Di Fabio Riccio
Osteria?
Dal latino hospes, hospitis – “quello che dà ospitalità”, visto che già ai tempi dei Romani, qualcosa di affine alle osterie era facile trovarla nei pressi delle terme – luoghi semplici dove venivano serviti vino e vivande calde – insomma… posti la cui definizione si è sviluppata nel tempo come “locanda dove si mangia e si trova da dormire”.
E… oggi, che resta di questi luoghi di ritrovo ormai storici? Poco, purtroppo.
Le osterie nei luoghi urbani grandi e piccoli sono state spazzate via da improbabili Pub e Winebar dall’arredamento glacialmente all’avanguardia, dove il vino è solo quello “trendy”, e il cibo è sempre elencato in inglese, o per meglio dire… in pidgin english.
Queste pseudo-osterie, ossimoro del loro stesso nome, sono la prova lampante di quanto abbiano inciso nel profondo i sogni televisivi nell’immaginario collettivo, almeno per un certo tipo di clientela che, anche a Roccacannuccia di sopra, sogna di essere come a New York – Si: anche a Roccacannuccia di sopra (e di sotto…) il finger food e gli apetizer imperano – e… chiamale se vuoi…. Osterie (sic).
Si definiscono osterie anche certi tristi locali, quasi tutti più o meno declinati nell’aspetto simil-finto-rustico-della-nonna, dove osti improvvisati spacciano come territoriali o tipici, menù e prodotti che non lo sono, e mai lo saranno. Il menù in questi locali, ormai lo fanno le grandi piattaforme distributive commerciali – è così – facciamocene una ragione, stop.
Ma… vivaddio: sembra che proprio a nessuno importi più di trovare un bel posto dove sentirsi come in famiglia.
Eppure, in questo italico carosello di locali e localini, il fine dovrebbe sempre il medesimo: un posto dove ingannare la solitudine e trovare persone con cui si è in sintonia, per condividere quella cosa fantastica e primordiale che è il cibo, ovviamente con un buon bicchiere di vino…
Senza inoltrarmi in sentieri semantici scoscesi, c’è anche da dire che nel ventunesimo secolo dell’era “volgare”, sotto il termine “osteria” (anche trattoria) in qualche raro caso si trovano anche gran bei locali (pochini eh…)
Di questo noi di gastrodelirio già ce ne siamo occupati in passato.
E’ illuminante e “civettuolo” lasciatemelo dire, il titolo di Osteria (in questo caso la maiuscola è d’obbligo!) dell’Osteria La Francescana di Modena – probabilmente, e forse anche in assoluto, ancora il miglior locale in Italia e al mondo.
Tornando con i piedi ben piantati al loro posto, cioè per terra, in Italia trovare un’Osteria degna del nome, dove si mangi ragionevolmente bene senza tanti voli pindarici in cucina e in cantina, è diventata una impresa per Diogene di Sinope, quello famoso del lanternino…
Però, grazie al famoso fattore “C” – e anche a una coppia di amici che me la hanno fatta conoscere, sono lieto di informare il popolo gastrodelirante della “scoperta” di questa osteria, una osteria vera, per la quale chiedo da subito, e a gran voce, una qualche forma di tutela da parte delle autorità preposte (ma quali??), altrimenti dell’ONU, dell’Unesco, o della sopraintendenza dei beni gastronomici…
Abruzzo – Chieti – dintorni di Vasto – Scerni – C.da San Giacomo di Scerni…
Osteria la Frasca Scerni
Problematica da scovare per chi come il sottoscritto rifiuta l’uso del navigatore satellitare (pur avendone ben due), La frasca, è una Osteria con tanto di oste vero dal physique du rôle da oste appunto, proprio come quelli di una volta.
L’oste… figura sovrana per la clientela.
L’oste domina, doma, blandisce, rassicura…
All’Osteria la frasca, specialmente in estate, c’è un bel via vai di gente d’ogni posizione sociale e censo, tutti uniti però dal desiderio di mangiare bene. L’oste della frasca, sornione, ben dirige questa orchestra.
Scerni piccolo borgo agricolo (anche un po’ industriale a onor del vero…) è ormai famoso per un prodotto, un salume, la ormai affermata Ventricina vastese, da non confondere con quella teramana, quest’ultima spalmabile.
Sulla ventricina vastese voglio spendere qualche parola.
