Di Fabio Riccio,
Serata in Pizzeria.
In questa pizzeria c’è il bonus della possibilità di scegliere (pagando qualche euro in più) qualcosa di più buono e saporito qualitativamente parlando, come condimento.
Però… ieri sera, a sorpresa è apparso (anche) in questa pizzeria quell’inutile ingrediente che impazzava e ancora impazza un po’ ovunque, vale a dire il carbone vegetale.
Ora i lettori gastrodeliranti penseranno che anche questo bravo pizzaiolo abbia ceduto alle sirene di impapocchiare le sue pizze con il carbone vegetale.
No.
Niente carbone vegetale nell’impasto, però in pizzeria è comparsa nientedimeno che la temibile mozzarella al carbone vegetale, alias ‘na roba molto poco invitante di color nero-grigiastro, quasi come quello del carbone dolce che, le Befane anni ’60 del secolo scorso, recapitavano in quantità industriali al sottoscritto.
Ma dico io: non sono bastati tutti gli inutili pani e panini neri imbottiti di ancor più superflua carbonella aggiunta che fanno impazzire le casalinghe di Voghera: Non bastano le pizze nere che non riesci a capire se il pizzaiolo l’ha bruciata oppure no. Non bastano i cornetti neri del bar sotto casa che più che altro per dimensioni e colori mi ricordano degli escrementi di bovini un po’ costipati…
No: la carbonella, alias carbone vegetale, alias E 153, alla fine sono riusciti anche a ficcarla nelle mozzarella.
La mozzarella al carbone vegetale.
Guardate qua… è arrivata perfino in Indonesia!
Come ho già scritto qualche tempo fa su questo sito, vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/pane-al-carbone-vegetale/2015/09/ l’aggiunta del carbone vegetale, dal punto di vista gustativo e olfattivo (quello che interessa a Gastrodelirio) in qualsiasi cosa commestibile, è solo & semplicemente pleonastica. Stop.
‘Sta benedetta carbonella, chiamata anche E 153, non odora di nulla e non sa proprio di nulla, quindi, mettendo da parte i presunti effetti di maggior digeribilità (?) che in mia opinione sono solo autosuggestione gregaria, l’aggiunta di carbone vegetale a qualsiasi cosa commestibile, è semplicemente da considerare una moda che si vuol spacciare per salutista. Fine.
Se sia passeggera o meno, questa è un’altra faccenda.
Ma in pizzeria, il meglio del meglio è stato ascoltare la gentile cameriera che non conoscendo che razza di orco mangiapizzaioli aveva di fronte, mettere le mani avanti dicendo che questa mozzarella pur se nera (sic!) era come tutte le altre, che sapeva solo di mozzarella e che il colore non modificava il sapore.
Allora, di grazia, visto che questa orrenda mozzarella nera non è differente in nulla (colore a parte) da una normale mozzarella, che diavolo l’avete messa a fare sulla pizza?
Per far scena, o per dirla più gentilmente per “cromaticità”?
Risposta: si, semplicemente si.
Siamo o non siamo in una società che ha fatto delle immagini, ma fini solo a se stesse, una specie di feticcio?
La mozzarella nera ne è una prova lampante!
Improvvisandomi qui futurologo (alla carbonella, però…), ho il sospetto che dal carbone vegetale, magari dopo qualche periodo di “latenza” dovremo aspettarci ancora qualche altra performance di rilievo sulle nostre tavole.
Quindi…
Mortadella nera di suini neri. (i suini neri – anche loro sono quasi un tormentone…)
Limonata nera. (antiflautolenza)
Minestrone nero, con cavolo nero.
Patatine fritte nere (quelle blu purtroppo già ci sono)
Piadina nera. (magari l’hanno già fatta – a Predappio forse…)
Pasta alla carbonara nera – buona per l’assonanza cromatico-lessicale.
Pappa col pomodoro nera.
Maionese al carbone vegetale. Impazzisce anche con E 153?
Mah…
Ricordiamo una cosa: il carbone vegetale, che pur se inodore e insapore, una volta raggiunto l’intestino è solo un onesto coadiuvante per limitare flautolenza e meteorismo, su questo non ci piove, ma è anche universalmente noto che se si eccede con le dosi, si ottiene un non piacevole effetto astringente.
Quindi… dopo una pizza al carbone vegetale, con sopra mozzarella nera al carbone vegetale, e magari per finire un bel croissant al carbone vegetale, non è che alla fine con parecchi grammi di carbone vegetale assunto in breve tempo, poi serve la dolce Euchessina?
Un confetto Falqui?
Qualche goccia di Guttalax?
Cui Prodest?
In ogni caso, il sottoscritto dichiara pubblicamente di non far parte ne’ dei carboniani, ne’ dei carbonisti.
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Salve , sono d’accordo con il medico .
Se assunto in pastiglie , come va di moda per assorbire i gas intestinali , la dose e molto maggiore di quella ritrovata nel pane , o in un gelato .
Pertanto nei prodotti alimentari questo rischio non esiste ….a meno che non mangiate 8 kg di pane nero o 4 kg di gelato al carbone al giorno …(-;
A quando un bel sequestro di mozzarelle nere?
