Di Fabio Riccio
Si, lo confesso: ho da sempre lo sciagurato vizio di scrutare sempre tutto quel che mi capita a tiro, troppo forse, partiamo da questo…
Poi, una premessa: nella la mia cucina “casalinga” non sono gran utilizzatore di prodotti vegetali, però mi riscatto (in parte…) con l’amore per gli ortaggi, in particolare per le patate.
Le mangerei sempre, in ogni loro forma e preparazione.
L’altro giorno, passando per puro caso davanti a uno di quei negozietti di frutta & verdura che vogliono ergersi come delle “boutique del vegetale chic”, solo perché pieni di luci e specchi in ogni dove, e perché il gestore per darsi un “tono” prova a usare qualcosa in più delle duecento parole che sono il vocabolario massimo utilizzato dalla stragrande maggioranza dei miei connazionali, mi è capitato di assistere a una bella scena.
In bella vista in uno dei banchi al centro del negozio, troneggia una cassetta di patate dal colore decisamente poco convenzionale, una roba tra il blu e il viola, almeno a vedere la canonica patata tagliata a metà sopra il mucchio, a ‘mo di sigillo di garanzia.
Quasi non sembrano patate, invece lo sono.
La cosa mi incuriosisce anche perché qui, in provincia, in una cittadina di 33.000 anime, patate blu, viola o d’altri arcani colori non mi erano mai capitate a tiro.
Comunque… con aria di apparente disinteresse da dietro le vetrine ne sbircio il prezzo: 5,50 euro/Kg.
Alla faccia del bicarbonato di sodio, sono pur sempre patate… avrebbe detto il compianto principe De Curtis, in arte Totò.
Però, per tuberi del genere poteva andare peggio – il negoziante non eccede con il prezzo – altrove le patate blu arrivano a costare anche 10 e più euro/Kg.
A parziale giustifica del prezzo, c’è da dire che ‘ste patate dai colori esotici (o funebri – fate voi) sono (quasi) tutte di importazione – in gran parte arrivano dal Sud America (qualcosina però anche dalla dal Veneto e dalla Francia), il tutto alla faccia del tanto sbandierato Km zero…
Vabbè, direte voi gastrolettori, se le patate blu non ti garbano, non le acquistare & tieniti care quelle nostrane dai colori più rassicuranti.
E… no, cari miei lettori, io ‘ste patate blu (o sfumature simili) le conosco eccome, e le ho anche assaggiate in qualche ristorante!
Le varie patate blu o viola non sono da confondere con la patata turchesa diffusa e coltivata in Italia principalmente tra Abruzzo e Molise, che è azzurra o bluetta solo sulla buccia, ma non all’interno.
Le patate blu, invece sono di un colore tra il viola e il blu anche dentro!
Tecnicamente queste patate di solito sono della varietà delle Vitellotte (ma ne esistono anche altre) e il loro colore blu oltre ad incuriosire chi le vede per la prima volta, è dato della presenza nei tuberi di molecole di un colorante naturale le antocianine, lo stesso colorante che fa’ diventare blu le melanzane…
E allora?
Niente, parliamo di comunissime patate che invece di essere bianche, gialline, rosse o di altre sfumature di tuberi a noi note, sono blu.
Gustativamente, olfattivamente e come consistenza non hanno nessuna caratteristica particolare.
Allora… a chi giovano queste patate?
Cui prodest?
Le patate blu giovano solo & soltanto come mera curiosità o eccentricità gastronomica a quelli che in vena di sperimentazioni estetiche (ma non sensoriali), decidono di inventarsi magari un bel purè blu, o di farle in umido insieme a qualche altro vegetale ben pigmentato, per fare così un bel quadretto colorato, spacciandolo per cucina creativa.
Tralasciando importatori & coltivatori di questi tuberi, che per inciso, hanno tutto, ma proprio tutto l’interesse a inventare motivazioni o a enfatizzare la maggior presenza di sostanze benefiche per l’organismo umano nelle varie patate blu e affini rispetto alle loro “colleghe” dai colori a noi più familiari, credo che ci sia sempre in chi le acquista solo una gran voglia di stupire, ma non con i sapori.
Volete mettere voi il figurone che qualche cuoco rampante di periferia riesce a fare nei programmi TV che scimmiottano i vari reality etc etc nazionali, con un bel piatto di (e con) patate blu, magari a TeleRoccacannucia di sopra?
Non dimentichiamo anche l’aspetto del marketing (in questo caso quello davvero ruspante di certe televisioni locali, e quello un po’ “fai da te” su Internet) che sottilmente induce le tante casalinghe di Voghera (o di Canicattì – è lo stesso!) ad acquistarle, sbandierando che cibandosi di patate blu si prevengono i tumori, senza specificare però che per avere un qualche risultato tangibile (in laboratorio…) se ne dovrebbero mangiare quantità industriali.
Questi simpatiche ed esotiche patate blu, dall’aspetto (quasi) esoterico, diciamolo chiaramente, sono solo e semplicemente un capriccio, una curiosità eccentrica venduta però a caro prezzo.
Sono solo patate. Stop.
Non sono un conservatore nei gusti, anzi.
Ma… nella mia cucina, se voglio sentire un particolare sapore o aroma che la materia prima locale o nazionale non mi può dare, non mi faccio certo problema a cercarlo in qualcosa che arriva dall’altro capo del globo!
Ma… se come per le patate blu, alla fine il gusto è sempre quello delle comuni patate, non vedo perché pagarle letteralmente a peso d’oro, o farle arrivare da chissà dove, ha un senso, se non per chi ne fa commercio.
In ogni caso, un fulgido esempio di marketing “ruspante” me lo ha dato il simpatico signore gestore della Boutique ortofutticola, nel breve dialogo che ho “carpito” tra lui e la signora acquirente.
Signora – Ma come mai queste patate sono viola?
Gestore – Eh… signò, non sono viola, sono blu perché vengono dal Perù!
Signora – Così lontano, mamma mia.
Gestore – Eh signò, tanta frutta arriva da lontano, solo che queste sono davvero Speciali.
Signora – E cosa hanno di diverso?
Gestore- Signò: prima di tutto sono più buone, e proprio perché sono blu, hanno tante vitamine di più! (notare la rima…)
Signora – Allora me dia due chili, voglio provare a farci gli gnocchi, i miei nipoti ne vanno pazzi e hanno bisogno di vitamine per crescere, magari perché sono blu le mangiano più volentieri
Gestore – Che bello signò, gli gnocchi blu!
Aggiungo io: a ben 5,5 euro/kg – alias 11 euro per due Kg.
C’è qualche lettore si prende la briga di calcolare il costo per ogni singolo gnocco blu (condimento escluso)?
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Le patate blu.
Una cosa assolutamente inutile, inodore e insapore come il carbone vegetale, ma anche come Platinette, le Zanzare, Gigi D’Alessio, Michele Cucuzza, Gigi Marzullo e tutti i vegani…
Saluti dal profondo nordest, dove le vitellozze (dette anche vitellotte) sono purtroppo coltivate…
P.S. – Fate un buon lavoro voi di gastodelirio, per favore non guastatevi!