Spesso, prodotti “di nicchia” come la ventricina, con il tempo diventano vittima del loro successo commerciale. Da una parte è un bene, perché si crea reddito e occupazione, dall’altra… talvolta capita che il prodotto ne risente in termini di qualità.
Spesso, troppo spesso, gironzolando per salumerie e supermercati, vedo ignari consumatori che insieme ad altri salumi, ordinano il canonico etto di… Ventricina.
La cosa scandalosa che quasi nessuno nota, oppure ha ben compreso, è che la ventricina è un salume che si taglia (e mangia…) a tocchi, o al massimo a fette ben spesse pronte per essere “scomposte” nel piatto.
Invece… si vedono Ventricine tagliate sottili sottili come una carta velina che sembrano piangere… che subito si ossidano con sapori & odori spiacevoli, regalando a naso e palato pessime impressioni – ma i torturatori di ventricine non sono mai paghi… magari infliggono al malcapitato (e… mal tagliato) salume anche la “gogna” di essere conservato in frigo per giorni e giorni in carta non adatta… Anatema!!
No, signori: la ventricina va’ tagliata a tocchi, per meglio dire scomposta (dialettalmente “spetacciata”) in pezzi, e gustata così – fine. Solo così questo salume trova giusta dignità!
Con rammarico, devo dire che anche in Abruzzo e Molise (le due regioni dove tradizionalmente si produco le ventricine) i locali mangerecci di ogni ordine e grado che trattano con criterio e maestria la ventricina, sono davvero pochi.
L’ Osteria la frasca di Scerni è… tra questi pochi, pochissimi.
Immaginate voi un tagliere… di quelli in legno larghi quasi un metro, bene.
Immaginatelo straripante di una stupenda ventricina, “scomposta” come tradizione comanda, e avrete una concreta idea di come inizia l’antipasto di questa Osteria.
Aggiungeteci anche che una discreta parte del formaggi arrivano da un produttore del parco d’Abruzzo, vale a direil bravo Gregorio Rotolo vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/drogheria-buonconsiglio-vasto-formaggi-di-gregorio-rotolo-vini-terraviva/2013/11/ e il quadro di apertura della cena è bello che fatto.
Ma non di sola ventricina e formaggio si vive… senza fare sterili elenchi di piatti, e senza le odiose foto in primo piano degli stessi (foto bandite assolutamente da gastrodelirio) c’è da dire che alla Osteria la frasca di Scerni quando è il tempo, il tartufo è veramente tartufo e non ha gli “aiutini” del bismetiltiometano come è pratica diffusa, e la carne di agnello, e gli ormai inflazionati arrosticini, complice la scelta di carni di gran qualità, sono davvero con una marcia in più – provare per credere.
Dimenticavo… gli “ndurciulloni” conosciuti anche come “rintrocero”, alias una sorta di mega-spaghettone accompagnato da un gustoso sugo tradizionale, hanno avuto il più importante degli imprimatur: quello di Anna, la moglie del mio amico “A”, che pur senza vantarsene, è una grande depositaria di tanti segreti della VERA cucina casereccia.
P.S. – alla Osteria la frasca sorprendentemente c’è qualcosa per bere più che bene.
Bisogna solo aver pazienza nello scandagliare tra le tante bottiglie esposte un po’ ovunque nella sala.
Per i pigri, come lo scrivente, però c’è una sorpresa. Lo sfuso della casa, pur nella sua semplicità è buono. Stop.
Chi mi conosce, sa bene che con gli “sfusi” ho un pessimo rapporto.
Non mi capita quasi mai di berli – questo si, e con soddisfazione.
Osteria la frasca
Contrada San Giacomo, 165
66020 – SCERNI (CH)
Tel – 0873 919028 Cell. 328 466 7969
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Certo ke alla frasca si mangia bene!
Carne e ventricina sono davvero al top… ma anche il resto nn scherza.
Mi sento davvero di consigliarlo a kiunque vuole mangiare “tradizionale” nei dintorni di vasto!
Già… davvero, un bel posto dove mangiare in scioltezza cose semplici e buone, peccato che soffra la concorrenza di altri locali vicini che non hanno però il medesimo livello di qualità…
Un gran bel posto per chi ama i sapori “veri” ma senza imbrogli e compromessi. Io ci vado davvero volentieri, peccato però che non lavori (come clientela) per quanto merita. Lunga vita all’oste!