Di Fabio Riccio
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Lo chef (magari con pretese stellari) a lavoro finito esce fuori dal suo regno dei fornelli e inizia il canonico giro per i tavoli per il classico “tutto bene”? – a parte che se qualcuno osa esprimere il contrario, lo chef può rabbuiarsi e diventare manesco, però tra un complimento e l’altro un occhio alle sue mani non guasta. Pur con tutta la comprensione per il duro lavoro di cucina, le unghie nere di certi chef non depongono affatto bene. Consiglio: indagate con la dovuta discrezione sul grado di igiene personale dello chef.
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Un cameriere più o meno bravo, serve quanto da voi ordinato. In certi casi le divise del personale di sala mostrano evidentemente i segni del tempo che passa… a parte questo, anche qui occhio alle mani, e notate il nero delle unghie. In questo caso non ci sono minimamente scusanti. Terminate il vostro pasto, e pagate il conto. Consiglio: cambiate di corsa ristorante.
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Lo chef non ha un pasticcere in cucina alle sue dipendenze, e così ordina i suoi dolci da un fornitore esterno. Nulla di male in questo finché ci si limita ad andare alla pasticceria dietro l’angolo, che magari fa dolci buonissimi. Se però vi scodellano il malefico tortino al cioccolato in varie versioni la faccenda cambia… uhm… Consiglio: chiedete se hanno un po’ di biscottini secchi, almeno così si limita il danno.
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Abuso di aggettivi altisonanti nel menù… “cotto alla perfezione”. “Fragranze dell’arte ittica”. “Un sogno di dolcezza che vi cullerà nel piatto”. “Creato dallo chef con amore per voi” e così via. State lontani da qualsiasi luogo che osa mettere sul menù frasi come queste, quasi sempre sono un puerile tentativo di depistaggio per sbolognarvi qualche insipida zuppa, magari appena scongelata dal suo sacchetto & pronta in dieci minuti. Un buon menu racconta i piatti e magari la filosofia del cuoco. Consiglio: chi si loda… si imbroda!
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All’ingresso del ristorante abbondano ritagli di giornali e recensioni incorniciate. Niente di male in questo, anzi. Se però il giornale o la rivista “ritagliata” non ha in redazione qualcuno che ci capisce veramente di cibo allora è un problema. Più spesso di quanto si creda, ristoratori mediocri barattano articoletti elogiativi quasi sempre scritti in un italiano scricchiolante su infimi giornaletti di provincia, in cambio di qualche pasto elargito allo scribacchino di turno con velleità gastronomiche. Consiglio: occhi bene aperti e una buona conoscenza della diffusione della stampa periodica e non, è d’obbligo.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Si, in effetti i camerieri con problemi di pulizia sono parecchi in giro per l’Italia… e anche qualche Chef come sritto qui, ha il medesimo problema.
Noi clienti dobbiamo essere meno accondiscendenti, e segnalare ‘ste robaccie ai NAS o altri preposti.