Spero presto!
A parte che sono brutte come un calcio nei… (avete capito) e come scritto bene qua sopra, costano di più di una mozzarella normale, e non danno nulla di più…
Ma vogliamo una volta per tutte rimandare tutto sto carbone al suo uso principale?
Cioè , essere spalato in qualche girone infernale per fare andare le caldaie Satana & satanasso?
In effetti fa un po’ senso…
L’ho anche assaggiata a cooking for art, e davvero non è nulla di particolare.
Solo scena
Ok, va bene, il carbone vegetale ora va di moda.
Che palle.
Va bene anche che messo (e ingerito) insieme altre sostanze il carbone vegetale diventa ancor più inutile e superfluo, come se non bastasse che non sa e non odora di nulla…
Ma volete mettere voi il gusto sadico di gustarsi un bel gelato al carbone nero, pagarlo anche caro, e poi per spiegare il tetro colore ai bambini bisogna inventarsi fandonie di diavoli, inferno, miniere e simili, rispetto al gusto di slinguare un bel gelato al Puffo celestino?
Il gelato al puffo, appunto, è un gelato in discesa di popolarità.
Ricordate quellla specie di leggenda infantil-metropolitana nata per spiegare ai bambini il colore non troppo invitante… vale a dire l’ipotetico succo concentrato di Puffo, materia che si ottiene spremendo i simpatici esserini blu (non il gran puffo – i peli della barba nell gelato sarebbero deleteri)
Saluti de-carbonizzati.
P.S. – a quando un bell’articolino sul gelato al Puffo?
Ormai è sempre più raro.
Fenomenologia del Puffo gourmet spremuto quanto basta?
Fino non molto tempo addietro, ora non lo so, una gelateria della periferia ovest di Milano ha proposto il gelato al carbone vegetale, con la dicitura che era un coadiuvante per la digestione.
Onestamente non l’ho provato, mi faceva senso, ma in giro ho visto gente con i coni pieni di roba nera.
Prima o poi mi aspetto anche una bella pastiera nera… che dite?
A Napoli siamo specialisti nel comprarci le novità peggiori.
Rucola su qualsiaisi cosa, poi pomodirini pachino (quasi sempre non pachino) e ora carbone vegetale. Quale sarà la prossima moda?
Rispondo al gentile collega concordando.
Desidero solo aggiungere che il carbone “chelato” già con farina non ha più gli stessi effetti del carbone vegetale assunto “autonomamente”, gli effetti del quale durano all’incirca 12/ 16 ore.
Non trascurrerei poi i possibili effetti di interferenza del medesimo con antibiotici, anticoncezionali etc etc… riducendo l’assorbimento degli stessi.
Ma come dicevo prima, trattandosi di una chelazione in pizza o mozzarella, penso che escludendo l’effetto estetico alquanto disdicevole, che le proprietà assorbenti siano già abbondantemente intaccate con la miscelazione amido, carbone.
Questo nel caso della pizza o dei cornetti.
Nel caso della mozzarella invece, le proprietà assorbenti sono neutralizzate da caseina, lattosio acidi grassi…
La madre degli imbecilli è sempre incinta!
Permettetemi un paio di digressioni però.
Purtroppo con la globalizzazione, come se non bastasse il carbone vegetale, capita pure di assistere a sconcezze non “patriottiche”.
La festa di Halloween!
Nulla a a che fare con la nostra identità nazionale e regionale!
E… anche la campagna tutta “Americana” di questi giorni sulle carni rosse, mi puzza di “sensazionalismo”.
Di questo rinvio ad un ulteriore intervento…
Non sono un medico, ma un semplice appassionato napoletano di vino e buon mangiare.
Cosí, pur non avendo una gran preparazione tecnica a riguardo, mi permetto di dare la mia modesta opinione sul carbone vegetale che ormai si mette ovunque: è una stupida moda, per non dire che è una… Immaginate voi la parolina escatologica che merita!
P.S. – prima o poi mi aspetto anche il babá e il “gattó” (gateau) di patate neri…
Scusate l’intrusione.
Sono un medico, un normale medico “di famiglia”.
Giusto per amore di verità vorrei aggiungere visibilità a un serio problema del carbone vegetale, che se ingerito (con qualsiasi mezzo – pasticche, pane, pizza o mozzarelle…).
Il carbone vegetale è un magnifico assorbente di qualsiasi cosa, inclusi alcuni veleni (positivo effetto) e medicinali assunti per via orale (effetto negativo).
Quindi, mangiandosi il famoso panino al carbone insieme che so, ad un antibiotico, causa una qualche banalissima infezione alle vie respiratorie, si rischia di annullarne il corretto assorbimento.
Buffo a dirsi, ma se si assumono anticoncezionali per via orale, questi vengono praticamente obliterati dalla presenza di carbone vegetale… Nella casistica generale, sono stati osservati anche dei casi di concepimento causa contemporanea assunzione di E 153 e di ormoni della pillola anticoncezionale.
Saluti,