagionati) in tavola, che aiutano a rendere il tutto più godibile.
Ma il vero miracolo sono freschezza e sapidità, davvero notevoli.
Alla fine, una persistenza da manuale, buon equilibrio e una beva che ha dell’incredibile, sono il più che degno finale di questa bottiglia.
Il Pecora nera 2014 mi è andato subito al cuore, non dimentichiamo questo – per me è fondamentale.
In mia modesta opinione il pecora nera 2004 può invecchiare ancora molti anni – a più di dieci anni dalla vendemmia scalpita ancora, altro tempo non potrà che fargli bene.
Come al solito, per saperne di più come si lavora in vigna & cantina (assolutamente pulito però!) vi rimando al sito del produttore, vedi – http://www.tenutagrillo.it/pecoranera.asp
Però, una volta tanto, nessun rimpianto gastrodelirante di non averne una seconda bottiglia…
Vedi foto sopra…
Tenuta Grillo
Guido e Igiea Zampaglione
Strada Maranchetti 6, 15010
Gamalero (AL).
Tel/fax: 0131 709176
Cell. 339 5870423
e-mail: info@tenutagrillo.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Complimenti per la recensione!!!
Da ex rugbista (amatoriale) nel leggere questo articolo ho quasi pianto, perchè con la descrizione minuziosa delle sensazioni di quando si viene placcati, mi ha ricordato prima di tutto la gioventù, e poi tutto l’universo di odori (e puzze di umano) di quando esprimevamo la nostra fisicità, magari proprio in un placcaggio.
Mi piace bere bene, e sto cercando di migliorarmi, e questo vino mi incuriosisce…
Io abito a Milano, e ho provato a cercarlo in alcune enoteche ma nessuno sembra conoscerlo…
Qualcuno può aiutarmi con qualche “dritta” dove reperirlo a Milano e dintorni?
Grazie in anticipo!!!
Pietro Colombo,
Mi unisco e ribadisco i complimenti a Fabio per l’articolo che gia’ lessi tempo fa.
E poi, non senza imbarazzo, mi permetto di dire al Signor Colombo che i vini del bravissimo Guido Zampaglione li puo’ trovare da noi, Enoteca Vinoir, a Milano in Ripa di Porta Ticinese dopo il 93, Naviglio Grande.
Sempre complimenti e un caro saluto a Fabio, Stefano e tutto il team di Gastrodelirio.
Non stancatevi! 🙂
W Zampa!! Come recitava quella reclam?
Vini contro il logorio della vita moderna!